Nell’ eterno limbo del degrado fra vincoli, contenziosi e proteste
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fonte:
- Il Tempo
teste portarono Vasco Rossi a promettere: «Non suonerò mai più al Flaminio». Promessa mantenuta. Nel 2007, invece, avrebbe dovuto esibirsi la più «soft» Barbra Streisand, ma lì furono le proteste per il prezzo deibiglietti e gli esposti del Codacons a far scappare l’ artista americana ancor prima di montare il palco. «Non solo il rumore, ma anche il problema del traffico che impazzisce. Non ci sono i parcheggi», tuonano dal comitato Cittadinanza Attiva Flaminio, ricordando che ìormai qui ci sono troppe abitazioni per ospitare grandi eventi”. I VINCOLI E IL DEGRADO Ma è anche la burocrazia ad aver fermato la riqualificazione dello Stadio Flaminio. Il problema delle competenze, infatti, è stato risolto solo quest’ anno, dopo che il Comune di Roma è tornato in possesso, dopo due anni di carte bollate, dell’ impianto precedentemente in gestione contesa fra il Coni e la Figc. Come se non bastasse, qualsiasi intervento strutturale sull’ impianto è vincolato al parere dello Studio Nervi, di proprietà degli eredi degli architetti che hanno progettato lo stadio. Questo perché il Flaminio, proprio perché legato ai Nervi, è considerato monumento nazionale ed è sottoposto a vincoli della Sovrintendenza ai Beni Culturali. Il problema è che in questi tre anni di completa inattività, l’ impianto è stato sommerso dal degrado: vegetazione selvatica sulle gradinate, infiltrazioni, muri crollati, ruggine ovunque e piccole discariche disseminate fuori e dentro il terreno di gioco. DA PIOLA AL RUGBY In realtà, l’ impianto di viale Tiziano non è uno stadio qualunque. Anzi. Inaugurato come Stadio Nazionale nel 1911 (progetto di Marcello Piacentini) e ribattezzato nel 1927 Stadio del Partito Nazionale fascista, qui gli Azzurri di Giuseppe Meazza e dell’ idolo laziale Silvio Piola conquistarono nel.
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