22 Dicembre 2021

L’industria cresce ma è minacciata da Omicron

 

 

Prosegue a ottobre per il quinto mese consecutivo, la crescita congiunturale del fatturato dell’industria. Il fatturato a ottobre è salito del 2,8%. Una crescita, rilevata dall’Istat, risultante da un aumento su entrambi i mercati: +3,4% quello interno e +1,4% quello estero. Corretto per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 21 contro i 22 di ottobre 2020), il fatturato totale cresce in termini tendenziali, cioè sull’anno, del 16,9%, in particolare +19,4% sul mercato interno e +12,1% su quello estero. Anche nella media degli ultimi tre mesi – fa notare l’istituto di statistica – la dinamica congiunturale segna un risultato positivo. Nel confronto tendenziale su dati corretti per i giorni lavorativi, l’incremento è diffuso a tutti i principali raggruppamenti di industrie, con aumenti più marcati per l’energia e i beni strumentali”. Entrando nel dettaglio dei raggruppamenti principali di industrie, a ottobre gli indici destagionalizzati del fatturato segnano un aumento congiunturale per tutti i principali settori: l’energia (+5,4%), i beni strumentali (+3,9%), i beni intermedi (+2,3%) e i beni di consumo (+1,8%). Per quanto riguarda gli indici corretti per gli effetti di calendario riferiti ai raggruppamenti principali di industrie, si registrano incrementi tendenziali molto marcati per l’energia (+49,0%) e i beni intermedi (+28,0%), più contenuti per i beni di onsumo (+10,9%) e quelli strumentali (+4,2%). Il fatturato dell’industria registra quindi numeri positivi, “ma sull’industria italiana pende la spada di Damocle del caro-bollette e della ripresa dell’inflazione che potrebbero rallentare la ripresa economica del paese”, è il commento del Codacons. E “dopo un settembre deludente, a ottobre il fatturato torna a registrare numeri positivi. L’industria italiana, tuttavia, dovrà fare i conti con il caro-prezzi e l’emergenza bollette che stanno caratterizzando l’ultimo periodo del 2021, e coi rincari di tariffe e listini che proseguiranno nel 2022, fattori che rischiano di avere ripercussioni non solo sui consumi delle famiglie ma anche sulla salute della nostra industria, rallentando la ripresa economica del paese”.A disegnare lo scenario è la Direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo: “L’impatto negativo della variante Omicron e la minaccia di politiche monetarie più restrittive rappresentano ora i principali ostacoli per i mercati delle materie prime e potrebbero innescare più ampie correzioni dei prezzi nel breve termine. Tuttavia, un temporaneo indebolimento dei corsi delle materie prime beneficerebbe l’economia mondiale, contribuendo ad accelerare i tassi di crescita,e semplificherebbe il compito delle principali banche centrali, che potrebbero continuare a sostenere la ripresa economica invece di combattere le pressioni inflazionistiche”.

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