22 Febbraio 2012

Malaschini Pensionato da 519 mila Euro

Malaschini Pensionato da 519 mila Euro


di sergio rizzo.
La notizia più clamorosa offertaci dall’ operazione trasparenza del governo di Mario Monti è la pensione di Antonio Malaschini: 519.015 euro e 45 centesimi. Un miliardo delle vecchie lire. È una cifra che fa addirittura impallidire, se si guarda la faccenda dal punto di vista del linguaggio, i 3 milioni e mezzo guadagnati l’ anno scorso dall’ ex banchiere Corrado Passera e la pur vertiginosa denuncia dei redditi dell’ avvocato Paola Severino, quando nemmeno si sognava che l’ avrebbero chiamata a fare il ministro: 7 milioni di euro. Come si fa a chiamare pensione una rendita simile? Quel numero mette crudelmente a nudo le assurdità e gli inaccettabili privilegi nascosti nelle pieghe del nostro apparato pubblico. Dove è possibile che un altissimo funzionario pubblico, al termine della sua carriera e ancora ben lontano dai 67 anni che sono ormai la norma per i comuni aspiranti alla pensione, vada a casa portandosi dietro un assegno pari al 90% dell’ ultima, astronomica, retribuzione. Basta dire che mentre il governo di cui l’ ex segretario generale del Senato fa parte ha deciso di porre come limite alle paghe dei manager pubblici lo stipendio del primo presidente di Cassazione, l’ assegno previdenziale di Malaschini supera del 76% quel tetto. Sappiamo bene che è tutto previsto dalle regole. Come è certamente in base a norme precise che l’ ammiraglio Giampaolo di Paola, ora ministro della Difesa, gode di una pensione «provvisoria» di 314 mila euro. Ma affermare che quelle regole rispondano a criteri di equità davvero non si può. Lo stesso Malaschini se ne dev’ essere reso conto, perché ci informa di aver «rinunciato alla retribuzione come consigliere di Stato», che pure gli sarebbe spettata. Ma non allo stipendio previsto per i sottosegretari non parlamentari: 188.868 euro e 91 centesimi. Somma che porta il totale dei suoi redditi a oltre 700 mila euro: 1.049 euro puliti ogni giorno che passa. Cifra pari a un assegno medio mensile pagato dall’ Inps. Sarebbe perciò un bel gesto se decidesse di accontentarsi della sua sontuosa pensione, evitando di ritirare, oltre alla paga da consigliere di Stato (incarico che gli è stato attribuito come ulteriore benefit dal governo Berlusconi contestualmente alla sua uscita dal Senato), anche lo stipendio governativo. Inutile dire che ci si potrebbe lecitamente attendere la stessa cosa anche dai suoi colleghi titolari di pensioni d’ oro. C’ è da dire che tutti i piccoli o meno piccoli segreti dei nostri governanti non li avremmo probabilmente mai conosciuti. Provate a chiedere al Senato o alla Camera, quanto incassa un pensionato d’ oro pagato da tutti noi, con nome e cognome. Vi diranno che c’ è la privacy. E va dato atto a Monti che nessun esecutivo, prima del suo, aveva fatto un’ operazione simile. La critica che si può fare è che forse ci hanno messo un po’ troppo: redditi e interessi finanziari online ce li aspettavamo con maggiore tempestività, senza rispettare formalisticamente la tempistica di una legge peraltro insensata, come quella sul conflitto d’ interessi. Tanto insensata da proporre anche situazioni singolari come quella che si deduce da una lettera arrivata qualche giorno fa al Codacons. Quell’ associazione dei consumatori aveva sollevato all’ Antitrust, autorità competente per la materia, il caso di un possibile conflitto d’ interessi del ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera già amministratore delegato nonché azionista di Intesa San Paolo. Ricevendo dal Garante della concorrenza una garbata e tranquillizzante replica firmata dal segretario generale Roberto Chieppa, che due mesi prima è stato formalmente nominato in quell’ incarico dallo stesso Passera. RIPRODUZIONE RISERVATA.

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