13 Novembre 2018

Maxi buco alla filiale a nove anni dai fatti il giudice condanna la direttrice 66enne

giustizia lumaca: la maniscalco ritenuta colpevole di furto il magistrato restringe a un terzo le operazioni sospette
Tiziano Soresina / REGGIO EMILIA Nove anni, tempi tremendi della giustizia per arrivare faticosamente – ieri poco prima delle cinque di pomeriggio – a un primo pronunciamento sul caso della 66enne Maria Carmela Maniscalco, accusata del maxi buco (sui 90 milioni di euro) rilevato nel settembre 2009 quando era direttrice della filiale Unicredit di via Gattalupa.IL VERDETTOBen sette anni di indagini – complice pure un cambio in corsa del pm titolare del fascicolo – e due di processo che si sono chiusi, dopo poco più di un’ ora di camera di consiglio, con la condanna dell’ ex direttrice di banca a 2 anni e 9 mesi di reclusione e 800 euro di multa, oltre al pagamento alle parti civili di una provvisionale: 10mila euro all’ Unicredit (tutelata dall’ avvocato Luca Scaglioni), 2mila euro ciascuno agli undici clienti della filiale (rappresentati in udienza dal Codacons attraverso un proprio legale). Un mese fa la Procura aveva chiesto una condanna di 3 anni e 4 mesi di reclusione, oltre al pagamento di mille euro di multa.LE PRECISAZIONI DEL GIUDICEFra prescrizione e depenalizzazione sono caduti durante il processo cinque capi d’ imputazione su sei, quindi il giudice Luca Ramponi ha ritenuto provata ieri la sola accusa di furto aggravato legata a movimentazioni non autorizzate, facendo però una netta scrematura: per la Procura si tratta di 991 operazioni arbitrarie facenti capo a 164 clienti della banca, mentre il magistrato giudicante ritiene sussistente la responsabilità della Maniscalco nei confronti di una sessantina di clienti, fra cui il noto imprenditore Nino Spallanzani per l’ ormai stranoto bonifico da 5 milioni di euro che causò un considerevole sconfinamento e fece partire le indagini. A fine-udienza parla davanti al taccuino l’ avvocato Giovanni Tarquini che con la collega Paola Fontana difende l’ ex direttrice: «Valuteremo le motivazioni della sentenza, comunque prendiamo atto che su 164 posizioni è stata dichiarata la responsabilità della Maniscalco per circa un terzo, quindi lavoreremo per dimostrare che anche in questa sessantina di casi non c’ è reato. Impugneremo in Appello».In aula c’ è il marito pensionato della 66enne che poi accompagna la moglie (disoccupata da quando si è dimessa da Unicredit il 6 settembre 2009) fuori dal tribunale dopo che sono risuonate le parole del giudice Ramponi. «TRATTATA CON CRUDELTÀ»Nessuna reazione alla sentenza, ma prima che il magistrato giudicante si ritirasse in camera di consiglio, l’ ex direttrice ha voluto difendersi ulteriormente attraverso dichiarazioni spontanee. E sono state parole dure, esplicite: «Questa vicenda giudiziaria non doveva nemmeno partire, manca l’ oggetto del reato. Mai preso un soldo, mai rubato nulla. Mi accusano di operazioni che tecnicamente non potevo fare. Le ispezioni interne in filiale avvenivano ogni tre anni e non erano mai emerse irregolarità. Anzi l’ agenzia era stata premiata. Ma il mondo bancario è crudele e sono stata trattata con grande crudeltà – rimarca – perché ai clienti sono stati dati titoli tossici, titoli pattumiera, per poi trovare nella mia persona un capro espiatorio. Ma io non c’ entro nulla, sono innocente». In ambito civilistico la Maniscalco è stata condannata al pagamento di 3,2 milioni di euro di risarcimento-danni a Unicredit. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.

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