14 Aprile 2016

Ministri per il “non voto” Quorum, sale la tensione

Ministri per il “non voto” Quorum, sale la tensione

A tre  giorni  (si  vota domeni-
ca)  dal  referendum  sulla  durata
delle concessioni a estrarre idro-
carburi in mare, la politica conti-
nua a essere divisa. Il quesito re-
ferendario  chiede   se   si   vuole
abrogare  la  norma  che  di  fatto
non  limita  la  durata  delle  con-
cessioni  già  operative  (l’unico
argine è l’esaurirsi del giacimen-
to).  Da  una  parte,  il  premier
Matteo  Renzi,  molti  ministri  e
la  maggioranza  del  Pd  schierati
a favore dell’astensione: e ieri al-
lo scoperto per il “non voto” so-
no  uscite  Maria  Elena  Boschi,
Beatrice  Lorenzin  e  Marianna
Madia. E, dall’altra parte, le op-
posizioni  e  la  minoranza  Dem
che  promuovono  in  modo  tra-
sversale  il  diritto-dovere  di  par-
tecipare alle consultazioni, salvo
poi essere spaccati, a loro volta,
tra   favorevoli   e   contrari   per
quanto  riguarda   il   merito   del
quesito  referendario.  Ad  andare
alle  urne  saranno  sicuramente  i
presidenti  di  Camera  e  Senato.
La  numero  uno  di  Montecitorio
Laura Boldrini ritiene che in Ita-
lia  sarebbe  giusto  «incoraggiare
la  partecipazione  e   non  certo
scoraggiarla. Poi, ognuno vota –
ha spiegato – quello che vuole».
Anche per il presidente di Palaz-
zo  Madama  Pietro  Grasso  il  re-
ferendum  «è  uno  strumento  po-
polare,  democratico,  costituzio-
nale.  Quindi  io  certamente  –  ha
detto  –  parteciperò  alla  votazio-
ne». E sulla stessa linea dovreb-
be  assestarsi anche  il  presidente
Sergio  Mattarella  (anche  se  il
Quirinale  ancora  non  conferma
ufficialmente) seguendo la tradi-
zione  dei  suoi  predecessori  al
Colle.  Naturalmente  non  è  dato
sapere quale preferenza esprime-
rà il Capo dello Stato.
Tra le forze schierate in Par-
lamento,  M5S,  Lega  e  Sinistra
italiana  fanno  da  giorni  campa-
gna  per  il  “sì”,  mentre  la  sini-
stra  Dem  e  Forza  Italia  sono  a
favore  della  partecipazione,  ma
poi al loro interno si diversifica-
no  tra  favorevoli  e  contrari.  Se
infatti Pierluigi Bersani e Massi-
mo D’Alema (oltre a Prodi) han-
no annunciato  il “no”, Speranza
insiste per il sì tanto da aver de-
ciso anche  di scrivere una lette-
ra ai militanti invitandoli a «cor-
reggere  gli  errori  dei  dirigenti».
Stessa  situazione  in  campo  az-
zurro: c’è chi come il capogrup-
po alla Camera Renato Brunetta
voterà “no” e chi come il gover-
natore   della   Liguria   Giovanni
Toti voterà “sì”.
La  battaglia,  come  per  ogni
referendum abrogativo, ruota in-
torno al raggiungimento del quo-
rum  (50%  più  uno  degli  aventi
diritto al voto). Risultato diffici-
le  da  raggiungere,  ma  non  im-
possibile.  A  sostegno  dell’asten-
sione  è  sceso  in  campo  aperta-
mente  lo  stesso  presidente  del
Consiglio Matteo Renzi insieme
con  la  maggioranza  dei  Demo-
cratici.  Una  posizione  sostenuta
da  gran  parte  dei  ministri:  «Se-
guo le indicazioni del mio parti-
to»,  fa  sapere  la  ministra  Maria
Elena  Boschi.  «Il  non  voto  è
una  scelta  politica»,  spiega  la
ministra   della   Salute   Beatrice
Lorenzin.  «Non  andrò  a  vota-
re»,  taglia  corto  la  titolare  del
ministero della Pubblica ammini-
strazione  Marianna  Madia.  Gra-
ziano Delrio e Dario Franceschi-
ni sono altri ministri pronti a di-
sertare il referendum, insieme ai
sottosegretari Luca Lotti e Clau-
dio De Vincenti. Eccezione fa il
titolare  dell’ambiente  Gianluca
Galletti,  che  ha  già  fatto  sapere
che andrà votare, ma voterà no.
Intanto tramonta del tutto l’i-
potesi  dell’election  day  (a  giu-
gno)  referendum-comunali.  Lo
ha  deciso  il  Tar  del  Lazio  con
due ordinanze con le quali ha re-
spinto  le  richieste  del  Codacons
e dei Radicali. Il Codacons, con
il  suo  presidente  Carlo  Rienzi,
ha annunciato che oggi sarà pre-
sentato  appello  al  Consiglio  di
Stato.  Per  il  Codacons  la  non
unificazione di referendum e am-
ministrative  produrrà  tra  l’altro
un  danno  economico  per  le  ta-
sche  dei  contribuenti  stimato  in
oltre 300 milioni di euro; i Radi-
cali,  invece,  accusano  il  gover-
no  di  aver  boicottato  il  referen-
dum sulle trivelle violando il di-
ritto a una corretta informazione
da parte  dei  cittadini.  Per  il Tar
«non  appaiono  ravvisabili  ele-
menti sufficienti a rivelare l’irra-
gionevolezza  e/o  illogicità  della
scelta  della  data  del  17  aprile
2016». Specie, ove si tenga con-
to  che  «la  data  in  questione  ri-
sulta  in sintonia  con  l’indicazio-
ne  temporale  dall’art.  34  della
legge  n.  352  del  1970,  posto
che corrisponde ad una “domeni-
ca ricompresa tra il 15 aprile ed
il 15 giugno”; – si legge nelle or-
dinanze – il termine intercorren-
te tra la data di adozione del de-
creto e la  data del  voto referen-
dario non appare  inidonea a ga-
rantire  una  corretta  informativa
degli elettori e, ancora, rivelato-
re  di  una  concreta  ed  effettiva
violazione  di  “standard  interna-
zionali” sottoscritti dall’Italia, di
cui non può comunque sottacer-
si il carattere non vincolante»
 

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