Lucciole, gigolò e trans in posa, arriva il calendario Codacons sul tema della prostituzione
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fonte:
- Liberoquotidiano.it
Le
immagini, realizzate dalla fotografa Tiziana Luxardo, volutamente
provocatorie per sensibilizzare l’opinione pubblica su un fenomeno che,
secondo un’indagine dell’associazione, non ha risentito della crisi: è
in crescita del 28,5% dal 2007.
Roma, 3 dic. (AdnKronos) – Il mercato della prostituzione “non ha risentito della crisi economica”. Anzi, sembra essere stato alimentato dal quadro negativo dell’economia nel nostro paese. Nel periodo 2007-2014, infatti, il fatturato della prostituzione è cresciuto del 25,8%; il numero di persone dedite alla prostituzione è aumentato del 28,5%; i clienti sono cresciuti del 20%. E’ il quadro che emerge da una ricerca Codacons, i cui dati saranno presentati domani alle 11.30 presso lo stadio di Domiziano a Roma in un incontro dal titolo ‘Il mercato della prostituzione ai tempi della crisi economica’. Oltre a fare il punto sul fenomeno, inserito ormai nel calcolo delle entrate del Paese, l’associazione presenterà un ddl per regolamentare il settore. E per l’occasione il Codacons ha affidato alla fotografa Tiziana Luxardo la realizzazione di un calendario che vede protagoniste donne, uomini e trans che praticano la prostituzione.
Si tratta, spiegano al Codacons, “di una iniziativa artistica, con foto volutamente provocatorie, dove donne e uomini si mettono ‘a nudo’ per sensibilizzare l’opinione pubblica. Durante l’incontro saranno presenti i protagonisti del calendario 2015 e rappresentanti del Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute Onlus per discutere delle difficili condizioni lavorative in cui operano in Italia le prostitute, tra repressione, violenza e illegalità diffusa”.
Secondo l’indagine Codacons l’elevato numero di imprese fallite, i posti di lavoro persi, le crescenti difficoltà nell’arrivare a fine mese e far fronte al pagamento di mutui, rate, debiti, bollette “sembra aver accresciuto il mercato della prostituzione, incrementando il numero di operatrici che, stabilmente o occasionalmente, hanno deciso di vendere il proprio corpo ‘per necessità’, ossia come ultimo espediente per reperire risorse e non cadere oltre la soglia di povertà”.
Il business del sesso, inoltre, “rappresenta un investimento sicuro per la criminalità organizzata (sia italiana che straniera), che continua a piazzare ragazze (specie dell’est europeo) nelle città italiane, senza che le istituzioni abbiano la capacità di arginare il fenomeno. Vi è poi l’aspetto culturale e quello prettamente consumistico: oggi -viene rilevato- concedere il proprio corpo per soddisfare bisogni secondari non è più un tabù. Si pensi ai numerosi casi emersi di recente di minorenni che erano solite vendere il proprio corpo per reperire soldi finalizzati all’acquisto di scarpe, borse, abiti e accessori griffati. O alle tante studentesse che, ritenendo insufficienti i soldi provenienti dalle proprie famiglie, ricorrono a prestazioni via web-cam in cambio di denaro”.
Negli ultimi anni – emerge ancora dal quadro tratteggiato dall’associazione – si è assistito però ad un cambiamento nell’esercizio della prostituzione: ad una progressiva riduzione del numero di prostitute che operano in strada, la cui percentuale rappresenta tuttavia ancora la fetta più consistente, pari al 60% del totale, fa da contraltare un aumento di quelle che decidono di lavorare in casa o altre strutture non all’aperto (40%).
Della totalità delle prostitute operanti nel nostro paese, il 10% è minorenne, mentre il 55% è costituito da ragazze straniere, provenienti principalmente dai paesi dell’Europa dell’Est. Ma un business in crescita non significa migliori condizioni lavorative per le prostitute. Anzi. Come sottolinea il Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute Onlus, le politiche sulla prostituzione attuate in Italia sono prevalentemente di tipo repressivo.
“Si assiste -concludono dal Codacons- ad una criminalizzazione del lavoro sessuale violando i diritti delle persone, ma anche ad una emarginazione sociale delle lavoratrici/lavoratori; tutto ciò squalifica questo lavoro, priva di diritti e trasforma in ‘sommerso illegale’ la ricchezza prodotta, negando così un importante apporto al benessere generale e alla ricchezza del Paese”.
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