21 Ottobre 2019

Laurea da influencer: tutta teoria e retta salata. Silenzio al ministero

Che saranno mai 3.900 euro all’ anno, tanto ammonta la retta, se poi c’ è la possibilità di diventare nientemeno che un potentissimo influencer, uno di quelli che, semplicemente cambiandosi d’ abito su Instagram, è in grado di guadagnare milioni di euro? A promettere questa fulgida carriera arriva un vero e proprio corso di laurea dell’ Università telematica eCampus, che assegna proprio il titolo di laurea in Influencer. L’ ateneo spiega che il nuovo percorso fornisce le competenze per affrontare “il nuovo marketing, quello social, ‘influenzale'” andando a colmare “il vuoto formativo attuale”, anche per evitare “mancanza di rigore e utilizzo di cattive pratiche che penalizzano chi aspira al ruolo di influencer”.L’ idea, che ha scatenato varie polemiche – oltre a spingere il Codacons a chiedere al Ministero dell’ Istruzione di capire se questo corso di laurea sia davvero tale – non è in realtà nuova, visto che già l’ Università Autonoma di Madrid aveva lanciato l’ anno scorso un corso in Intelligence Influencers: Fashion and Beauty. E proprio qui sta il punto. Ammesso che abbia senso una laurea per diventare “influenzatore” – d’ altronde in Italia esiste la laurea in Verde ornamentale, Tropical rural development, Scienze dell’ Allevamento, Igiene e Benessere del Cane e del Gatto, comunque infinitamente più sensate – e ammesso che il successo dei più noti influencer venuti dal nulla derivi da preparazione e correttezza e non dal contrario (vedi l’ abuso di marchette nascoste), ci si aspetterebbe almeno che il corso portasse dritto all’ obiettivo. E infatti all’ università madrilena si apprende soprattutto a ottimizzare il proprio blog e la pagina Instagram, a creare il proprio personal branding, a difendersi da troll e hater; così come si impara a pensare in maniera creativa, evitare di diffondere stereotipi, fare foto e video per renderli commerciali e artistici, produrre contenuti editoriali, fare storytelling; infine gestire la propria reputazione online, monetizzare i propri contenuti e molte altre cose altre cose concrete. Invece cosa troviamo nel corso dell’ ateneo, sponsorizzato da Cristiano Ronaldo? Esami come Semiotica e filosofia dei linguaggi, Sociologia dei processi economici, Etica della comunicazione, Organizzazione di eventi e ufficio stampa: un minestrone psico-socio-giuridico che tanto assomiglia, infatti, ad altri corsi della stessa Facoltà, Scienze della Comunicazione (messa tra l’ altro, chissà perché, dentro Giurisprudenza, come d’ altronde Biologia è inserita in quella di Psicologia). Il tutto però venduto come il percorso per diventare influencer di successo (e alto reddito). Insomma, c’ è di che dubitarne e anzi, è probabile che si imparerebbe più marketing a studiare, piuttosto, come l’ università eCampus (finanziata da una Fondazione presieduta dal fondatore del CEPU e Grandi Scuole) vende i corsi ai suoi iscritti. Anzi, meglio non dirlo. Non sia mai che il prossimo anno arrivi un corso di laurea, a pagamento, per “diventare esperto di marketing lavorando per noi”. Con il sonno del Miur, tutto è possibile.
elisabetta ambrosi

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