21 Giugno 2007

MATURITA’ NELLA BUFERA

Grosseto: Esami vietati a 14 studenti: scoppia il caos
Privatisti bloccati sull’uscio della scuola, intervengono le forze dell’ordine

GROSSETO. Stangata-maturità, ieri, per 14 studenti privatisti venuti a Grosseto da altre parti della Toscana e d’Italia (Liguria, Lazio, Sardegna) per dare l’esame al liceo linguistico Blake e al commerciale Fucini accorpati nella Chiron school, scuola privata parificata con sede in via Saffi. Alle 8,30 un’ispettrice ministeriale del Csa di Grosseto (ex provveditorato agli studi) è intervenuta alla Chiron carte alla mano, impedendo loro di entrare e ammettendo all’esame altri. Per il provveditorato, gli esclusi non sarebbero in possesso di certi requisiti di "territorialità", come dice una legge entrata in vigore a gennaio e per la quale, per dare l’esame, bisogna "risiedere nella provincia in cui si chiede di farlo". è in base a questo principio che lo stesso Csa il 12 marzo ha comunicato l’esclusione ai 14 privatisti fuori sede, alcuni dei quali, insieme alla Chiron, hanno presentato ricorso al Tar con diverse motivazioni (ovvero che il linguistico è una scuola a bassa diffusione nazionale) che permetterebbero deroghe al principio di territorialità. Il 23 maggio il Tar ha respinto il ricorso e dato ragione al provveditorato, confermando l’esclusione per gli studenti del Linguistico (si aspetta l’esito per quelli dell’Itc). Nella bufera di lettere, ricorsi e sentenze tra scuola privata parificata e il dicastero del ministro Fioroni, ieri la situazione degli studenti era incandescente. Dopo l’esclusione dalla prima prova di maturità, intorno alle 10,30 sono scoppiati i nervi. Genitori imbufaliti, pianti e isterie collettive nei figli. Via Saffi collassata, con propositi bellicosi e minacce di querela, capannelli di ragazzi seduti fuori dal portone, zaino in spalla e vocabolario in mano. Sulle mura si è scatenato il bivacco. Ragazzi sdraiati o seduti a fumare, mangiare schiaccine e bere coca-cola in mucchietti sparsi, discutendo, commentando, aspettando di capire se e quando avrebbero potuto fare l’esame. Pareva tutto meno che un giorno di maturità, con via Saffi così riempita di gente. Molti studenti, venendo persino da Cagliari, erano accompagnati dai genitori. Una babele multilingue sarda, ligure e laziale, accanto a carabinieri e Digos. Il gruppo di esclusi ha criticato duramente la funzionaria del Provveditorato, autrice del blitz a sorpresa. Per qualcuno, i suoi metodi sono sembrati simili a "liste di proscrizione poco plausibili e degne – si è detto qua e là – di un sistema educativo. Perché poi avvisare il giorno d’esame e non prima?". La situazione è esplosa quando l’ispettrice è uscita da scuola, ed è stata aggredita da sonori sberleffi, al limite della sommossa popolare. "Vergognoso interrompere una sessione d’esame". Il padre di un alunno, subito bloccato da un carabiniere, l’ha apostrofata con epiteti coloriti. Gli studenti l’hanno attaccata sventolandole un comunicato stampa del Codacons, che riporta un analogo episodio d’esclusione (poi risolta con un "successo" per i privatisti) in Campania. "Lì – si dice – il consiglio di stato e il Tar campano hanno ordinato di ammettere i privatisti agli esami". L’ispettrice, contestatissima, è malamente riuscita a parlare e spiegare le sue ragioni, sempre più affogata nella mischia. E lo stesso direttore della Chiron (Michele Unguentini) spiega che "è lei a non aver permesso l’esame a 14 studenti e sarà lei a dover rispondere di quel che è successo". Voltando le spalle, l’ispettrice se n’è andata con un collega del provveditorato, irritata, accerchiata e inseguita da parole furibonde. "Non mi fate parlare; non mi fate dire le mie ragioni", si è schermita mentre le si contestavano modi e contenuti. "Lei ha interrotto una prova pubblica. Perché non dircelo prima? Perché solo la mattina dell’esame? Noi ci siamo iscritti all’esame a novembre; abbiamo pagato migliaia di euro. Perché nessuno ci ha avvisato? Perché siamo arrivati al giorno d’esame senza sapere niente? Perché non ci è stato detto un percorso alternativo, e un’altra scuola in cui fare l’esame, se questa non poteva essere?". Tanti perché senza risposta e nell’aria il mistero sul "chi doveva avvertire chi", mentre la Puleio – 200 metri oltre la scuola – ha estratto dalla borsa la sentenza-chiave del Tar del 23 maggio, in cui è scritto che proprio "questi studenti non possono fare gli esami. Io ho solo controllato il rispetto delle regole, perché le regole non si possono inventare e interpretare a piacimento. Non le faccio io ma nemmeno voi". Mentre si cerca di far chiarezza nel caos, "mettete almeno in evidenza – dice una madre provata – l’enorme disagio psicologico di questi ragazzi, che hanno studiato e pagato per poi trovarsi in mezzo alla strada senza sapere niente". 

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