Lo stoccafisso con calce edile “ricetta” indigesta
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fonte:
- La Sicilia
operazione ad acireale. pesce trattato in maniera fraudolenta, potenziali rischi per la salute dei consumatori finali
Gaetano Rizzo Acireale. L’ accusa principale è quella di avere immesso in commercio ingenti quantitativi di stoccafisso e baccalà utilizzando, quali ingredienti del prodotto, calce edilizia al posto della calce per uso alimentare. L’ illecito è stato contestato dalla Procura della Repubblica di Catania alla “Jonica Pesca”, una società in nome collettivo con sede in Acireale, il cui stabilimento è stato sequestrato dalla Guardia costiera e dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico del capoluogo etneo, in esecuzione di un’ ordinanza emessa dal Giudice per le indagini preliminari che comprende anche l’ applicazione del divieto di dimora a carico di Giuseppe Valastro, 68 anni, amministratore e legale rappresentante della medesima azienda, ritenuta una delle più importanti tra quelle attive in Sicilia sul fronte ittico. I provvedimenti disposti dalla magistratura sono scaturiti da un controllo di polizia marittima operato dalla Guardia costiera di Catania nell’ ambito dei consueti controlli eseguiti al fine di verificare il rispetto della normativa nazionale e comunitaria sulla filiera ittica, segnatamente per quanto riguarda lo stoccaggio, la lavorazione e la trasformazione di pesci, crostacei e molluschi. All’ emergere delle prime irregolarità, gli investigatori hanno integrato la serie di attività ispettive connesse ai profili di rispetto delle norme ambientali e, quindi, i carabinieri del Noe, attraverso l’ analisi del territorio, hanno individuato un pozzo collocato all’ esterno all’ area dello stabilimento, utilizzato abusivamente dal titolare del deposito ittico nell’ ambito di tutte le procedure di lavorazione del pescato e della pulizia dei locali. L’ acqua prelevata dal pozzo artesiano in maniera considerata illecita dai militari è stata sottoposta ad accurate analisi eseguite dall’ Asp di Catania, dalle quali è emersa la presenza di un elevato tasso di batteri coliformi. Un controllo tira l’ altro e, pertanto, la serie di rilievi è proseguita con ulteriori presunti illeciti, anche di carattere penale. All’ amministratore della Jonica Pesca, dunque, sono stati contestati anche reati ambientali e violazioni in materia di norme sulla sicurezza dei luoghi di lavoro, come l’ assenza di idonea documentazione di autorizzazione allo scarico e della documentazione attestante i campionamenti di monitoraggio delle acque utilizzate per la lavorazione del prodotto ittico. Secondo gli inquirenti, a differenza di quanto dichiarato agli enti preposti al controllo, l’ impresa non si sarebbe limitata esclusivamente a conservare e commercializzare i prodotti ittici, ma sarebbe andata oltre, procedendo con la lavorazione, la trasformazione, l’ affumicatura ed il loro confezionamento. Irregolarità sono state rilevate anche all’ esterno dello stabilimento, dotato di telecamere di videosorveglianza rivolte verso la parte interna dei luoghi di lavoro, senza che l’ apposita autorizzazione rilasciata dall’ Ispettorato del lavoro. Sull’ operazione il Codacons ha diramato una nota a firma dell’ avv. Carmelo Sardella, precisando che «la mancanza delle più elementari norme di igiene nelle strutture adibite alla distribuzione e commercializzazione di prodotti alimentari ha dirette conseguenze sui consumatori. Ad essere leso, infatti, è il diritto alla salute dei cittadini, che rischiano di mettere in tavola prodotti alimentari, in questo caso pesce, non trattato secondo le basilari norme igienico-sanitarie e, quindi, potenzialmente pericoloso sul fronte della salute».
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