“La soglia va abbassata a 110 centimetri Più autonomia di decisione per il Mose”
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fonte:
- Il Gazzettino
Venezia si è trovata di nuovo in ginocchio, brutti scherzi giocati dal meteo hanno ingannato il Mose e la città, generando reazioni da più parti. Il sottosegretario all’Economia e consigliere comunale di Venezia, PierPaolo Baretta, ha commentato: «C’è stato un errore di previsione, come può accadere dato che sono soggette a margini di errore, derivati dal mutamento delle condizioni atmosferiche, come è successo oggi. Per questo, è necessario che l’utilizzo del Mose sia allertato tenendo maggiormente conto dei margini d’errore Baretta chiede una revisione dell’asticella su quando alzare il sistema: «È sbagliato decidere di alzare il Mose a quota 130. Bisogna scendere sotto questa soglia, occuparsi dei marginamenti e della gestione portuale con soluzioni alternative (gronda o aperture parziali), ma individuare anche soluzioni che permettano di azionarlo in tempi più stretti quando le condizioni peggiorino improvvisamente». L’occasione è stata utile per ribadire l’esigenza di un centro specializzato sul clima: cambiamenti climatici sono più rapidi e seri di quanto si pensa e dobbiamo al più presto dotarci di un centro di studi internazionale che faccia di Venezia la propria sede». Visioni condivise da Stefano Boato, che sui 130 centimetri afferma: «La città deve comunque essere difesa con previsioni a 110. A 130 si subordina l’interesse della città alle pretese del porto che invece può e deve essere messo in grado di programmare l’entrata e l’uscita delle navi prima o dopo l’alzata delle paratoie del Mose». PROGETTI Oltre a questo, Boato chiede che si accelerino alcuni progetti: «L’insula di S.Marco può cominciare a funzionare sperimentalmente per l’autunno prossimo. Vanno accelerati i lavori dei rialzi delle pavimentazioni pubbliche interrotti da anni e ripresi i progetti di difesa a insula delle parti più basse della città volutamente ignorati. E vanno avviate le sperimentazioni e verifiche della possibilità e non pericolosità dei rialzi del territorio agendo sul sottosuolo profondo, riavviando gli studi dei geologi volutamente ignorati». Va giù duro Toto Bergamo Rossi, direttore della fondazione Venice Heritage: «Solo una settimana fa ci pareva il miracolo e oggi? di nuovo a contare i danni perché nessuno era pronto a tirare su le paratoie? È necessario pensare di più al quotidiano». Un riferimento Rossi lo propone anche alla luce di chi investe a Venezia: «Faccio un esempio, da due mesi abbiamo un cantiere come Venetian Heritage per il restauro del monumento al Doge Francesco Morosini. lavori dovranno ripartire da zero o quasi, li metterei in conto a chi di dovere». L’architetto amante di Venezia ribadisce l’importanza di proteggere la città: «La nostra “unicità” va preservata. I nostri politici devono capire che ogni fonte di reddito qui presente, come porto o aeroporto esistono perché c’è Ve- Non si può violentarla». Anche in ottica di investimenti dall’estero «Abbiamo sempre meno credibilità, si fatica sempre di più ad attrarre donazioni e poi con un Mose che funziona, non lo si aziona? Si perde la pazienza». Per Fratelli d’Italia il senatore e coordinatore veneto Luca De Carlo hiede maggiore “venezianità” nella gestione del Mose: «Basta centralismo arrogante e prepotente, la gestione del Mose passi subito a Venezia. Chi lo gestisce lo fa lontano da un territorio che nemmeno conosce e così espone la città di Venezia a continui pericoli e danni». Anche per il senatore, la quota di attivazione deve calare: «Va abbassata la quota minima di attivazione ad almeno 110 centimetri anche in questa fase di sperimentazione e poi va applicato il principio di sussidiarietà, dando a Venezia la competenza di attivare il Mose”. Il presidente del Codacons Carlo Rienzi punta l’indice invece contro il sistema Mose: «È semplicemente assurdo che l’attivazione della paratoie non possa seguire i cambiamenti delle condizioni climatiche, il sistema di alert possa consentire un intervento solo se l’allarme viene lanciato con 48 ore di anticipo. Vento e maree possono cambiare rapidamente, il Mose deve essere in grado di adattarsi velocemente alle condizioni meteorologiche, perché altrimenti la sua utilità è estremamente limitata”. Tomaso Borzomì
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