Maxi truffa sulle certificazioni energetiche
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- La Stampa
CRISTINA PORTA SAINT-CHRISTOPHE È partito tutto da un magazzino vuoto, a Saint-Christophe in località Grand Chemin, al civico 31. Sulla carta era la sede di una società, la PowerQ srl, nella realtà quattro mura vuote e dismesse da tempo. Amministratore della società fantasma una testa di legno. È stato proprio quel magazzino nell’estate del 2019 a fare partire le indagini della Guardia di Finanza di Aosta che si sono concluse con l’arresto di 17 persone in Italia (tra le province di Torino, Brescia, Napoli, Salerno, Foggia e Barletta)e altre 5 in Germania per una maxi truffa sulle certificazioni energetiche.I militari delle Fiamme Gialle hanno anche sequestrato beni per 41 milioni di euro, tra conti correnti e immobili, tra questi due ville con piscina a Ischia e Ventotene e un appartamento di pregio nel centro di Napoli.A vario titolo, gli indagati sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e riciclaggio. Un’operazione che assume contorni internazionali con il coordinamento dell’Agenzia europea per la cooperazione giudiziaria – Eurojust, che ha permesso di creare una squadra investigativa composta da finanzieri e da poliziotti di Duisburg. Il tutto inizialmente coordinato dalla procura di Aosta. Fascicolo poi passato ai colleghi di Torino per competenza territoriale. L’organizzazione aveva messo a punto un complesso e collaudato sistema di truffa, e poi di riciclaggio, che ruotava attorno alle certificazioni energetiche.E lo facevano dichiarando di aver eseguito lavori per milioni di euro che non erano mai stati realizzati. Otto le Esco (Energy Service Company, ovvero società private che operano nel settore dell’energia) finite nel mirino della Finanza. Risultate tutte società fantasma, tra le province di Milano, Varese, Asti, Vercelli e Torino. «Si tratta di un sistema di truffa complicato e sicuramente ben ingegnato – spiega il comandante della Guardia di Finanza di Aosta, il colonnello Massimiliano Re – basato tutto sulle certificazioni bianche. Società fantasma presentavano i progetti di efficientamento energetico per lavori mai eseguiti ottenendo in cambio i famosi certificati bianchi che venivano poi acquisiti in maniera inconsapevole dai grandi distributori di energia e gas e portati a incasso a fine anno ottenendo i contributi pubblici». Soldi che in realtà pa-gano i consumatori, in quanto in bolletta rientrano nella dicitura « oneri di sistema». Secondo l’ipotesi accusatoria, la maxi truffa avrebbe fruttato 27 milioni di euro e per poterla realizzare sono stati presentati 95 falsi progetti riguardanti lavori mai effettuati (prevalentemente sostituzione di caldaie, coibentazione di pareti, cappotti termici) su immobili realmente esistenti.I finanzieri hanno poi seguito il flusso dei soldi, che dovevano essere ripuliti, per un totale di circa 14 milioni di euro. «Attraverso false fatture – conclude Re – venivano attestate consulenze mai eseguite da società estere. A quel punto venivano emessi i bonifici e subito dopo i soldi venivano ritirati e portati in Italia attraverso corrieri, per poi essere reinvestiti in strumenti finanziari, criptovalute e immobili di lusso». Ieri, durante le perquisizioni domiciliari dei 17 indagati sono state trovati numerose quantità di contati: più di 500 mila euro, oltre a gioielli, Rolex e collezioni di borse da donna dal valore di migliaia di euro. Il Codacons ha fatto sapere in una nota che si costituirà parte offesa e avviare un’azione collettiva in favore dei consumatori danneggiati.
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