26 Agosto 2015

La “strategia del deficit” punta allo sconto di Bruxelles

La “strategia del deficit” punta allo sconto di Bruxelles
il premier
convinto di strappare all’ ue un tesoretto di 16 miliardi boccia: «con
questo taglio favoriamo le abitazioni dei ricchi» il retroscena.

ROMA. Chiariamo subito una cosa: qui si parla di Tasi sulla prima casa e di Imu sui campi agricoli e sugli imbullonati. No, perché dopo il discorso di Matteo Renzi di ieri a Rimini, al Meeting di Cl, dove ha detto diessere andato quasi controvoglia, è partito uno strano carosello di ipotesi, secondo le quali il premier rottamatore con il roboante annuncio «via Tasi e Imu per tutti dal 2016», avrebbe voluto spiazzare tutti ampliando l’ abolizione anche le seconde, le terze case e via dicendo. Nel 2014 Imu e Tasi insieme sono costate agli italiani 24 miliardi di euro e la cifra non dovrebbe cambiare di molto nel 2015. Dove andrebbe a prendere questa montagna di soldi il premier? Invece, l’ ammontare totale di Tasi sulla prima casa e Imu agricola (più imbullonati) è più modesta, se così è definibile. Certo, più abbordabile. All’ incirca 4,6 miliardi da mettere in cima alla Legge di Stabilità da approvare entro l’ anno. Attenzione, però. L’ uomo è astuto. E le parole non le sceglie a caso. Dal palco ciellino Renzi ha voluto rispondere a chi, a partire dalla sinistra del Pd, passando per il sottosegretario Enrico Zanetti, sostiene l’ iniquità di un taglio orizzontale che non tenga conto delle differenze di patrimonio e di valore degli immobili. In quel «tutti» il premier conferma e ribadisce il principio di una scelta: abolire la tassa a chiunque possegga una casa, sia che sia unica, sia che sia semplicemente la prima. Sia che sia in periferia, sia che sia un mega attico in centro. Tutti, nessuno escluso. E in tal senso potrebbe non rivelarsi una sorpresa l’ esenzione di case di tipo A1, ville e castelli, anche se da Palazzo Chigi non arriva alcuna conferma. Intanto però alla sfida rilanciata da Renzi risponde con scetticismo chi non ha ancora capito dove andrà a prendere i soldi necessari per le coperture. La Codacons mette in guardia: tagliare Tasi e Imu potrebbe rivelarsi un boomerang e costringere le amministrazioni locali ad alzare le imposte. Poi c’ è la Cgia di Mestre che elenca tutte le voci di spesa ancora da affrontare: «Dove recupererà entro fine anno i circa 18 miliardi di euro necessari per sterilizzare le clausole di salvaguardia ed evitare aumento dell’ iva, ritocco all’ insù dell’ accise sui carburanti?». Per non parlare, continuano gli artigiani di Mestre, dell’ 1,5 miliardi per estendere anche al 2016 la decontribuzione totale e altri 2,1 miliardi per rispettare le disposizioni della Consulta sulla reindicizzazione delle pensioni e il rinnovo dei contratti della Pa. Sono previsioni che non sembrano intimorire Renzi al punto da farlo desistere dalla sua ambiziosa «rivoluzione fiscale». In realtà, più che la minoranza del Pd il presidente del Consiglio è impensierito dalla contrarietà della Commissione europea, diffidente sull’ abolizione della tassa sulla casa. Deve e vuole essere convincente. Perché senza la disponibilità di Bruxelles, Renzi rischia di non ottenere la flessibilità di cui ha assoluto bisogno. «Abbiamo ottenuto dall’ Europa spazio fino a 16 miliardi», dice. In una manovra complessiva da oltre 25 miliardi di euro, solo dieci saranno coperti con tagli alla spesa. Se dall’ 1,8 per cento di deficit sul Pil previsto per il 2016 si potrà arrivare a 2,5, ci sarà un margine di 0,7 per cento per finanziare il progetto di riduzione fiscale. Tradotto: sono circa 11 miliardi in più. A cui vanno aggiunti altri risparmi e un gettito maggiore previsto. Un tesoretto che garantirà il taglio di Tasi e Imu. E fino a qui il calcolo è solo ragionieristico. Poi c’ è la politica. E c’ è la minoranza del Pd pronta a dare nuovamente battaglia in Parlamento. Francesco Boccia, uomo di economia, consigliere di Enrico Letta e presidente della commissione Bilancio, al di là delle correnti, è tra quelli che senza troppi giri di parole definisce l’ abolizione della tassa sulla prima casa «una scelta che va rispettata» ma con una conseguenza chiara: «Se togliamo la tassa a tutti, chi ha una casa di maggior valore, per esempio in via Condotti a Roma, riceverà dallo Stato un vantaggio maggiore rispetto a chi è proprietario di una casa che vale meno, in periferia, alla Magliana». Boccia sarebbe partito da altro: «Dall’ Ires, l’ Irap, l’ Irpef, un taglio più redistributivo. Togliere la tassa anche sulle case di lusso non ha davvero senso».
ilario lombardo

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