5 Settembre 2014

Mini-euro e tanta liquidità per far ripartire l’ Europa

Mini-euro e tanta liquidità per far ripartire l’ Europa

Il «sogno», adesso, è un cambio euro/dollaro a 1,27. Ieri dopo il taglio della Bce la divisa europea è subito scivolata sotto 1,31 per la gioia dei paesi in affanno anche sull’ export come il nostro. Ma potrebbe andare anche meglio. «A nostro favore – spiega Luca Mezzomo, responsabile Ricerca macroeconomica e mercati obbligazionari di Intesa Sanpaolo – gioca la forbice che si sta creando con i tassi americani, che a breve dovrebbero tornare a salire. Adesso l’ obiettivo più vicino e più facile da raggiungere, perché non richiede eventi straordinari, è un cambio a 1 e 27. Ma non si può escludere che poi i mercati vadano anche oltre. Con grandi benefici per il nostro export, soprattutto in un momento in cui la domanda interna fatica a riprendersi». A trarne vantaggio, segnala Coldiretti, saranno innanzitutto le nostre produzioni agroalimentari destinate a superare il record storico di 35 miliardi e soprattutto il vino, le cui esportazioni verso gli Usa stanno già marciando a gonfie vele. Nessuno nasconde che quella arrivata ieri sia un’ altra, utile, spallata. Ma Mariano Bella, responsabile Ufficio studi di Confcommercio, dubita possa durare fin tanto che la Germania manterrà il suo surplus di bilancia commerciale, fuori dai parametri Ue, a quota 200-250 miliardi di euro. «Il cambio si era già svalutato di un 5-6% e adesso gli diamo un altro colpetto che certo aiuta – spiega il capo economista di Nomisma Sergio De Nardis -. Noi italiani siamo contenti però, attenzione, perchè l’ Europa non ha bisogno di svalutare, ha un surplus enorme, a livello dei cinesi ed in questo modo non facciamo altro che esportare fuori dall’ aerea euro le nostre contraddizioni. In realtà quello che servirebbe sarebbe una svalutazione dell’ euro nei paesi periferici che sono in recessione, come Italia e Spagna, ed un apprezzamento dell’ euro utilizzato dai tedeschi». Anche per Giuseppe Ragusa, che insegna econometria alla Luiss di Roma, l’ abbassamento dei tassi di cambio è una sorpresa che avrà effetti positivi. Ma le decisioni di ieri della Bce sono importanti soprattutto perché dimostrano che la banca c’ è, è in campo, pronta a fare ancora di più». Risparmi sul debito Lo spread italiano sceso di colpo sotto quota 140, ai livelli precrisi, è un altro ottimo «regalo», soprattutto per il governo italiano a corto di risorse. «A questo punto i rendimenti sono già scesi al 2,35% – conferma Bella -. Mi aspetto che alle prossime aste il Tesoro possano scendere consentendoci un significativo risparmio sugli interessi». Poi a cascata, come segnala Luca Noto di Anima Sgr, a beneficiare del movimento saranno anche i titoli corporate delle imprese. Mutui sfiorati Con i tassi ad un livello già molto basso l’ effetto sui mutui è minimo. Secondo le stime del Codacons il nuovo taglio, a regime, produrrà per le famiglie che hanno acceso un mutuo a tasso variabile (che tra l’ altro sono una piccola minoranza, il 2% del totale) un risparmio che oscilla tra 65 e 97 euro l’ anno, a seconda che abbiano stipulato un prestito da 100mila euro a 30 anni oppure da 150mila a 25. Il rebus dei prestiti Sul resto del credito, sia per le famiglie che per le imprese, i benefici saranno ancora più lievi. Anzi, secondo le stime Unindustria non ci sarà alcun effetto. Per il semplice fatto che i tassi praticati dalle banche sono tutt’ ora su livelli molto alti: per gli scoperti di conto corrente si può infatti arrivare al 24%, per lo sconto delle fatture al 15, per il credito al consumo anche al 20%. Mezzomo, invece, sostiene che i benefici anche su questo fronte non dovrebbero tardare: «Se è vero che la Bce si appresta a mobilitare circa mille miliardi per acquistare Abs, covered bond e per finanziare le banche, questo significa togliere loro una fetta significativa di rischio, che poi si dovrebbe tradurre in maggiori spazi per alimentare nuove operazioni». Trappola liquidità Il problema vero è che «adesso c’ è tanta liquidità, ma c’ è purtroppo c’ è davvero poca domanda di credito – spiega Fedele De Novellis economista del Ref -. Siamo in quello che si chiama la “trappola della liquidità”. Se fossimo un paese anglosassone tutto questo fiume di liquidità che sta arrivando alle banche si tradurrebe in benefici per famiglie e imprese, ma se si esclude un miglioramento nell’ erogazione dei mutui, non sembra che il sistema bancario italiano stia rispondendo molto». «Manca la domanda», confermano Mezzomo e Ragusa. «La nostra è chiaramente una situazione patologica – sostiene Bella -. Per questo ora conta puntare sull’ economia reale, per questo ora si ragiona sulle riforme del lavoro. Anche perchè chi ci assicura che quando la Bce avvierà le «Ltro» poi le banche davvero riapriranno i rubinetti. Chi controllerà? Quali sanzioni saranno previste?». Come se ne può uscire? «La politica monetaria da sola non basta – dice De Novellis -. Occorre, come suggerisce anche Draghi, coordinare politica monetaria e politiche fiscale. Non solo la Ue deve dare a noi poveracci maggior margini di bilancio ma sarebbe anche ora che la Germania si mettesse a spendere un poco del suo surplus». Pia illusione, ovviamente. Twitter@paoloxbaroni.
paolo baroni

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