Malata di tumore, medicine rimborsate
-
fonte:
- Il Nuovo.it
Lo ha deciso il Giudice dopo il ricorso di una paziente che per potersi curare con un farmaco salvavita, è stata costretta a sborsare 5 milioni al mese. “L`errore – a detta della Corte – è della Asl e della Regione“
ROMA-Mai più viaggi della speranza in Puglia per i malati di tumore del Lazio in cura con farmaci anablastici: i medicinali dovranno essere rimborsati integralmente dalle aziende sanitarie locali. Lo ha deciso il giudice Scaramuzzi della II Sezione del Tribunale Civile di Roma accogliendo il ricorso d`urgenza di Maria M., una paziente romana malata di tumore al pancreas che è stata assistita nel giudizio dal presidente del Codacons avvocato Carlo Rienzi.
Il giudice, dopo aver riconosciuto l`efficacia terapeutica della cura con farmaci anablastici, ha ordinato alla Asl Rm/A di rimborsare le spese sostenute dalla donna per comprare il “Campto“, un farmaco utilizzato nelle terapie antitumorali che associano chemioterapia e ipertermia. La vicenda risale allo scorso 14 ottobre quando Maria M., dopo essersi rivolta alla clinica Villa Stuart, l`unica nella Capitale a praticare la terapia ipertermica nella cura dei tumori, ha scoperto di dover pagare di tasca sua il “Campto“, una medicina che costa 5 milioni per un ciclo mensile .
Una situazione che in passato era costata la vita a un`altra donna malata di tumore non in grado si sostenere le spese per il farmaco. Infatti, nonostante la Finanziaria del 1999 avesse disposto che i farmaci salvavita di questa categoria possano essere autonomamente forniti da Regioni e Asl alle strutture pubbliche e a quelle private accreditate, la Regione Lazio sembra non aver ancora applicato a nessuna struttura privata, convenzionata o meno, la procedura di accredito, costringendo i pazienti residenti nel Lazio a spostare la propria residenza in regioni come la Puglia, dove la convenzione delle strutture sanitarie coincide con l`accredito necessario all`erogazione dei farmaci. Un comportamento, quello della Regione Lazio, duramente stigmatizzato dallo stesso giudice Scaramuzzi. “Nel caso di Maria M. – ha infatti stabilito il giudice – è la Regione Lazio che non si è attrezzata per consentire ai malati assistiti dal Servizio Sanitario Nazionale di esercitare il loro diritto a sottoporsi a spese dell`Amministrazione pubblica, a sedute di ipertermia oncologica“.
-
Sezioni:
- Rassegna Stampa
-
Aree Tematiche:
- VARIE