Lavoro, diecimila senza pass
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fonte:
- Il Gazzettino
T R E V I S O Un zoccolo duro di circa 10mila lavoratori senza Green pass. Ad una settimana dall’entrata in vigore dell’obbligo del certificato, nelle aziende e negli uffici pubblici della Marca rimane ancora un contingente di addetti non vaccinati, né sottoposti al tampone, per convinzione personale o, in alcuni casi, per non essere riusciti a prenotare il test.E perciò destinati a non poter prendere servizio.I numeri, tuttavia, appaiono in diminuzione negli ultimi giorni, e con essi sono rientrati in gran parte anche i timori, espressi da molti esponenti del mondo economico, di pesanti impatti sulle attività produttive a causa della indisponibilità di personale.LE PREVISIONI Le stime della vigilia, infatti, si aggiravano intorno ai 40mila occupati in provincia sprovvisti di passaporto verde. Da allora, come evidenziato dall’Ulss 2, si è verificata un’impennata dei tamponi eseguiti, ma pure delle vaccinazioni. Di contro, anche nella Marca sono aumentati i certificati di assenza per malattia presentati dai lavoratori: questa settimana l’Inps ne ha ricevuti circa 6.500, l’11% in più rispetto allo stesso arco di tempo precedente. Senza dubbio un effetto della componente “no pass”, sebbene, naturalmente, il computo comprenda anche chi ha effettivi problemi di salute. L’ANALISI «Avere dati precisi in questo ambito è molto difficile – conferma Massimiliano Paglini, segretario generale della Cisl Belluno Treviso – Rispetto a quelle stime iniziali, e dandole per buone, di certo oggi siamo a livelli molto ridotti: ritengo che il 95% dei lavoratori trevigiani,e forse più, sia ormai in possesso del green pass,a lunga scadenza o temporaneo. Lo dimostrano le code ai covid point e soprattutto il fatto che nelle aziende la situazione si sta sempre più normalizzando: non abbiamo segnalazioni di particolari anomalie. La maggioranza silenziosa si è dimostrata anche responsabile». Resta un nucleo di irriducibili «ma tale da non incidere sulla produttività. L’auspicio è che anche costoro si rendano conto di che questa resistenza non serve, vista la doppia opzione vaccino o tampone. Detto questo, rinnoviamo l’appello a vaccinarsi». Anzi, il leader cislino ribadisce come, alle luce degli ennesimi, gravi incidenti «sia necessario tornare ad affrontare il tema sicurezza nei luoghi di lavoro non solo sotto il profilo Covid, ma anche riguardo a tutti gli aspetti ordinari». Per i sindacati, insomma, il sistema locale ha saputo far fronte alla situazione. Unica eccezione di un certo rilievo, la Mom, dove la mancanza di autisti ha costretto a sospendere diverse corse. Ma anche qui, spiegano i confederali, l’emergenza pare sotto controllo. Nelle realtà industriali, gli scioperi attuati il primo giorno di prescrizione del green pass sono ormai rientrati. LE DIFFICOLTÀ Secondo la Cgil, le assenze complessive si sono rivelate la metà di quelle previste: «Ci aspettavamo un 20% di assenze, in realtà non sono più del 10%», os-serva Nicola Atalmi della segreteria provinciale. «Si è continuato a lavorare pressoché ovunque – rimarca il segretario provinciale Mauro Visentin – La prova può dirsi superata. Come sempre, i lavoratori hanno dimostrato consapevolezza e serietà». Un quadro sostanzialmente confermato anche dagli industriali e dal presidente della Camera di commercio Mario Pozza: «Speriamo continui a prevalere il buon senso», dice. Pure il prefetto di Treviso, Maria Rosaria Laganà, sottolinea di non aver ricevuto notizie di particolari disservizi: «In ogni realtà c’è quota davvero minima anno scelto di sottoporsi ai tamponi e al controllo del green pass. Non abbiamo indicazioni di qualcuno andato a lavorare senza seguire questo percorso. Il mio auspicio è che anche più riottosi scelgano via vaccino, che ci sta portando fuori emergenza». Per Maria Cristina Piovesana, vicepresidente nazionale di Confindustria ed ex numero uno di Assindustria Venetocentro, «Le cose stanno andando nella giusta direzione e penso che, man mano andranno semre meglio. Tamponi a carico delle imprese? Rimaniamo contrari, non si torna indietro». Il Codacons, invece, ha presentato un esposto alla Procura di ogni capoluogo veneto, compresa quella di Treviso, ipotizzando che dietro il boom di certificati di malattia si celino falso e truffa aggravata: «Potrebbero realizzare reati sia da parte dei lavoratori, sia dei medici che hanno firmato certificati falsi».
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