Nella Terra dei fuochi d’ artificio, dove è Capodanno ogni giorno
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fonte:
- Corriere.it
NAPOLI – Abbiamo acceso la telecamera in modalità continua, restando nello stesso punto, per quindici giorni. Ma avremmo potuto continuare per settimane, mesi. I fuochi d’ artificio nella provincia di Napoli, ormai nota come Terra dei fuochi, non si fermano mai. Ora non più Terra dei fuochi, terra dei veleni intombati o bruciati dalla camorra, ma anche terra dei fuochi… d’ artificio. Un gioco di parole che a qualcuno farà sorridere, un po’ meno a pneumologi e persone affette da malattie polmonari (nella provincia di Napoli c’ è il picco di tumori al polmone secondo l’ Istituto Superiore di Sanità). Belli da vedere, i petardi nascondono una pericolosità altissima. Si chiama «particolato carbonioso», un mix di composti chimici che si sprigiona dopo ogni esplosione. «Non è solo un potente agente inquinante ma costituisce una specie di collante di diversi composti che possiamo definire cancerogeni», spiega il professore Edoardo Sgrella, della clinica pneumologica dell’ ospedale Monaldi di Napoli. Il rischio, che va dall’ asma bronchiale ai tumori al polmone, si eleva quanto più è frequente e costante la presenza del particolato nell’ aria. Un quadro allarmante suffragato da quanto scoperto a Girona, in Spagna. Qui alcuni studiosi hanno notato che i metalli che si liberano dopo due ore di fuochi d’ artificio possono resistere in atmosfera finanche i successivi quattro giorni. Due ore di fuochi, s’ è detto. Bombardamento continuo Nel raggio di territorio che ci è stato possibile monitorare abbiamo contato esplosioni tutti i giorni, dal 30 giugno al 15 luglio (e nei giorni a seguire finché non è giunta la pioggia). Una media di 18-20 bombardamenti pirotecnici al giorno (si moltiplicano nel fine settimana) con una durata che varia dai due ai 15 minuti ciascuno. Ma può succedere anche, come il 12 luglio scorso, di tenere il naso all’ insù per ben 47 minuti (almeno quelli che siamo riusciti a riprendere). Il tutto in un territorio angusto, arido di zone verdi, povero di spazi aperti dove i comuni si susseguono uno dopo l’ altro senza soluzione di continuità. Da alcune riprese fatte con una telecamera a raggi infrarossi (in cui si nota meglio l’ alone biancastro denso di agenti chimici) sembra una guerra. In particolari orari non si fa a tempo a riprendere le esplosioni in una latitudine che ne iniziano contemporaneamente altre tre in posti diversi. Ciò che abbiamo racchiuso nel video è solo una minima parte, per ragioni di tempo. Risultato: una media di 30 minuti al giorno di borio, rame, alluminio, titanio, stronzio, usati come coloranti ma anche come propellenti. Il boom dei fuochi d’ artificio è relativamente recente. Le feste patronali Prima era appannaggio solo dei Comuni che li organizzavano per feste patronali o grandi eventi. Una volta l’ anno. Oggi è un business dalle cifre importante. Un minuto di giochi pirotecnici costa dai 200 ai 300 euro. Non sono più giochi ma diventano vere e proprie battaglie del fuoco quelle che si scatenano in occasione dei matrimoni. Ci rivolgiamo a fuochisti autorizzati (cioè muniti di regolare licenza) ma talvolta quello che si fa esplodere è del tutto sconosciuto, «artigianale» come ci dice uno di loro. Sono delle casse rettangolari grandi quanto un carrello della spesa. Occorrono due persone per alzarli. Niente «cose cinesi» rassicurano, «quelle le usiamo per il quotidiano». I manufatti assicurano «botti» per circa 30 minuti continui. Ma non ci sono solo i matrimoni. Assistiamo a fuochi pirotecnici per «festeggiare» prime comunioni, battesimi, promesse di matrimonio, fidanzamenti, cresime, compleanni, onomastici. In alcune zone è abitudine accendere una batteria di petardi in occasione delle vittorie del Napoli. Tutto per strada. Il codice mafioso Le cronache locali parlano dell’ uso dei fuochi come linguaggio in codice per la criminalità organizzata, un primitivo codice morse, per avvertire dell’ arrivo di qualcuno o qualcosa. Almeno così sarebbe stato per un periodo di tempo. Uno dei fuochisti che avviciniamo ci racconta che lo contattano sia dai rioni popolari, anche per festeggiare l’ uscita di galera di qualche condomino sia vescovi e sacerdoti in occasione delle grandi celebrazioni. Le regole dicono che i petardi possono essere accesi solo da professionisti con regolare permesso, parlano di autorizzazioni che dovrebbero rilasciare sindaco e Questura e in alcuni casi persino dell’ Ente nazionale per l’ assistenza al volo. «Abbiamo motivi di ritenere che nella maggior parte dei casi non ci sia alcuna autorizzazione. Invitiamo i cittadini a rivolgersi alle nostre sedi locali per denunciare queste indecenze – commenta il segretario nazionale del Codacons, Francesco Tanasi -. Più volte abbiamo sollecitato i sindaci a vietare questi spettacoli. Loro hanno il potere di farlo con un’ ordinanza. Anche perché non si tratta solo di una primitiva e pericolosa usanza ma di eventi con seri impatti ambientali». Poi c’ è una rete di intermediari che va dall’ elettricista al fruttivendolo, dal contrabbandiere di sigarette al benzinaio, dal vicino di casa al professore che si preoccupa di coniugare domanda e offerta. Nel nostro caso ci accompagna un elettrauto che a tempo perso aiuta a sparare i fuochi. Gli raccontiamo di voler organizzare una grande festa per il matrimonio di un parente. Ci porta a vedere il deposito di un amico. Chi siede dietro al bancone ha una sigaretta accesa tra le mani e alle spalle ripiani con ogni categoria di «fuochi». Su un computer ci illustra quello che è possibile fare. Ma noi esageriamo, vogliamo il top. E il top non è sul computer e costa 1500 euro. «Quelle cose lì non le metto sul computer altrimenti corrono le guardie e ti chiedono dove li hai sparati e come li hai preparati». Lui la mattina fa il fruttivendolo ma è in questo settore piccolo, conosce tutti e tutto. Infatti ci avverte che non è possibile accenderli ovunque. A Napoli città è difficile spararli, non rilasciano autorizzazioni e poi ci sono controlli serrati. Meglio in provincia. Meglio nella Terra dei fuochi. «Quella è zona mia – dice uno di loro -. È più tranquillo, possiamo mettere anche cento mortai a terra, non viene nessuno e non rischiamo niente».
antonio crispino
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