12 Marzo 2011

Mutui e prestiti costano sempre di più

Mutui e prestiti costano sempre di più
 

ROMA. Il ciclo economico debole non spaventa le famiglie italiane, che continuano a tenere sul fronte finanziario. E’ la fotografia scattata dal quarto numero del «Report trimestrale – indicatori di indebitamento, vulnerabilità e patologia finanziaria delle famiglie italiane», realizzato da Abi, insieme con il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. Si tratta, spiegano da Palazzo Altieri, di un nuovo strumento di monitoraggio trimestrale per «tenere sotto stretta osservazione l’ indebitamento delle famiglie, in un contesto congiunturale non favorevole, alla luce dello choc». Le analisi hanno passato in rassegna un ampio set di indicatori in grado di segnalare lo stato delle condizioni finanziarie delle famiglie quali: indicatori di indebitamento, vulnerabilità, patologia finanziaria, domanda e offerta di credito. Nel numero di febbraio si evidenzia come aumentino ancora i mutui, favoriti sia dall’ effetto di calmieramento dei prezzi degli immobili, dovuto alla crisi, e sia dal basso livello dei tassi d’ interesse. A settembre scorso i prestiti per l’ acquisto di abitazioni sono cresciuti del 5,5 per cento (+6,6 per cento un anno prima). I dati più recenti relativi a novembre 2010 segnalano, invece, una crescita del 7,7 per cento. Nel complesso, si rileva un incremento del rapporto tra rata media sui mutui per l’ acquisto di abitazioni e reddito disponibile, che in ogni caso si mantiene su un livello ben inferiore rispetto ai massimi registrati due anni prima. A settembre 2010, secondo i dati disponibili più recenti, il complesso delle rate assorbivano il 5,1 per cento del reddito, mezzo punto in più rispetto a un anno prima ma 1,6 per cento in meno rispetto a settembre 2008. Le sofferenze, sebbene su livelli ancora molto bassi, registrano un leggero aumento, coerente con la situazione di crisi del momento: l’ incidenza delle sofferenze del «debitore famiglia» si attesta, complessivamente, all’ 1,6 per cento del totale erogato. Tra gli indicatori di vulnerabilità è stato preso in considerazione l’ indice di accessibilità all’ abitazione, costruito dall’ Ufficio Analisi Economiche dell’ Abi sulla base di prassi metodologiche internazionali e stime su dati dell’ Agenzia del Territorio, dell’ Istat e della Banca d’ Italia, che permette di misurare la possibilità di acquisto di una casa dalla famiglia media, dato l’ apporto del credito bancario e i livelli di reddito e dell’ andamento del mercato immobiliare. L’ indice di accessibilità da circa due anni è in tendenziale miglioramento, a testimonianza di una maggiore possibilità di acquistare una casa: l’ indice di affordability mostra che a novembre la rata che la famiglia media deve pagare per comprare la propria abitazione è pari a poco meno del 24 per cento del reddito disponibile. Quindi, il bene casa rimane accessibile per la famiglia media grazie, soprattutto, al basso livello dei tassi. In generale, il livello di indebitamento delle famiglie cresce, ma rimane contenuto, anche rispetto al confronto internazionale, e la dinamica dei tassi di interesse associata all’ andamento del mercato immobiliare compensa la dinamica dei redditi consentendo una maggiore accessibilità all’ acquisto di casa. Il sistema bancario «fa pagare alle famiglie i costi delle operazioni spregiudicate alle imprese e di allegri finanziamenti erogati senza alcuna meritorietà di credito, come dimostra l’ aumento delle sofferenze bancarie arrivate al 30%». E’ quanto sostengono Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, rispettivamente presidenti di Federconsumatori e di Adusbef, commentando i dati diffusi da Banca d’ Italia. «Mutui e prestiti sono, infatti, più cari per le famiglie a gennaio, mentre gli interessi riconosciuti sui conti correnti si abbassano, con le banche che introducono un pizzo di 3 euro, una vera e propria tassa sugli anziani, per poter prelevare i propri soldi alla sportello», commentano ancora i consumatori. «Se i prestiti oltre un milione di euro per le società non finanziare, riescono a ridursi dal 2,56% al 2,36%, mentre i tassi sul credito al consumo sono aumentati di quasi mezzo punto dall’ 8,33 % all’ 8,78% e i mutui aumentano. ancor prima del ventilato rialzo dei tassi di riferimento Bce del 7 aprile – spiegano – vuol dire che la manovra del sistema bancario, per far quadrare i conti, è addossata totalmente sulle spalle delle famiglie». La crisi sistemica che non è ancora finita, «riverbera i suoi effetti sul fronte della raccolta, come dimostra la variazione negativa dei depositi bancari (-1,7 per cento su base annua, rispetto al -1,2 per cento di dicembre) e al tasso di crescita della raccolta obbligazionaria che, nonostante i tentativi di dissuasione agli sportelli, messi in atto contro il rinnovo delle scadenze dei Titoli di Stato per appioppare in sostituzione bond bancari, rimane negativo di un -1,6 per cento». A gennaio, secondo quanto emerge nel supplemento Moneta e banche della Banca d’ Italia, il tasso di crescita sui dodici mesi dei prestiti al settore privato, corretto per le cartolarizzazioni cancellate dai bilanci bancari, è salito al 4,8% rispetto al 3,6% di dicembre. Il tasso di crescita sui dodici mesi dei prestiti alle società non finanziarie è salito al 4,2%, dal 2% del mese precedente, mentre è rimasto invariato al 5 per cento l’ analogo tasso di crescita per il credito alle famiglie. Il tasso di crescita sui dodici mesi delle sofferenze (non corretto per le cartolarizzazioni, ma tenendo conto delle discontinuità statistiche), rimane sostanzialmente stabile al 30%, dal 29,9% di dicembre. Per il Codacons i dati diffusi da Banca d’ Italia dimostrano che «anche il ceto medio italiano ha sempre meno soldi ed è costretto, per far fronte alle spese di tutti i giorni, o ad attingere alle riserve liquide del conto corrente o a indebitarsi. In pratica, la crisi non riguarda più soltanto gli individui poveri, ma anche chi, fino al 2008, occupava una posizione intermedia nella distribuzione della ricchezza, come piccoli commercianti ed artigiani». Inoltre, per le famiglie italiane i mutui e i prestiti sono diventati più cari, a differenza degli interessi riconosciuti sui conti correnti, che scendono dallo 0,36% allo 0,35%. «Insomma, si allarga ancora di più la forbice tra tassi attivi e passivi, che in Italia è già un record negativo rispetto agli altri Paesi Ue», commenta il Codacons.

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