Lactalis avvia il dopo-Bondi
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fonte:
- Il Sole 24 Ore
Lactalis cerca il successore di Enrico Bondi. Il colosso lattiero francese, che è partito alla conquista di Parmalat con una maxi-Opa da oltre 3 miliardi di euro, sta valutando il da farsi sulla futura guida del gruppo di Collecchio. La lista dei consiglieri di amministrazione, già presentata da tempo, potrebbe cambiare e per il ruolo di erede della non facile eredità dell’ ad Bondi guarda anche fuori dall’ attuale elenco di candidati al cda.Incassato l’ ok di Consob sull’ Opa e dribblata, ieri, la mina del Codacons, la famiglia Besnier sta già guardando oltre e studia l’ assetto manageriale della nuova Parmalat che sarà targata Lactalis: al centro delle discussioni nel quartier generale dei francesi c’ è proprio la lista dei consiglieri di amministrazione di Parmalat. L’ elenco dei board member era stata presentata a marzo, prima ancora di lanciare l’ Opa e ancor prima di salire al 29 per cento. All’ epoca Lactalis aveva stilato una lista con nove su un totale di undici previsti dal board: ora, con l’ acquisizione della maggioranza relativa del 29% (che potrebbe però salire visto che i francesi solleciteranno la raccolta deleghe per coloro che avranno aderito all’ Opa prima dell’ assemblea) è certo che saranno tutti eletti e che i rimanenti due posti andrebbero alle liste dei soci di minoranza, quella di Intesa Sanpaolo e quella di Assogestioni.In ambienti vicini a Lactalis la sensazione è che al momento non c’ è alcun cambiamento in vista nella lista dei consiglieri, ma allo stesso tempo si fa notare che è legalmente possibile apportare cambiamenti. La record date, ossia il termine ultimo per accreditarsi in assemblea (novità introdotta dalla recente normativa sulle assise dei soci), è il 16 giugno. E quindi c’ è tutto il tempo per studiare eventuali modifiche. Nei giorni scorsi alcuni quotidiani francesi avevano lanciato la candidatura del big Franco Tatò: il manager di lungo corso, ex numero uno di Mediaset, dell’ Enel e di Rcs sarebbe in pole position per la guida del gruppo.Di sicuro la strada verso la conquista di Parmalat sembra sempre più in discesa. Finora il colosso francese ha superato tutte le insidie che sono apparse sul suo cammino. L’ ultima, ieri: il Tar del lazio ha infatti respinto la richiesta di sospensione dell’ Opa lanciata su parmalat presentata dal Codacons. La giustizia amministrativa deciderà poi nel merito il prossimo 8 giugno, quando l’ Opa sarà in pieno svolgimento. Immediata la replica dell’ associazione: è una decisione alla "Ponzio Pilato" perché da una parte il Tar non ha "voluto interrompere l’ iter dell’ Opa per non impattare sul prezzo delle azioni, facendo così un grosso regalo alla Lactalis e alla Parmalat". Dall’ altro lato, la decisione è un implicito "consiglio per milioni di piccoli azionisti a non aderire subito all’ Opa, ma di attendere l’ 8 giugno per leggere gli atti di questa istruttoria".Al momento l’ unico ostacolo per Lactalis è stata la bocciatura all’ Opa da parte di Bondi, il super-risanatore da sette anni alla guida di Parmalat: il cda ha bollato come "non congruo" il prezzo dell’ Opa contestandone anche la valenza industriale. Il parere di Parmalat sull’ Opa, un passaggio atteso dopo il via libera al prospetto, è stato inviato alla Consob che dovrà approvarlo e renderlo pubblico a stretto giro (probabilmente già lunedì). Il documento, composto da 30 pagine, e che il Sole 24 Ore ha potuto visionare, elenca tutte le perplessità di Bondi e dei manager, per la prima volta uniti nell’ approvare il testo, dopo le spaccature delle ultime riunioni. Pur ammettendo che i due gruppi sono "piuttosto complementari", il board rimarca che l’ operazione rafforza Parmalat in un mercato maturo, quello europeo, dove non sono attesi "tassi di crescita significativi", mentre rimarrebbe marginale la presenza nei Paesi emergenti. Fare, poi, di Parmalat un polo del latte confezionato non piace a Bondi perché il latte uht è un prodotto sempre più sotto pressione, di ricavi e margini, per la concorrenza a mani basse dei "private label", i prodotti a marchio del supermercato. Oltre ai dubbi sul progetto industriale, Parmalat lancia l’ allarme anche per l’ impatto finanziario della scalata di Lactalis: post-Opa l’ azienda vedrebbe ridotta la sua capacità di rimborsare l’ indebitamento; diminuire gli investimenti induatriali e mettere a rischio anche la sua politica di dividendi. RIPRODUZIONE RISERVATA.
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