Le telecamere erano fuori uso
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fonte:
- il Tirreno
SALERNO. Mentre gli investigatori davano la caccia alla rapitrice e alla probabile complice, preoccupavano le condizioni a cui stava andando incontro il piccolo rapito, Luca Cioffi. Senza cibo, né acqua, un neonato di sole tre ore, «può sopravvivere dalle 12 alle 24 ore», aveva detto ieri pomeriggio Claudio Fabris, presidente della Società Italiana di Neonatologia. «Possono recarsi in un pronto soccorso – aveva aggiunto – e lasciarlo lì, anche senza dire niente e in questo modo non gli succede niente». Inoltre, Fabris aveva sottolineato quanto per un neonato così piccolo fosse necessario fare molta attenzione all’ ambiente in cui veniva tenuto e alla temperatura. «Il neonato dovrebbe stare tra i 18 e i 22 gradi – aveva precisato – se si scende sotto questa temperatura può andare in ipotermia». A tutto questo c’ era da aggiungere il pericolo di infezioni, nel caso in cui non fosse stata effettuata correttamente la pulizia della zona alla base del cordone ombelicale. «Normalmente basta fare una medicazione con dell’ alcol – era la spiegazione – ma se ciò non avviene è altissimo il rischio di infezioni. Infezioni che nei neonati tendono a generalizzarsi e trasformarsi in setticemie». Il Codacons ha chiesto «alla magistratura di indagare sul malfunzionamento o sulla disattivazione dei sistemi di sorveglianza presso il nosocomio di Nocera, circostanza che emergerebbe dalle prime indiscrezioni». «Se davvero, come sembra – ha aggiunto Rienzi – le telecamere di controllo erano disattivate, allora la procura dovrà verificare di chi è la responsabilità di tale grave disservizio. Fa rabbia pensare che se le stesse telecamere fossero state regolarmente funzionanti, come ci si aspetta in qualsiasi ospedale, questo grave episodio si sarebbe potuto evitare». Carabinieri e polizia, subito dopo l’ allarme, hanno esaminato filmati ripresi da telecamere collocate lungo alcune strade nelle vicinanze dell’ ospedale di Nocera Inferiore nel tentativo di individuare l’ auto a bordo della quale sarebbero state viste le due donne con il neonato appena rapito. Gli investigatori hanno esaminato in particolare le vetture transitate in zona nell’ orario del sequestro. Poi hanno ascoltato medici, gli infermieri e i pazienti, non solo del reparto maternità dell’ ospedale. In un primo momento, sembrava che le testimonianze raccolte non avessero fornito elementi ritenuti interessanti, anche in considerazione del fatto che la donna si sarebbe comportata come una vera e propria infermiera, senza tenere atteggiamenti che potessero insospettire i presenti. Poi in serata c’ è stata la svolta, con il ritrovamento del piccolo a casa di un’ infermiera, a Nocera Inferiore. Fin dal primo momento, gli investigatori avevano tendenzialmente escluso che il rapimento potesse esser stato compiuto da qualcuno che conosceva la famiglia.
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