5 Dicembre 2012

Monti insiste: «Da ripensare il Sistema sanitario nazionale»

Monti insiste: «Da ripensare il Sistema sanitario nazionale»
Il premier torna a parlare di cambiamenti nella sanità  Il Codacons ribatte mettendo in luce gli sprechi

«La nostra sanità pubblica è chiamata a ripensarsi». Mario Monti non molla ed a distanza di qualche giorno dalla prima “sparata”, torna sulla questione spinosa, almeno per lui, della sanità italiana. Il premier lo ha fatto durante la cerimonia di chiusura dell’ Anno europeo dell’ invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni 2012, cerimonia che si è svolta presso la Sala polifunzionale della Presidenza del Consiglio. Monti ha spiegato che «la sanità pubblica è chiamata a ripensamenti in vista di una rimodulazione e di un adattamento di cui abbiamo bisogno in questo scenario. Dobbiamo imparare a gestire il divenire del processo demografico in corso in modo più efficiente». «Oggi si invecchia stando in salute più a lungo rispetto al passato» ha continuato il presidente del Consiglio «e in tale contesto la nostra Sanità pubblica ha dato un contributo determinante per il conseguimento di questo grande successo. Adesso però dobbiamo imparare a gestire il divenire del processo demografico in modo più esigente: la nostra mentalità è chiamata a fare i conti con nuove prospettive, in continuo cambiamento ed alle quali dobbiamo adattarci». Durante la cerimonia in cui è intervenuto il premier Monti, è stato letto anche un messaggio inviato dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in cui tra l’ altro si ricordava «l’ importanza di difendere gli anziani per la tenuta sociale del Paese: serve un patto tra generazioni». Ma in Italia c’ è anche chi dice che il vero problema della sanità sono i soldi spesi male, non i tanti servizi offerti. È il caso del Codacons, che ieri con una nota del presidente Carlo Rienzi ha ricordato che «mentre da un lato i tagli voluti dal governo ridurranno drasticamente i posti letto e rischiano di far chiudere ospedali pubblici e privati, dall’ altro rimangono immensi sprechi che portano a situazioni paradossali». Una fotografia impietosa, quella scattata dal Codacons: «Mentre i tagli indiscriminati stanno causando enorme allarme nel mondo della sanità, con numerose strutture pubbliche e private a un passo dalla chiusura, emergono controsensi e sprechi che lasciano basiti. Ogni anno, ad esempio, vengono organizzati in Italia centinaia e centinaia di congressi medici nei vari campi della sanità, spesso inutili e quasi sempre sponsorizzati da aziende farmaceutiche e quindi pagati con i costi dei farmaci. Oppure vi sono ospedali dove i primari operano un solo paziente a settimana. E ancora: ricoveri inappropriati (che costano 1,5 miliardi di euro all’ anno), spese farmaceutiche folli, divergenze inspiegabili sotto il profilo dei costi e del servizio sanitario tra le varie regioni del paese. Invece di tagliare i posti letto e stringere i cordoni della borsa, il governo farebbe bene ad eliminare gli sprechi e tutte quelle situazioni che fanno aumentare la spesa sanitaria». A lamentarsi sono anche i privati che lavorano nella Sanità. Gabriele Pelissero, presidente dell’ Aiop (l’ associazione degli ospedali privati, ndr) ieri lamentava «tagli complessivi per 14 miliardi, prevalentemente a carico del comparto privato accreditato, per il triennio 2012-2014». Pelissero ha presentato il 10° Rapporto sull’ attività ospedaliera stilato dalla sua associazione, in cui emerge come tra le principali caratteristiche del Servizio sanitario nazionale ci sia la sostanziale libertà di scelta fra erogatori, a fronte di una spesa sanitaria pubblica che si colloca costantemente tra 1 e 2 punti percentuali di pil al di sotto di quella di Paesi come Francia e Germania. Un andamento virtuoso che ha portato a un calo della spesa sanitaria pubblica dal 7,2% al 7,1% del pil, nonostante la recessione. Anche sul fronte privato si fa poi notare che con le ultime iniziative volute dal governo gli sprechi non saranno colpiti ma le liste di attesa cresceranno vorticosamente a carico delle strutture pubbliche.
giuseppe caruso milano

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