5 Gennaio 2012

Negozi liberi e il Pd si spacca «Se lo fa Bersani è di sinistra»

Negozi liberi e il Pd si spacca «Se lo fa Bersani è di sinistra»

Negozi sempre aperti, Pd diviso. La crociata intrapresa dal presidente della Regione Enrico Rossi, con il ricorso alla Consulta contro la liberalizzazione del commercio varata dal governo Monti, vede i Democratici ancora una volta spaccati. Da una parte l’ anima liberal ma non solo, dall’ altra, a favore del Rossi pensiero, prevalentemente il blocco ex diesse. È Nicola Danti, consigliere regionale Pd e presidente della commissione cultura, a riaprire la querelle: «Premesso che il dibattito sulle liberalizzazioni degli orari dei negozi non mi pare vitale per le sorti dell’ Italia – scrive su Facebook – tuttavia non posso far a meno di notare che quando liberalizzava gli orari, per la prima volta in Italia, il ministro Bersani, si faceva una cosa di sinistra, se fa la stessa cosa qualcun altro oggi è una cosa di destra». Danti attacca frontalmente anche Unicoop, che proprio ieri aveva contestato le «liberalizzazioni selvagge»: «Forse ricordo male – ironizza il consigliere – ma quando nel 1997 ero vicesindaco (in quota Ppi) a Pontassieve, aprì la Coop nuova e gli allora Ds dettavano la linea politica, era proprio la Coop a chiedere di restare aperta tutte le domeniche». Di tutt’ altro avviso la collega Caterina Bini, presidente della commissione regionale sul commercio: «Non considero la mossa di Rossi come un freno alle liberalizzazioni – riflette – le aperture sfrenate non sono certamente utili per uscire dalla crisi, perché favorisce solo chi si può permettere di spendere e non tutela il piccolo commercio». Mentre il capogruppo Pd in Vecchio Francesco Bonifazi, senza però citare direttamente Rossi, la pensa all’ opposto: «Il dibattito sulle aperture non deve essere un tema ideologico – riflette – perché in una fase economica e politica complessa come questa non fa certo bene un conflitto tra Stato e Regione, soprattutto per i Comuni, che rischiano di rimanere schiacciati in un morsa». Una brutta gatta da pelare per Stefano Bruzzesi, responsabile enti locali del Pd toscano: «I presupposti sui quali il presidente Rossi fonda il ricorso alla Corte costituzionale sono ampiamente condivisibili. Ma ora, davanti ad un contenzioso così delicato, è legittima anche la preoccupazione da parte dell’ Anci. Perché se un Comune firmasse un’ ordinanza sarebbe soggetto a ricorsi: serve prudenza in questa fase». Uno spettro, quello di possibili richieste danni da migliaia di euro da parte dei commercianti, che preoccupa anche il sindaco di Sesto Fiorentino: «Il ricorso della Regione è giusto – spiega Gianni Gianassi – ma penso anche che, in questa fase così incerta, dobbiamo continuare a rispettare la legge dello Stato fino a quando non sarà dimostrato che Rossi ha ragione. Perché se io fossi un commerciante, davanti ad un’ ordinanza di chiusura del Comune, mi sentirei autorizzato a richiedere i danni». Un caos, istituzionale e politico, su cui il Pdl si può fregare le mani: «Sulle liberalizzazioni degli orari dei negozi il Pd si decida invece di inscenare uno psicodramma – attacca Gabriele Toccafondi, coordinatore del partito cittadino – a livello nazionale è favorevole mentre a livello regionale fa ricorso contro il testo della manovra che è stata approvata anche dal Pd». E «forse – aggiunge il deputato del centrodestra – è anche utile ricordare che il primo prolungamento dell’ apertura dei negozi fu deciso da Bersani quando era ministro e che Renzi si è sempre detto favorevole alla possibilità di aperture anche in giorni festivi». Le aperture no stop dividono anche le associazioni dei consumatori. Il Codacons annuncia che se il presidente Rossi deciderà di ricorrere alla Consulta «verrà denunciato all’ Antitrust, e nei suoi confronti sarà chiesta una sanzione salatissima in relazione ai danni alla concorrenza prodotti». Mentre per la Federconsumatori Toscana, con la legge «Salva Italia» «c’ è il rischio grave di favorire l’ espansione dei soli grandi centri commerciali a danno ulteriore dei singoli negozi, in particolare di quelli periferici». Contro lo «shopping no stop» si schiera anche Confartigianato Imprese Firenze, che si mette a fianco della Regione per evitare che «l’ economia sia messa ko». Per oggi è infine attesa la presa di posizione dei sindacati, che si dicono «pronti alla mobilitazione» contro la «liberalizzazione selvaggia» imposta dal governo. «La deregulation del commercio – attaccano Cgil, Cisl e Uil – non aiuta certo la ripresa dei consumi, anzi aumenteranno precarietà e conflitti sociali». Claudio Bozza RIPRODUZIONE RISERVATA.

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