25 Luglio 2003

Ma quanto è salato il mare

Ma quanto è salato il mare




Alberghi su, gelati giù. Un anno fa avevamo visitato alcune località balneari, per verificare gli aumenti del dopo euro. Siamo tornati sui nostri passi. Per scoprire che il carovita impazza. Con alcune eccezioni.




«Vietato portare all`interno alimenti e bevande»: il perentorio niet è spuntato all`improvviso su decine di cartelli all`entrata di molti stabilimenti del litorale romano. Così, per le allegre comitive di turisti disposte a comprare pane e companatico al supermarket per poi abbuffarsi tra un tuffo e un altro non c`è scampo. Volenti o nolenti, i bagnanti saranno costretti a mettersi in fila per poter addentare i panini già confezionati dell`esoso baretto in riva al mare.

Il divieto di «schiscetta», come chiamano i milanesi il pasto che si porta da casa, è l`ultima trovata che, dopo i forti rincari dell`estate 2002, la prima con l`euro, sta spolpando le esigue finanze degli italiani in fuga verso i lidi agostani. Lo dice il Codacons, l`associazione per la difesa dei consumatori, secondo cui i rincari di bibite e panini, rispetto ai prezzi della grande distribuzione, raggiungerebbero sulla battigia anche l`800 per cento. «Soltanto bugie» ribattono i gestori. Loro giurano di non avere peccati sulla coscienza. E, armati di cifre e tabelle, parlano solo di «piccoli ritocchi».


Qual è la verità? Intanto, quasi 24 milioni di italiani hanno già deciso: in vacanza, a dispetto della crisi, ci andranno lo stesso. E continueranno a spendere. Quanto ai rincari, Panorama ha voluto ripetere l`indagine diretta (pubblicata sul numero 29) e condotta l`anno scorso in sette località rappresentative: Forte dei Marmi, Alghero, Fregene, Ischia, Mondello, Rimini e Santa Margherita. Obiettivo: verificare il peso reale del caro-mare e controllare se i furbi continuano impuniti. L`indagine è stata condotta con scrupolo, provando direttamente ristoranti e servizi.


Il verdetto è: meno rincari, ma camuffati meglio. Se l`anno scorso, sei mesi dopo l`entrata in vigore dell`euro, gli aumenti erano stati indiscriminati quasi ovunque, oggi sono differenziati. Incrementi in linea con l`inflazione (o, addirittura, ribassi) per i beni cui si potrebbe rinunciare: il lettino, l`ombrellone e il gelato. Forte crescita (o, in qualche caso, autentici salassi) per le spese indispensabili: bar, albergo e ristorante. Beni che gli economisti definiscono «anelastici»: cioè necessari per la vacanza. Che bisogna acquistare comunque, al di là del costo.


Il pernottamento ha la palma del rialzo più sostanzioso. A Forte dei Marmi la stessa camera doppia a 104 euro nel 2002 è arrivata a 170: il 63 per cento in più.
Simile l`andazzo a Rimini: qui la maggiorazione è quasi del 50 per cento. Altro che «piccoli ritocchi». Ma per gli albergatori le ragioni ci sono tutte: «Si adeguano semplicemente alla domanda» spiega Bernabò Bocca, presidente della Confturismo. «Il problema è che quest`estate sono cresciuti gli italiani e diminuiti gli stranieri. E se i secondi restano in villeggiatura almeno per una settimana, i nostri connazionali si limitano al weekend. Così nel finesettimana molti sono costretti ad aumentare i prezzi». Insomma, gli hotel compenserebbero i vuoti infrasettimanali con tariffe molto più alte il sabato e la domenica.


Gli italiani quindi hanno rinunciato alle mete esotiche per «ripiegare» sul sole dei nostri litorali. Poi, con la speranza di risparmiare qualche euro, hanno pensato pure di accorciare i periodi di vacanza, con l`intento, alla fine, di moltiplicarli. Peccato che il teorema abbia risvolti un po` fantozziani. Tanto per cominciare si ritrovano tutti in coda: al venerdì, quando partono con la cravatta ancora annodata al collo, e alla domenica sera, quando rientrano in città inghiottiti da code chilometriche. Poi scoprono che anche il solito alberghetto quest`anno non perdona. Men che meno, il vecchio, familiare ristorantino in riva al mare che tanto piace alla prole, visto che nelle sette località visitate da Panorama il prezzo della cena è cresciuto in media del 12 per cento.

Per fortuna, se gli aumenti appaiono diffusi, ci sono pure le eccezioni. Il costo di ombrelloni, sdraio e cabine, per esempio, è rimasto sostanzialmente simile quasi ovunque. Mentre è addirittura diminuito quello del gelato. Piccole consolazioni, però, perché per quanti coni si vogliano mangiare, non sono certo due palline di gelato in più o in meno a svuotare o a rimpinguare il portafoglio della famiglia Brambilla.
Resta un dato: sarà per l`abitudine ai salassi del dopo euro, sarà per l`annus horribilis dei consumi bloccati, fatto sta che sotto l`ombrellone le lagnanze dei turisti sembrano più contenute che in passato. «D`altra parte» sostiene Carlo Rienzi, presidente del Codacons «la gente, dopo essere stata spennata per mesi, si è vendicata riducendo le spese. E i commercianti sono stati obbligati a contenere gli incrementi. Così, finalmente, si è livellato il mercato».


La conferma arriva dalla Federalberghi: la spesa media pro capite per la vacanza sarà di 731 euro contro i 782 euro del 2002.
L`imperativo rimane dunque contenere le spese. Per questo, mai come oggi, gli italiani spulciano cataloghi e riviste alla ricerca di qualche buona offerta. E puntano senza esitazioni su pacchetti e voli last minute, acquistabili soprattutto via internet. «I nostri clienti rispetto al 2002 si sono triplicati e il fatturato è più che raddoppiato» gongola Gianni Rotondo, amministratore delegato di Lastminute.com Italia. I motivi di questo grande successo? Il manager fa un lungo elenco: dalla consapevolezza che gli acquisti online sono sicuri alla possibilità di decidere all`ultimo istante dove andare, mettendosi al riparo da eventi imprevedibili come le guerre o la sars. Dulcis in fundo, queste soluzioni permettono di risparmiare molto.

Già, alla fine si torna sempre lì. Vacanze, finalmente vacanze. Ma, se possibile, senza spendere un occhio della testa.

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