5 Luglio 2002

«L´addio alla lira ci è costato più di 600 euro per famiglia»

OGGI LA GIORNATA SENZA ACQUISTI INDETTA DALLE ASSOCIAZIONI DEI CONSUMATORI

«L´addio alla lira ci è costato più di 600 euro per famiglia»






La massaia attenta s´era accorta che lo scolapasta comprato un anno fa al banco «tutto-a-mille-lire» da gennaio costava il doppio, come il mestolo di legno, la spazzola per capelli, il set di mollette stendipanni: «tutto-a-un-euro». Tanto che al semaforo, un po´ distratta, un po´ perché «una moneta pare poco», aveva raddoppiato la mancia al lavavetri. Fino a ieri sospetti, bla-bla tra amiche, la sensazione che andare al mercato con un biglietto da 50 non bastasse più. Le organizzazioni dei consumatori confermano: il passaggio alla moneta europea è stato un salasso per le famiglie torinesi che, a fine anno, si ritroveranno con 650 euro in meno. «Altro che il 2,3% denunciato dall´Istat, il costo della vita è cresciuto almeno del 3%», attacca Giovanni Dei Giudici, vicepresidente della Federconsumatori Piemonte. Con Adoc, Adusbef, Codacons, e le segreterie nazionali delle associazioni, ha organizzato per oggi lo sciopero della spesa: niente caffè al bar, quotidiano, pausa pranzo al ristorante. Per un giorno, suggeriscono, «rinunciamo al cinema, al pieno di benzina, al taxi». Al parrucchiere, anche a costo di sacrificare la messa in piega che sta per cedere alla forza di gravità. Se i più agguerriti eviteranno operazioni in banca, sms al cellulare, televisione, il risultato, in barba ai «crumiri» a spasso a fare shopping, sarà sensibile. «Con un´adesione del 20% dei cittadini – stima Alessandro Di Benedetto, responsabile regionale di Adusbef -, daremo al commercio nazionale uno scossone da 30 milioni di euro di danno». A occhio, i torinesi sentono il problema. Sette su dieci (il 68%), secondo un´indagine di Federconsumatori, confermano un aumento su frutta, formaggio, liquori, prodotti alimentari in genere. Dall´addio alla lira, niente è come prima: gli intervistati accusano la differenza giorno per giorno, non solo nel weekend, quando, in blocco, la famiglia va all´ipermercato a fare il pieno-dispensa per tutta la settimana. Prendi le sigarette, per dire: un pacchetto di Marlboro è passato dai 3 euro di dicembre 2001 ai 3,10 odierni (+3,3%). Peggio è andata a chi fuma Muratti: 3,10 euro contro 2,94 di un anno fa (+5,4%). Sono aumentate Merit (+1,3%), Camel (+4,8%), i fiammiferi (+15,4%). La puntata quotidiana del buon italiano al bar, non esce indenne dal passaggio alla nuova moneta. Quelli che non avevano ancora portato a 1600 lire (83 centesimi) il prezzo del caffè, hanno fatto cifra tonda: 85 centesimi. Eppure, ad essere colpiti dal rincaro non sono solo gli avventori.
«Il proprietario di un locale che conosco – racconta Giovanni Dei Giudici -, mi ha confessato che, da lui, come dovunque, l´aumento è stato del 10%, ma dice che il listino maggiorato rispetta quello nuovo dei fornitori». Dati Federconsumatori alla mano: le tovagliette di carta vengono 6,23 euro, il 9,6% in più di quanto fatturato a dicembre scorso. Più 15,9% il latte per il cappuccino, più 61,1% l´abbonamento agli «olii esausti», quelli per friggere il bacon per il tost, più 24,7% ogni chilo di mozzarella. Trasferite tutto sullo scontrino della colazione mattutina, e il gioco è fatto. Le associazioni dei consumatori annunciano battaglia: lo sciopero della spesa è solo l´inizio. Anche perché, il caro euro non accenna a pause estive. Due sere fa, denunciano Federconsumatori, Adoc, Adusbef, Codacons, il Consiglio comunale di Torino ha approvato una serie di aumenti, tra l´8 e il 10%, per mezzi pubblici e parcheggi. Da settembre, il biglietto del tram passerà da 0,77 a 0,90 euro, così come la sosta auto: un euro, diciassette centesimi in più di quando la macchinetta faceva i conti in lire.

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