22 Ottobre 2021

Lavoro, diecimila senza pass

Un  zoccolo  duro  di  circa  10mila  lavoratori  senza  Green  pass.  Ad  una  settimana  dall’entrata  in  vigore  dell’obbligo  del  certificato,  nelle  aziende  negli  uffici  pubblici  della  Marca  rimane  ancora  un  contingente  di  addetti  non  vaccinati,  né  sottoposti  al  tampone,  per  convinzione  personale  o,  in  alcuni  casi,  per  non  essere  riusciti  prenotare  il  test.E  perciò  destinati  non  poter  prendere  servizio.I  numeri,  tuttavia,  appaiono  in  diminuzione  negli  ultimi  giorni,  con  essi  sono  rientrati  in  gran  parte  anche  timori,  espressi  da  molti  esponenti  del  mondo  economico,  di  pesanti  impatti  sulle  attività  produttive  causa  della  indisponibilità  di  personale.LE  PREVISIONI  Le  stime  della  vigilia,  infatti,  si  aggiravano  intorno  ai  40mila  occupati  in  provincia  sprovvisti  di  passaporto  verde.  Da  allora,  come  evidenziato  dall’Ulss  2,  si  è  verificata  un’impennata  dei  tamponi  eseguiti,  ma  pure  delle  vaccinazioni.  Di  contro,  anche  nella  Marca  sono  aumentati  certificati  di  assenza  per  malattia  presentati  dai  lavoratori:  questa  settimana  l’Inps  ne  ha  ricevuti  circa  6.500,  l’11%  in  più  rispetto  allo  stesso  arco  di  tempo  precedente.  Senza  dubbio  un  effetto  della  componente  “no  pass”,  sebbene,  naturalmente,  il  computo  comprenda  anche  chi  ha  effettivi  problemi  di  salute.  L’ANALISI  «Avere  dati  precisi  in  questo  ambito  è  molto  difficile  – conferma  Massimiliano  Paglini,  segretario  generale  della  Cisl  Belluno  Treviso  – Rispetto  quelle  stime  iniziali,  dandole  per  buone,  di  certo  oggi  siamo  livelli  molto  ridotti:  ritengo  che  il  95%  dei  lavoratori  trevigiani,e  forse  più,  sia  ormai  in  possesso  del  green  pass,a  lunga  scadenza  temporaneo.  Lo  dimostrano  le  code  ai  covid  point  soprattutto  il  fatto  che  nelle  aziende  la  situazione  si  sta  sempre  più  normalizzando:  non  abbiamo  segnalazioni  di  particolari  anomalie.  La  maggioranza  silenziosa  si  è  dimostrata  anche  responsabile».  Resta  un  nucleo  di  irriducibili  «ma  tale  da  non  incidere  sulla  produttività.  L’auspicio  è  che  anche  costoro  si  rendano  conto  di  che  questa  resistenza  non  serve,  vista  la  doppia  opzione  vaccino  tampone.  Detto  questo,  rinnoviamo  l’appello  vaccinarsi».  Anzi,  il  leader  cislino  ribadisce  come,  alle  luce  degli  ennesimi,  gravi  incidenti  «sia  necessario  tornare  ad  affrontare  il  tema  sicurezza  nei  luoghi  di  lavoro  non  solo  sotto  il  profilo  Covid,  ma  anche  riguardo  tutti  gli  aspetti  ordinari».  Per  sindacati,  insomma,  il  sistema  locale  ha  saputo  far  fronte  alla  situazione.  Unica  eccezione  di  un  certo  rilievo,  la  Mom,  dove  la  mancanza  di  autisti  ha  costretto  sospendere  diverse  corse.  Ma  anche  qui,  spiegano  confederali,  l’emergenza  pare  sotto  controllo.  Nelle  realtà  industriali,  gli  scioperi  attuati  il  primo  giorno  di  prescrizione  del  green  pass  sono  ormai  rientrati.  LE  DIFFICOLTÀ  Secondo  la  Cgil,  le  assenze  complessive  si  sono  rivelate  la  metà  di  quelle  previste:  «Ci  aspettavamo  un  20%  di  assenze,  in  realtà  non  sono  più  del  10%»,  os-serva  Nicola  Atalmi  della  segreteria  provinciale.  «Si  è  continuato  lavorare  pressoché  ovunque  – rimarca  il  segretario  provinciale  Mauro  Visentin  – La  prova  può  dirsi  superata.  Come  sempre,  lavoratori  hanno  dimostrato  consapevolezza  serietà».  Un  quadro  sostanzialmente  confermato  anche  dagli  industriali  dal  presidente  della  Camera  di  commercio  Mario  Pozza:  «Speriamo  continui  prevalere  il  buon  senso»,  dice.  Pure  il  prefetto  di  Treviso,  Maria  Rosaria  Laganà,  sottolinea  di  non  aver  ricevuto  notizie  di  particolari  disservizi:  «In  ogni  realtà  c’è  quota  davvero  minima anno  scelto  di  sottoporsi  ai  tamponi  e  al  controllo  del  green  pass.  Non  abbiamo  indicazioni  di  qualcuno  andato  a  lavorare  senza  seguire  questo  percorso.  Il  mio  auspicio  è  che  anche  più  riottosi  scelgano  via  vaccino,  che  ci  sta  portando  fuori  emergenza».  Per  Maria  Cristina  Piovesana,  vicepresidente  nazionale  di  Confindustria  ed  ex  numero  uno  di  Assindustria  Venetocentro,  «Le  cose  stanno  andando  nella  giusta  direzione  e  penso  che,  man  mano andranno semre meglio. Tamponi a carico delle imprese? Rimaniamo contrari, non si torna indietro». Il Codacons, invece, ha presentato un esposto alla Procura di ogni capoluogo veneto, compresa quella di Treviso, ipotizzando che dietro il boom di certificati di malattia si celino falso e truffa aggravata: «Potrebbero realizzare reati sia da parte dei lavoratori, sia dei medici che hanno firmato certificati falsi».

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