28 Aprile 2009

Messico: “Partire o non partire?” I turisti e la paura del contagio

 
ROMA – Andare o non andare in Messico? E’ questo il dilemma che si stanno ponendo molte persone che in queste ore, con il biglietto aereo in tasca e l’albergo prenotato, stanno facendo la valigia con un occhio alla tv e l’altro sul pc collegato ad internet, per seguire l’evolversi dell’epidemia di febbre suina. Impresa titanica in un Paese di circa due milioni di chilometri d’estensione e con oltre 11 mila chilometri di coste. "Il fenomeno è serio, lo monitoriamo costantemente, ma non creiamo un panico inutile: allo stato attuale non ci sono massicce cancellazioni di vacanze in messico, solo molte richieste di informazioni", dice Roberto Corbella, presidente dell’Astoi, l’associazione tour operator italiani. Anche se, cominciano ad arrivare le prime cancellazioni di viaggi per il Paese centroamericano. "Visto anche il periodo dell’anno – dice Corbella – questo non è il momento di grosse partenze ed inoltre gli stati del Messico colpiti non sono quelli meta del flusso turistico, che al 99 per cento è diretto verso lo Yucatan con luoghi come Cancun, dove non è stato registrato nessun caso di febbre suina e dove il governo locale ha imposto rigidi controlli". Ma c’è comunque chi non si fida: "Voglio disdire il mio soggiorno in Rivera Maya – ci scrive un lettore – mi è stato detto che lì è sicuro, ma chi può dire che tra qualche giorno non ci sarà il contagio anche in quella parte del Messico? Chi può dire che le autorità messicane siano sincere? Dal momento che ho un bambino di 5 anni non voglio esporlo a rischi, ho chiesto una meta alternativa, mi è stata chiesta la penale del 25%, +10 % sulla quota!". OAS_RICH(‘Middle’);  Una penale che, secondo il Codacons, non deve essere applicata: "Dopo l’invito della Farnesina a rinviare i viaggi in Messico a causa dell’allarme febbre dei suini, i viaggiatori italiani devono poter disdire i contratti di viaggio senza alcuna penale a loro carico", afferma Francesco Tanasi, segretario nazionale dell’associazione dei consumatori. Ma proprio sullo ‘sconsiglio’ della Farnesina sorge qualche problema. Sul sito ‘Viaggiare sicuri’ del ministero degli Esteri, infatti, non si dice "Non andate in Messico", bensì, in maniera molto cauta, si spiega che la maggior parte dei casi di malattia sono stati registrati nella capitale Città del Messico. "Casi isolati dell’infermità si sono registrati anche negli stati di Sonora, Baja California, Stato del Messico, Oaxaca, San Louis Potosi e Chihuahuha", e ancora "in Nuevo Leon (1 caso), Vera Cruz (1 caso) e in Aguascalientes (4 casi)". Zone che, il nostro ministero, consiglia per il momento di non visitare "in attesa che la situazione sanitaria locale torni alla normalità". Insomma, si chiarisce, il Messico non è ‘off-limits’, ma è meglio evitare di andare nelle zone menzionate. Dunque, quanti hanno prenotato dopo l’emissione dello ‘sconsiglio’ o devono recarsi fuori dalle zone segnalate, potrebbero ritrovarsi davanti ad una alzata di spalle da parte degli agenti di viaggio, anche se molti operatori del settore si stanno adeguando. "La penisola dello Yucatan o altre località che distano centinaia di chilometri dalle zone interessate come pure il Chiapas, o Campeche non sono attualmente toccate dal virus – sottolinea Andrea Costanzo, presidente per il Lazio della Fiavet, la Federazione italiana associazioni imprese viaggi e turismo -. In questo momento le compagnie aeree hanno difficoltà provvedere al rimborso integrale, ma tendono preferire il posticipo del viaggio". "Per chi ha prenotato prima che emettessimo l’avviso e aveva prenotato per quelle zone, non dovrebbero esserci problemi per il rimborso", dicono in via ufficiosa dalla Farnesina. E dalla Fiavet confermano: "I tour operator stanno assicurando una forte collaborazione riproteggendo i passeggeri verso altre destinazioni, congelando l’importo o annullando il viaggio senza penale per tutte le partenze per tutta la prossima settimana – dice Andrea Costanzo, presidente della Fiavet Lazio – Per le partenze successive alla prossima settimana, il consiglio è di aspettare l’evolversi della situazione". C’è però, sempre, l’aspetto legale. Quello che si sottoscrive con un tour operator, è un contratto tra privati e dunque non c’è ‘sconsiglio’ che tenga, se l’agente di viaggio si oppone, non rimane che agire per vie legali. E attendere pazientemente qualche anno.

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