MPS: SUI MONTI-BOND DECIDERA’ IL CONSIGLIO DI STATO IL PROSSIMO 22 MARZO
MPS: SUI MONTI-BOND DECIDERA’ IL CONSIGLIO DI STATO IL PROSSIMO 22 MARZO
I CITTADINI E RISPARMIATORI RIVOLGONO UN APPELLO A GRILLO, BERSANI E BERLUSCONI PERCHE’ BLOCCHINO IL PRESTITO DA 4 MILIARDI DI EURO A MPS
IL PRESTITO PUO’ ESSERE EROGATO SOLO A CONDIZIONE CHE IL CDA DELLA BANCA DELIBERI L’IMMEDIATA CORRESPONSIONE ALLO STATO DI AZIONI DELLA BANCA PER LO STESSO VALORE: SOLO COSI’ CI SAREBBE GARANZIA CHE I SOLDI NON VADANO A RIPIANARE GLI ILLECITI DEI DIRIGENTI SOTTO INCHIESTA
Sulla vicenda dei Monti-bond la parola passa ora al Consiglio di Stato, che si pronuncerà il prossimo 22 marzo in merito all’appello presentato dal Codacons contro la sentenza del Tar Lazio che ha respinto il ricorso dell’associazione, non ravvedendo un danno grave e irreparabile.
Alla base dell’appello presentato dal Codacons, l’illegittimità del decreto 21.12.2012 per falsità della dichiarazione contenuta degli impegni assunti dall’emittente, laddove Mps dichiara che nessun evento ignoto fino al 30 giugno 2012 e per il periodo successivo esiste e che l’emittente stesso ha prontamente comunicato al Mef e/o a Bankitalia.
In particolare – spiega l’associazione nell’appello – vi è un atto che sembra essere diventato lo snodo fondamentale per ricostruire che cosa accadde dopo l’acquisizione di Antonveneta da parte del Monte dei Paschi. È il bilancio 2009 che, come si è scoperto soltanto nel settembre scorso, era in realtà «truccato» grazie al contratto con Nomura, che consentiva di occultare le perdite causate dal derivato Alexandria. Il sospetto degli inquirenti è che già allora ci fosse qualcuno – oltre allo stesso Mussari, al direttore generale Antonio Vigni e al capo dell’Area Finanza Gianluca Baldassarri – a conoscenza di quanto era stato fatto per tentare di nascondere la falla nelle casse della banca senese. L’interesse per il ruolo avuto in questa partita dai componenti del consiglio d’amministrazione è legato proprio a quanto accade dopo l’accordo con la banca d’affari, che nelle comunicazioni al mercato e alla vigilanza era stato fatto passare come un aumento di capitale, mentre si trattava di un vero e proprio prestito.
Di qui la mancanza dei presupposti del DM 21 12 2012 e la necessità di annullarlo e sospenderlo, altrimenti il decreto di sottoscrizione dei bond avrebbe come presupposto un decreto nullo per falsità dei presupposti.
Intanto il Codacons, in rappresentanza dei cittadini e dei risparmiatori italiani danneggiati dal caso Mps, rivolge un appello ai leader dei tre principali partiti politici, Bersani, Berlusconi e Grillo, affinché blocchino il prestito da 4 miliardi di euro in favore della banca senese, e utilizzino questi soldi per fini migliori, come ad esempio rimborsare i cittadini dell’Imu versata lo scorso anno.
In alternativa – spiega l’associazione – chiediamo ai tre leader di vincolare l’erogazione del prestito all’obbligo da parte del Cda di Mps di deliberare l’immediata corresponsione allo Stato di azioni della banca per un valore pari al prestito: solo a questa condizione vi sarebbero adeguate garanzie che i soldi pubblici non andrebbero a ripianare gli illeciti commessi dai dirigenti dell’istituto attualmente sotto inchiesta.
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