13 Maggio 2020

Morti per Covid, i Nas in 13 Rsa

GIULIANO LOTTTRENTO. Prime visite dei carabinieri nelle Rsa in cui sono stati registrati decessi “in area Covid”, ovvero in cui le cause della morte sono state in parte certificate con tampone e in parte stimate in base alla sintomatologia accusata. Ieri sono state prese in esame 13 delle 26 strutture del territorio provinciale in cui si sono verificate morti, in quantità variabile, nel periodo tra il primo e il 23 aprile: Fondazione Comunità di Arco (49 decessi nel periodo indicato), Residenza Molino di Dro (16 decessi), Apsp Santa Maria di Cles (26 decessi), Apsp Valle dei Laghi di Cavedine (16), Apsp Santo Spirito di Pergine (58), Apsp Città di Riva (18), Apsp Levico Curae di Levico (4), Apsp San Gaetano di Predazzo (15), Apsp Bontempelli di Pellizzano (20), Apsp San Giovanni di Mezzolombardo (16), Rsa Villa Belfonte Villazzano – Trento (20), Apsp Giudicarie Esteriori di Bleggio Superiore (27) e Apsp Giacomo Cis di Pieve di Ledro (27).In queste tredici strutture, da ieri mattina alle 9 fino a tarda sera, si sono presentati i carabinieri del Nas di Trento e di Padova, con i carabinieri del nucleo di polizia giudiziaria in forza alla Procura di Trento e del Reparto operativo del Comando provinciale di Trento. Sono state mobilitate anche le varie stazioni e le compagnie dei carabinieri dei territori interessati. In tutto hanno partecipato alle operazioni una cinquantina di uomini dell’ Arma, che sono stati prima istruiti con un rapido corso sull’ utilizzo dei dispositivi di prevenzione (tute, mascherine, occhiali, visiere, doppi guanti) da indossare al momento di entrare nei reparti Covid. I carabinieri – con la massima collaborazione delle strutture per anziani – si sono presentati con un decreto di esibizione ed hanno acquisito per ciascuna Apsp i dati sulla mortalità negli anni precedenti (per poterla raffrontare a quella dello stesso periodo di quest’ anno), copia delle cartelle cliniche dei defunti nel periodo preso in esame prendendo anche nota del numero degli operatori contagiati dal Covid 19. Sono state anche condotte delle verifiche sulle modalità di somministrazione dei pasti agli ospiti delle strutture (in molti casi esternalizzate dopo l’ esplosione dell’ epidemia), controllando le procedure impiegate, come l’ utilizzo di stoviglie e posate monouso e le eventuali pratiche di sanificazione adottate. Si tratta di un primo giro di verifica che fa seguito all’ avvio dell’ indagine della Procura di Trento: il procuratore capo Sandro Ramondi ha aperto infatti nelle scorse settimane un fascicolo contro ignoti ipotizzando il reato di epidemia colposa. Nel contempo un’ indagine è stata avviata anche a Rovereto dal sostituto procuratore Fabrizio De Angelis, che per la propria zona di competenza (in sostanza tutto il Basso Trentino) ipotizza invece il reato di omicidio colposo. Approcci differenti, ma la sostanza è che le due Procure, quella di Trento e quella di Rovereto, stanno raccogliendo tutti gli elementi che servono a fotografare la situazione, per capire come ogni singola struttura si è comportata durante l’ emergenza sanitaria per il Coronavirus. La metodologia è di partire dall’ episodio zero (cioè il primo contagio accertato in ciascuna Rsa), per poi ricostruire lo sviluppo dell’ epidemia, struttura per struttura, verificando anche come sia stata gestita la distribuzione dei dpi (cioè dei dispositivi di protezione individuale: guanti, mascherine, camici, visiere, tute eccetera) e come sia stato impartito al personale il loro corretto utilizzo, con la segnalazione di eventuali corsi teorico-pratici per i dipendenti. Un lungo lavoro di acquisizione dei dati che proseguirà nei prossimi giorni con la stessa metodica applicata anche alle restanti 13 Rsa in cui si sono verificate morti. In tutto, nelle case di riposo del Trentino, sono stati accertati 298 morti in area Covid dal primo al 23 di aprile, ed è evidente che i dati andrebbero aggiornati, visto che da quel giorno sono trascorse quasi 3 settimane. L’ indagine è un atto dovuto, dopo gli esposti del Codacons e di un parente di una vittima del Coronavirus, ma finora non paiono emergere particolari criticità nell’ operato delle Rsa.

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