Le azioni collettive
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fonte:
- Il Messaggero
ROMA – Le azioni collettive di rivalsa nei confronti di privati o di una pubblica amministrazione o di imprese private esercenti servizi pubblici sono cosa differente dalla cosiddetta “class action” introdotta (dopo vari rinvii) in Italia dal gennaio 2010. In precedenza l’ azione collettiva avanzata era in realtà una causa azionata individualmente da una o più persone attraverso uno o più avvocati difensori ed aveva o avrà (visti i tempi lunghi della giustizia) conseguenze (positive o negative a seconda del giudizio finale) a favore (o meno) di chi l’ ha iniziata e non di tutti i consumatori o le persone appartenenti a quella “classe” titolare dei medesimi diritti rivendicati in causa. L’ utilizzazione di un medesimo avvocato o studio legale era meramente una scelta individuale e non modificava in nulla la natura singola della causa intrapresa. Da gennaio scorso sono scattate le prime “class action” che possono essere intraprese da un singolo cittadino o consumatore soprattutto contro imprese private e alle quali possono poi aderire, beneficiando dell’ eventuale giudizio positivo (senza bisogno di far causa), tutti coloro che si trovino nella medesima “classe” o situazione di diritto. Una contro una banca è finita male in 1 e 2 grado e si attende la Cassazione. Ma la legge vieta azioni retroattive, ad esempio contro i responsabili dei crack Cirio e Parmalat. Ci sono altre banche nel mirino del Codacons che tuttavia come associazione non può iniziare una “class action” anche se può sostenerla socialmente. La legge non consente inoltre di richiedere risarcimenti alla pubblica amministrazione, statale o locale. Tuttavia con la Legge Brunetta si può ottenere un’ ingiunzione al rispetto delle leggi vigenti anche nei confronti della PA. Così la prima che andrà a sentenza (il 9, tra 4 giorni) è quella sostenuta dal Codacons davanti alla terza sezione del Tar diretta a ordinare al ministero della pubblica istruzione e ai 20 direttori scolastici regionali di rispettare il limite previsto dalle leggi vigenti di 25 alunni per aula. RIPRODUZIONE RISERVATA.
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