21 Febbraio 2015

«Mazzoni, la nostra banca viaggiante»

«Mazzoni, la nostra banca viaggiante»

FERRARA Pensava a tutto lui. I clienti non dovevano quasi muovere un dito. Solo accettare le sue vantaggiose proposte e firmare gli assegni che lui stesso provvedeva a compilare. Entrava nelle case, consegnava i prospetti aggiornati degli investimenti e stracciava quelli vecchi «che tanto non servono più». Perché lui, Raffaele Mazzoni, 52 anni, imputato per truffa, falso e gestione abusiva del risparmio, era considerato «una banca viaggiante», come lo ha descritto ieri in tribunale una delle sue tante vittime. Anzi, meglio di una banca, perché prometteva interessi ben più alti, il 6,5% netto con il capitale garantito. Tanto garantito che un’ intera famiglia di Coccanile di Copparo – padre, madre, due figlie e la nonna – dei 290mila euro affidati a Mazzoni fin dal 1999 ne ha ritrovati nel 2013 appena 2000, oltre alla ciliegina dei bond argentini, consigliati dallo stesso “family banker” sparito dalla circolazione il 1 febbraio del 2013 lasciando un buco di 11 milioni 303mila euro ai danni di 150 ex clienti. Gli stessi che ieri, alla prima vera udienza del processo a carico di Mazzoni, hanno cominciato a essere ascoltati dal giudice Debora Landolfi in qualità di parti civili. La vicenda della famiglia di Coccanile è emblematica. Il primo contatto con l’ ex broker risale al 1999 grazie a un passaparola tra risparmiatori che da Jolanda di Savoia – il paese di Mazzoni – rimbalza presto in tutto il Copparese per estendersi poi nel Rodigino. Mazzoni si presenta come promotore finanziario di Mediolanum (la banca a sua volta è stata portata in tribunale come responsabile civile) e promette guadagni più consistenti rispetto a quelli normalmente offerti da altri istituti di credito. E presto diventa il consulente di fiducia di tutta la famiglia, raccoglie i risparmi (in assegni o contanti) e puntuale si presenta alla scadenza degli investimenti con gli interessi sull’ unghia, 500-600 euro a seconda dei casi. Denaro che viene subito reinvestito in alti prodotti finanziari. Quali? Difficile districarsi per chi come il capofamiglia di Coccanile ha la quinta elementare, non ha competenze specifiche e non conosce la differenza tra un fondo, un’ azione o un’ obbligazione: «Avevo fiducia in Raffaele, pensava sempre a tutto lui». Solo per due volte la famiglia di Coccanile aveva avuto bisogno di prelevare contanti: 17mila euro per pagare la badante della nonna e 5000 per rifare un pergolato. In entrambi i casi Mazzoni aveva consegnato loro degli assegni provenienti da altre banche e, soprattutto, emessi da terze persone del tutto sconosciute. Erano i segnali che il castello di carte stava crollando, che Mazzoni stava usando altri investimenti per coprire le richieste di rientro di denaro; e di lì a poco, a inizio 2013, la bolla sarebbe scoppiata gettando nel panico centinaia di clienti. Inutile chiedere spiegazioni al diretto interessato, che dal 1º febbraio si era reso irreperibile. Su consiglio del Codacons (rappresentato dall’ avvocato Bruno Barbieri), la famiglia di Coccanile aveva rifiutato di consegnare la documentazione in suo possesso agli ispettori della Mediolanum nel corso dell’ incontro con i truffati svolto nel marzo 2013 in un hotel di Occhiobello. «Senza la garanzia di avere indietro i miei soldi, io non ho voluto consegnare niente», ha ribadito in aula il truffato. Proprio sulla documentazione la difesa (avvocato Irene Costantino) giocherà le sue carte, puntando a ridurre l’ entità delle somme pretese, contestando quegli importi documentati non dagli assegni completi, ma dalle matrici. Ma se gli investimenti eseguiti oltre dieci anni fa possono risultare più complicati da ricostruire, questo non è il caso di un risparmiatore di Taglio di Po, finito nel “carnet Mazzoni” solo nel 2010, in tempo per rimetterci oltre 70mila euro. «Una settimana prima che scoppiasse tutto, mi telefonò per dirmi di non rispondere agli operatori di Mediolanum, ma di far riferimento solo a lui. Capii che qualcosa non andava». Ma era troppo tardi.
di alessandra mura

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