Malata di tumore, terapia negata
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fonte:
- Il Nuovo.it
Denuncia il Codacons: una donna di 49 anni deve eseguire una cura particolare che può fare soltanto in clinica privata. Ma la Asl non le paga il farmaco. La vicenda finisce in tribunale.
ROMA-Maria M. ha avuto un tumore al pancreas. Ha 49 anni e nessuna intenzione di arrendersi alla malattia. Si è fatta operare a Padova, poi ha fatto un ciclo di radioterapia e di chemioterapia. Ma le sue condizioni, nel settembre del `99 sono peggiorate. Così è andata a Parigi, dove le avevano consigliato un`oncologa, la dottoressa Marina Musset, che le ha dato una nuova cura e nuove speranze. La cura si chiama chemioterapia abbinata a ipertermia, ovvero onde riscaldanti elettriche emesse da particolari apparecchi durante la terapia chemioterapica. Una cura che sta funzionando ma che presenta un problema non secondario: il farmaco per poterla fare costa molto, cinque milioni di lire per ogni mese di cura. In più, nelle strutture pubbliche romane questo tipo di particolare terapia sembra non essere di voga. Pochi la fanno, poche sono le strutture che hanno i macchinari adatti e i medici specializzati. Di conseguenza, Maria M. si è rivolta a una struttura privata, Villa Stuart, dove invece la cura è possibile. Ma il problema resta: la Asl Rm/A, denuncia il Codacons, non paga i medicinali e quindi o Maria M. trova i soldi oppure non può più curarsi.
Della vicenda, domani, si occupa la seconda sezione del tribunale civile. Maria M., difesa dall`avvocato Carlo Rienzi, leader del Codacons, presenterà l`esposto contro la Asl davanti al giudice Scaramuzzi. La richiesta è precisa: l`Asl consegni i medicinali a Villa Stuart, con procedura d`urgenza, in modo che la signora possa fare la terapia. Tra l`altro, per lo stesso motivo, già un`altra donna, sostiene il Codacons, è morta dopo inutili cure in ospedale, nell`impossibilità di effettuare la terapia consigliata. “Sulla base del principio del diritto alla salute – spiega l`avvocato Rienzi – non si possono negare farmaci salvavita come questi. Tra l`altro, siamo di fronte a una situazione paradossale, dove la signora è disposta a pagarsi la clinica privata, quindi facendo risparmiare soldi alla collettività e le viene negato addirittura il farmaco“.
Il problema, stando a quanto spiega l`avvocato Rienzi, è tutto burocratico. I farmaci salvavita di questa categoria sono stati assoggettati, nella legge Finanziaria del `99, a una norma che prevede, nel rispetto dell`ampia autonomia in materia riconosciuta alle Regioni e alle Asl, la possibilità di concederli alla strutture private accreditate. Ed è sul termine “accreditamento“ che la burocrazia, stando alla denuncia del Codacons, imperverserebbe. “In alcune Regione, come la Puglia, si fa coincidere l`accreditamente con la convenzione – spiega Rienzi – per cui nelle strutture private convenzionate queste terapie si possono fare con i farmaci che vengono pagati dal servizio sanitario nazionale. Nel Lazio, invece, è stata prevista una speciale procedura di accreditamento che, a due anni di distanza, a quanto pare non sarebbe stata applicata per nessuna struttura privata, convenzionata o meno. “Abbiamo parlato di questo anche con il Governatore Storace – spiega Rienzi – che ci ha detto che il problema andava risolto. Purtroppo non è successo, anche perché le Asl hanno comunque autonomia rispetto alla stessa Regione. Adesso quello che ci preme è ottenere il farmaco per consentire alla signora di fare la terapia“.
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