21 Gennaio 2010

Le truccatrici non ci stanno

ROMA «Silvio dov’ è il trucco?». I lavoratori Mediaset ieri hanno manifestato davanti a Montecitorio: è il secondo sciopero nazionale in due settimane, per dire no alla vendita del settore Trucco, acconciatura e sartoria: 56 persone, in gran parte donne. Le truccatrici hanno poi fatto un girotondo intorno a Palazzo Grazioli, residenza privata del premier. Il timore è che il gruppo in mano al presidente del consiglio voglia spezzettare tutta l’ impresa, cedendo a poco a poco pure gli scenografi, i macchinisti, i montatori, i cameramen. L’ allarme è palpabile tra i dipendenti di quello che fino a ieri veniva considerato il fortino della sicurezza: «Berlusconi non licenzierà mai, ci siamo sempre detti, perché rovinerebbe la sua immagine in politica – ci spiega una delle truccatrici venute a Roma da Cologno Monzese – E invece eccoci qui: adesso ci sentiamo tradite, dopo 20 o 30 anni in azienda. Mediaset l’ abbiamo fatta noi». Alcune ricordano di quando il Cavaliere, all’ inizio degli anni Ottanta, passava ore dentro gli studi: «Ci salutava una per una, ci abbracciava, l’ abbiamo anche truccato. Ma oggi con Confalonieri e Piersilvio la musica è cambiata». E sì, ancora non si vuole credere che il «buon padre» di Mediaset, il «Silvio nazionale», possa licenziare i suoi dipendenti, quelli che hanno sempre considerato il Biscione come una grande famiglia. Ma oggi tutto corre, Mediaset arranca sul digitale, c’ è la concorrenza di Sky, e così si decide di cambiare il profilo dell’ azienda. Probabilmente si pensa di «dimagrire» gli organici, dato che tanta produzione arriva ormai «chiavi in mano» da società come Endemol (anch’ essa di Berlusconi), Grundy, o Magnolia. Mentre il personale tecnico è fornito da service esterni, le «quattro sorelle», come le chiamano a Mediaset: Sbp, Telerecord, Euroscena e Frame, che assicurano troupes e attrezzature just in time, comode in questi giorni di sciopero per sostituire chi incrocia le braccia all’ interno. Le truccatrici hanno messo su una toletta di fronte al Parlamento, quelle che le star tengono in camerino, con le lampadine intorno allo specchio: qui truccano i passanti. Sono venuti quelli di La 7, il Tg3, ma anche Annozero di Santoro, Ballantini di Striscia. E i tg Mediaset? Il cdr del Tg5, presente per solidarietà al presidio, ci spiega che non sono state inviate telecamere interne – le troupes erano in sciopero – ma che i conduttori, nelle varie edizioni, avrebbero letto un comunicato e la replica dell’ azienda. Non è stato invece possibile mandare in onda al tg delle 20, come si auspicava lo stesso cdr, le immagini del sit-in. Tutti i redattori hanno comunque tolto le firme dai servizi. Una sarta di Roma, tra 3 anni in pensione, ci conferma che la gran parte dei dipendenti Mediaset ha sempre nutrito grande fiducia in Berlusconi: «Eh sì, noi l’ abbiamo votato – spiega – Mica sputi nel piatto dove mangi! Ma adesso questo ci vende! E chissà dove sta adesso, mentre noi siamo qui a soffrire per il nostro futuro». Alcune truccatrici sono vicine alla pensione, altre invece sono più giovani, sui 40 anni: «E’ una disperazione per tante – spiega Margherita Renzi, sarta a un solo mese dalla pensione – Ci sono diverse ragazze sole con figli. Ma io me ne vado appena maturo la pensione, il 19 marzo. Certo, avrei potuto restare fino a maggio: ma chi ci vuole passare solo un giorno di più qui? E poi ‘ sta Pragma srl dove ci vogliono mettere, che è? Io, comunque – ci tiene a precisare Margherita – ho sempre votato sinistra, tanto che mi criticavano. Ma adesso lo vedi che siamo finiti tutti qui, in piazza». Alle telecamere del Tg3 una lavoratrice conferma: «Lui l’ abbiamo sempre votato, addirittura sin da prima che scendesse in campo. E poi, quando si doveva andare a votare, ci accompagnavano con la macchina di servizio». Insomma, l’ aria è davvero cambiata e davanti alla facciata della Camera il coro è all’ unisono: «Presidente, presidente!». Chiedono che Berlusconi le incontri, le riceva a Palazzo Chigi, e rinunci alla cessione. Alcune truccatrici di Cologno spiegano che anche gli altri dipendenti sono preoccupati, e infatti lo sciopero di ieri riguardava tutti i 3800 lavoratori del gruppo: «Cominciano a cedere noi perché siamo tutte donne: pensavano che non avremmo fatto casino. Ma noi lo sappiamo che passare a questa Pragma srl vuol dire un futuro incerto: tra un anno, o due, potrebbero dichiarare fallimento». Roberto Crescentini, delegato Fistel Cisl, dice che l’ azienda, al tavolo di giovedì scorso, aveva promesso che nelle prossime produzioni avrebbe utilizzato solo personale interno: «Invece per lo Show dei record hanno già chiamato service esterni: che credibilità vogliono avere così? Ma noi siamo disposti a bloccare gli studi della Elios». Allo stesso modo, per Ciao Darwin in partenza a febbraio, sarebbero state già rifiutate le truccatrici interne: dall’ 1 febbraio non saranno più Mediaset, avrebbe risposto la produzione ai lavoratori. Solidarietà è arrivata dal Pd, dall’ Idv di Antonio Di Pietro, che preannuncia un’ interrogazione parlamentare; da Articolo 21 e dall’ Associazione stampa romana, dai broadcaster della Clb. Dal Codacons, che chiede al ministro Scajola di «convocare Mediaset per chiedere conto dell’ esternalizzazione: dato che hanno una concessione pubblica, non possono comportarsi così».

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