2 Dicembre 2002

Natale all`insegna dell`austerità

Calano i consumi: sarà speso solo il 42,3% delle tredicesime. Il tradizionale albero più costoso del 30%, pandori in vendita a +10,5%

Natale all`insegna dell`austerità

Alle famiglie quest`anno costerà 800 euro in più, tra addobbi e regali

Crisi, inflazione, la Borsa che ha mandato in fumo i risparmi di molte famiglie, speculazioni dopo l`introduzione dell`euro: per il Natale del 2002 sembra esserci poca voglia di spendere. Il monte-tredicesime in arrivo nelle tasche degli italiani è stimato in circa 39 miliardi di euro (oltre 75 mila miliardi di vecchie lire), ma è già praticamente tutto «prenotato». Ai consumi veri e propri dovrebbe andare, secondo il Centro Studi della Confcommercio, meno della metà: il 42,3%. Il resto finirà in mutui, scadenze, Ici, rinnovi di abbonamenti annuali che cadono fra dicembre e gennaio.
Un Natale «austero», insomma, per colpa della crisi e dell`euro ma, secondo i consumatori, anche dei commercianti, che hanno approfittato del cambio di moneta provocando effetti inflattivi. Secondo le stime dell`Intesa dei consumatori, quest`anno per le spese natalizie ogni famiglia spenderà 165 euro in più a parità di acquisti rispetto all`anno scorso: gli aumenti sarebbero vicini al 20%. Ma a frenare la voglia di spesa c`è anche il peso dell`inflazione; se il presidente dell`Istat Luigi Biggeri lo quantifica in 750 euro per famiglia su base annua, i consumatori ribattono che la cifra vera è esattamente doppia.
Sulle responsabilità e sull`entità degli aumenti le polemiche si sono susseguite e sono destinate a continuare ancora. Per l`Istat l`introduzione dell`euro ha avuto un impatto minimo mentre i consumatori sostengono che l`inflazione corra molto di più del 2,8% indicato dall`Istat. E lo stesso Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, ha sottolineato che l`euro ha prodotto uno scalino inflattivo superiore alle previsioni.
In ogni caso, i cartellini dei prezzi parlano chiaro: un libro rilegato passa dalle 30 mila lire (15,49 euro) dell`anno scorso a 19 euro, in media e una cravatta non firmata dalle 25.000 lire (12,91 euro) è arrivata a 20 euro tondi. «Salto dei prezzi» o spinta inflattiva che sia, il risultato è lo stesso: un po` di apprensione e di prudenza in più negli acquisti. Compresi quelli natalizi.
L`Intesa dei consumatori, formata da Codacons, Adusbef, Federconsumatori e Adoc, rileva che i rincari di alberi, addobbi, regali, pandori e panettoni porteranno a spendere ben 165 euro in più rispetto al Natale del 2001.
Il prezzo dei panettoni e dei pandori aumenta del 10,5%: un panettone di marca passa da 14.000 lire a 8 euro (15.490 lire), mentre il pandoro dalle 10.500 lire del 2001 arriva a costare 6 euro (11.617 lire). Anche il prezzo del torrone al cioccolato è stato ritoccato in modo significativo passando da 3.000 a 1,80 euro (3.485 lire) con un aumento del 16%.
Solo per fare un albero di Natale, tra palle (da 1,50 a 3,50 euro anzichè 2.000 lire), nastri e stelline, la spesa media sarà del 30% in più del Natale 2001 con un costo pari a 200 euro, anzichè 300.000 lire. Le previsioni dell`Intesa fissano a 800 euro la spesa di ogni famiglia per il Natale 2002 comprensiva di regali, addobbi per la casa e generi alimentari, invece di 1.250.000 lire, con un costo complessivo di 18 miliardi di euro su un monte tredicesime di 30 miliardi.
Anche per questo la genet compra poco e «stiamo scivolando lungo una china pericolosa -sottolinea il presidente della Confesercenti, Marco Venturi-, rischiamo di toccare il livello più basso con le prossime festività natalizie quando invece, tradizionalmente, i consumi dovrebbero avere un`impennata».
Confesercenti ha sollecitato più volte il governo -ricorda Venturi- ad «anticipare la riforma fiscale, concedendo un bonus di 50 euro mensile per ottobre, novembre e dicembre, ma non abbiamo avuto alcuna risposta. Recentemente siamo poi tornati a chiedere la concessione, con decreto legge, di un bonus da 150 euro da far trovare a lavoratori e pensionati nella busta paga di novembre, ma non abbiamo avuto alcuna risposta. È ora che l`Esecutivo decida di parlare, rispondendo non soltanto alle nostre richieste e proposte, ma anche e soprattutto ai segnali di sfiducia che provengono dalle famiglie e dalle imprese italiane. Occorre restituire alle prime la voglia di tornare a spendere, ed alle seconde la possibilità di ricominciare ad investire per la modernizzazione ed il recupero di competitività».

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