18 Aprile 2011

MINISTRO INTERNO, RIDAREMO POTERE DI ORDINANZA AI SINDACI

CODACONS:  MARONI PENSI A RIDARE I SOLDI AI CITTADINI ILLEGALMENTE MULTATI NAPOLITANO VIGILI SUL RISPETTO DELLA SENTENZA DELLA CORTE

 
Il ministro dell’Interno Roberto Maroni ha annunciato oggi di voler ridare i poteri di ordinanza ai sindaci, ritenendo quella della Corte una censura più formale che sostanziale.
Per il Codacons il ministro degli Interni dovrebbe preoccuparsi di ridare i soldi ai cittadini illegalmente multati in questi anni, più che forzare una sentenza della Corte Costituzionale che, evidentemente, non ha letto.
Nel caso, comunque, il Governo o il Parlamento intendano realmente intervenire in materia per aggirare la sentenza, riciclando il potere di ordinanza dei sindaci sceriffo, il Codacons si appella fin d’ora al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano perché vigili sul rispetto di quanto stabilito dalla Corte Costituzionale.
La censura della Corte, infatti, è più sostanziale. Un sindaco non può sostituirsi al Parlamento, perché, come dice la Corte, l’imposizione coattiva di obblighi di non fare, tipica di queste ordinanze sindacali, essendo restrittiva della libertà dei cittadini, è "suscettibile di essere incisa solo dalle determinazioni di un atto legislativo, direttamente o indirettamente riconducibile al Parlamento, espressivo della sovranità popolare".  E ancora, sempre per la Corte, i consociati "sono tenuti, secondo un principio supremo dello Stato di diritto, a sottostare soltanto agli obblighi di fare, di non fare o di dare previsti in via generale dalla legge". La pubblica amministrazione "può soltanto dare attuazione, anche con determinazioni normative ulteriori, a quanto in via generale è previsto dalla legge".
Come dire, solo se il Parlamento vieta in via generale la prostituzione in strada con una apposita legge, allora un sindaco può stabilire determinazioni ulteriori. Ma un sindaco non può multare clienti o prostitute, senza che ci sia "un comune parametro legislativo, che ponga le regole ed alla cui stregua si possa verificare se le diversità di trattamento giuridico siano giustificate dalla eterogeneità delle situazioni locali".
Altrimenti, sempre per la Corte, si tratta "di vere e proprie disparità di trattamento tra cittadini" che violano l’art. 3 della Costituzione. Ecco perché, per ogni ordinanza, deve esserci "un punto di riferimento normativo" e devono essere "riconducibili ad una matrice legislativa unitaria".
In conclusione: non basta modificare, coma annunciato da Maroni, la norma generale sul potere dei sindaci, ma occorre fare una legge specifica per ognuna delle ordinanze dei sindaci, vietando per legge la prostituzione, l’accattonaggio, il lavaggio dei vetri e via discorrendo.
 
 
 
 
 
 

 

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