MC DONALD’S IN PIAZZA DELLE CINQUE LUNE: IL MINISTERO DEI BENI CULTURALI RISPONDE AL CODACONS E SI TIRA FUORI DALLA QUESTIONE
PER IL DICASTERO IL VATICANO HA DIRITTO DI FARE CIO’ CHE VUOLE NEL CENTRO STORICO DI ROMA. ATTESA PER DOMANI DECISIONE DEL TAR
Il Ministero dei beni culturali risponde al Codacons sul caso del Mc Donald’s aperto di recente in Piazza delle Cinque Lune in un immobile di proprietà del Vaticano, e decide di tirarsi fuori dalla vicenda, con la motivazione che, sostanzialmente, il Vaticano può fare ciò che vuole a Roma.
L’associazione dei consumatori aveva infatti presentato ricorso al Tar del Lazio, oltre che per il Mc Donald’s di Borgo Pio, anche contro il fast food aperto di recente in Piazza delle Cinque Lune, notificando l’atto al Ministero dei beni culturali e sostenendo come il ristorante americano danneggi il patrimonio culturale e l’assetto del centro storico di Roma.
Il Dicastero ha depositato ora una memoria al Tar – che domani si pronuncerà sulla richiesta del Codacons di sospendere l’autorizzazione rilasciata dal Comune di Roma – in cui si ricorda come la Soprintendenza per l‘Area archeologica centrale di Roma avesse inizialmente ricevuto da McDonald’s una istanza di autorizzazione per le insegne dell’esercizio, richiesta poi revocata per effetto del Trattato Lateranense. Si legge testualmente nella memoria del Ministero:
“la McDonald’s Development Italy ha rinunciato all’istanza autorizzativa per le insegne adducendo quale causa giustificativa la nota APSA in cui il Segretario dell’ente, citando l’art. 16 del Trattato Lateranense, sostiene che “è in facoltà della Santa Sede di dare a tutti i suddetti immobili indicati nel presente articolo… l’assetto che creda, senza bisogno di autorizzazioni o consensi da parte di autorità governative, provinciali o comunali italiane”, e per tale motivo ha chiesto al Tar di dichiarare la totale estraneità del Ministero alla materia del contendere.
“Per il Ministero dei beni culturali, quindi, il Vaticano può fare ciò che vuole con i suoi immobili ubicati nel centro storico di Roma, e nessuna attività di controllo è possibile nemmeno sulle insegne dei negozi, che potrebbero deturpare il patrimonio artistico e culturale con sfregi o blasfemie senza che lo Stato Italiano possa intervenire in alcun modo” – conclude il presidente Carlo Rienzi.
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