Lugli: «Coni? Indignato solo al telefono»
- fonte:
- Il Gazzettino
P O R D E N O N E A pochi giorni dall’udienza davanti al giudice di pace di Pordenone, torna alla ribalta il caso della pallavolista modenese Lara Lugli, ex “martello” del Volley Pordenone nella stagione 2018- Il giorno della Festa della donna, con un post su Facebook, aveva accusato il club pordenonese di non averle pagato l’ultimo stipendio dopo che era rimasta incinta e di averle chiesto i danni. Ospite di Lilli Gruber a “Otto e mezzo” su La7 ha dichiarato che l’indignazione del Coni per il suo caso si è limitata a una telefonata. «Ho ricevuto telefonate private dai vertici del Coni che mi hanno inizialmente fatto molto piacere – ha riferito – ma dopo non è successo nulla. Nessuna dichiarazione ufficiale, l’indignazione si è fermata alla telefonata. Solo io e alcune associazioni abbiamo deciso di ribellarci a una situazione che non si esaurisce al mio caso personale, ma va avanti da anni, anche se altre ragazze hanno preferito non dire nulla per non esporre il proprio privato». Proprio in vista del rinnovo del vertice nazionale del Coni, Lugli “appoggia” la candidatura di Antonella Bellutti, che in caso di elezione sarebbe pronta a coinvolgerla, facendole presiedere una commissione. DONNE E DIRITTI Tra le associazioni che la sostengono vi sono le European women for human rights, che hanno condiviso la battaglia di civiltà che l’Associazione nazionale atlete (Assist) sta portando avanti per il rispetto e la dignità delle donne atlete anche e soprattutto in gravidanza. Hanno scritto una lettera al premier Draghi, alla sottosegretaria allo Sport Valentina Vezzali e ai ministri di Giustizia e di Pari Opportunità e Famiglia: «Ri- incostituzionale – scrivono ricordando anche il caso Lugli – una clausola che indica lo stato di gravidanza- quale giusta causa di risoluzione di un contratto (e di un contratto sportivo)». «Vogliamo commentare con le parole di Aldo Moro – prosegue la lettera appello – Non si tratta soltanto di riconoscere i diritti naturali alla famiglia, ma di riconoscere la famiglia come società naturale, la quale abbia le sue leggi ed i suoi diritti di fronte ai quali lo Stato, nella sua attività legislativa, si deve inchinare». CODACONS Anche il Codacons si schiera dalla parte della pallavolista. L’associazione dei consumatori si è rivolta con un esposto alla Procura di Pordenone e ha inviato una istanza a Coni e Fip. «È assurdo nel 2021 assistere a vicende che calpestano i diritti delle donne tanto nella loro etica quanto nella loro moralità – spiega il Codacons – Riteniamo che quanto accaduto possa configurare possibili ipotesi penalmente rilevanti, come i reati di violenza privata e tentata estorsione». Ricordano che «tali ingiustizie trovano le proprie radici in una Legge che ha compiuto ormai 40 anni, la Legge 91/ e che delega alle singole federazioni la scelta di aderire o meno al professionismo».
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