10 Dicembre 2021

Le mani della Ue sulle nostre case: come calcolare quali sono a rischio

Dopo la notizia choc della Commissione europea che ha spiazzato tutti e che vorrebbe bloccare vendite e affitti degli edifici energetici non a norma, è “corsa” per capire in quale categoria rientra la propria casa o immobile sperando che non faccia parte della “stangata” prevista nel prossimo futuro.
Milioni di edifici a rischio

Come ci siamo occupati sul Giornale.it, infatti, dal 2027 tutti gli edifici ad alto consumo e che oggi rientrano nell’ultima categoria delle classi energetiche, la G, non potranno più far parte del mercato immobiliare se non si adegueranno alla nuova direttiva dell’Ue. Come scrive Il Messaggero, ad oggi, soltanto in Italia sono almeno 16 milioni gli immobili che appartengono alla categoria G, quella che consuma di più e che la Commissione vorrebbe escludere per sempre dal mercato. In tal senso, le prime stime dell’Enea sono pesantissime perché sarebbero necessari 12 miliardi l’anno per 10 anni, con una spesa totale di 120 miliardi, per migliorare almeno da G ad E l’edificio.
Un’impresa (quasi) impossibile

Un’enormità che non basterebbe perché l’Europa ha chiesto espressamente che dal 2030 la classe energetica dovrà diventare D e C dal 1° gennaio 2033. Infine, entro il 2035, un ulteriore efficientamento fino ad arrivare alle classi A e B, quelle che “consumano” meno e rispettano l’ambiente. Immaginate con quali costi il privato cittadino dovrebbe sostenere le spese per arrivare, in pratica, dalla classe G a quelle A e B (perché è questo l’obiettivo finale). Con quali soldi, se già il Superbonus 110% sta perdendo di valore (diventerà 65%) e nessun altro bonus statale potrà mai coprire le spese per 120 miliardi? Ricordiamo che la sanzione prevista per chi non rispetterà la nuova norma sarà il divieto di vendere o affittare.

L’Ue vuole bloccare vendite e affitti: quali sono le case a rischio

“Idea ridicola”

In attesa che il governo si pronunci, il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, ha già fatto sentire la sua voce dicendo senza mezzi termini che si tratta di “un’idea ridicola, che non potrebbe essere applicata in Italia”. Anche l’Unione nazionale consumatori è pronta “alle barricate” contro la proposta europea mentre l’europarlamentare della Lega, Paolo Borchia, ha parlato di “ennesima eurofollia”. Chi di dovere, comunque, ha iniziato a lavorare sottotraccia per impedire un simile scempio. Secondo i numeri dell’Agenzia delle Entrate, in Italia ci sono 58 milioni di immobili residenziali di cui 20 milioni case principali, 6 milioni in affitto e altri sei liberi da vincoli. Pertinenze escluse, si contano circa 45 milioni tra case, fabbricati ecc. di cui almeno il 35% fa parte della classe G ma si tratta di un numero sottostimato.

Il problema è grave e va risolto al più presto: l’Enea ha stimato costi monstre che oscillano tra 9 e 12 miliardi ogni anno in base al tipo di ristrutturazione e solo lo 0,03% degli immobili italiani rispetta i requisiti massimi energetici, ossia classi A e B.
Come si stabilisce la classe energetica

il documento che certifica la classe energetica di un edificio è l’Ape (Attestato di Prestazione Energetica), che utilizza una scala in cui A4 è il valore massimo e G il minimo. Come riporta il Corriere, gli immobili A4 vengono chiamati “a energia zero” perché hanno consumi inferiori a 30 KWh/mq all’anno a differenza di una classe G che è ad alto consumo energetico e non rispetta nessuno dei criteri di efficienza richiesti dalla transizione energetica in cui ci troviamo. “L’obbligo della certificazione energetica riguarda i rogiti, le contratti di locazione, le detrazioni, i bonus e gli sgravi fiscali”, scrivono gli esperti.
Differenza di costi

Se la migliore classe energicata, la A4, fa spendere tra i 200 e i 300 euro per il riscaldamento ogni anno, una classe G varia da mille euro sulle Isole, 1.300 euro al Centro-Sud e 1.600 euro nelle zone più fredde del Nord Italia. L’Ape viene stabilita solamente da soggetti o enti accreditati come geometri ed architetti il cui attestato vale per 10 anni se non vengono fatti interventi sull’immobile, altrimenti va rinnovato con costi che variano dai 150 ai 300 euro per un appartamento, 350 euro per un negozio fino a duemila euro per un capannone industriale.

Per migliorare l’efficienza energetica di un edificio o casa, sono necessari interventi di ristrutturazione e riqualificazione come quelli previsti dal Superbonus. La prima cosa da fare è l’intervento sull’involucro dell’abitazione per separare la parte esterna da quella interna. Man mano che si sale dalla classe G a quelle migliori, le ristrutturazioni si fanno via via più consistenti e variano dai vetri termici agli impianti fotovoltaici, dagli infissi alle caldaie a condensazione e valvole termostatiche. Infine, per passare in classe A e le sue sottoclassi serve necessariamente un impianto fotovoltaico.

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