La rivolta dei pendolari contro il caro Frecciarossa
gli abbonamenti
mensili aumentano mediamente del 35 per cento proteste lungo i binari.
martedì l’ ad di trenitalia riferirà in senato
CLAUDIA OSMETTI È che, alla fine, gli aumenti sono arrivati per davvero. E i pendolari si sono imbufaliti. Ma mica solo su Facebook: sono fioccati esposti all’ Antitrust, si sono messi di mezzo i politici, hanno protestato alcuni sindaci e poi i presidenti di Regione e poi le associazioni di categoria e anche quelle dei consumatori. Pure il governo ha tentato una mediazione. Insomma, mezza Italia è sul piede di guerra: quel rincaro medio del 35% sugli abbonamenti dei Frecciarossa non è andato giù a molti. In effetti Trenitalia l’ aveva annunciato da tempo (infatti i primi malumori sono databili, addirittura, dicembre 2016) ed è diventato realtà martedì scorso. Ma da allora di chetare gli animi (viaggianti) sull’ Alta velocità dello Stivale non c’ è verso. Tanto per capirci, sulla linea Torino-Milano il rialzo per l’ abbonamento mensile è di qualcosa come 119 euro: non proprio bruscolini. I pendolari da e per la Madonnina, cioè, a gennaio hanno sborsato 340 euro, a febbraio la bellezza di 459. E solo per andare a lavorare. Non sono nemmeno gli unici, anzi: sono in buona compagnia. I colleghi che ogni giorno “animano” (si fa per dire) la tratta Roma-Napoli sono passati da 356 a 481 euro; quelli che da Bologna vanno a Firenze (e viceversa) da 224 a 302; i binari tra Milano e Bologna oggi costano 146 euro in più al mese e quelli che collegano piazza della Signoria col Colosseo altri 135. Tradotto: per spostarsi quotidianamente da una città all’ altra tocca mettere al mano al portafogli e raschiare fino all’ ultimo centesimo. Lavoro, quanto ci costi. Ecco allora che la levata di scudi non poteva che essere unanime. E si è alzata a cominciare dalle banchine delle principali stazioni italiane: lì, rigorosamente dietro la famigerata “linea gialla”, sono giorni che è un continuo di sbuffi, imprecazioni e invettive. La frase che ricorre più spesso, manco a dirlo, è: «Che vergogna, ci spostiamo per lavorare, non per andare in gita». Così a dar manforte ai pendolari si è subito fatta sentire Federconsumatori che ha parlato, e senza mezzi termini, di un aumento «spropositato» che colpisce soprattutto i lavoratori. Con una ciliegina sulla torta, come se il rincaro non bastasse: risparmiare qualcosina si può, basta viaggiare nella fascia oraria che va dalle 9 di mattina alle 17 di pomeriggio. «Una presa in giro bella e buona – sbottano i diretti interessati, – in quanti possono permettersi di prendere un treno a quell’ ora?». Già, anche perché a metà pomeriggio gli uffici sono ancora aperti. Il Codacons ha annunciato di correre dall’ Autorità garante della concorrenza con le carte in mano al fine di «verificare la correttezza del provvedimento». Niente da fare, comunque: Ferrovie dello Stato, per il momento, ha tenuto il punto. Non sono valsi a nulla nemmeno i tentativi della politica di metterci una pezza. E dire che sulla questione sono intervenuti quasi tutti: il vicepresidente della Commissione trasporti del Senato (Stefano Esposito), il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, il governatore del Piemonte Sergio Chiamparino, la fascia tricolore pentastellata di Torino Chiara Appendino (che ha riferito di stare studiando la proposta di Arenaways per un collegamento ferroviario alternativo) e anche una manciata di parlamentari dem che ha minacciato un’ interrogazione a Montecitorio. Nada. L’ unico risultato è che ieri il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio ha lanciato la possibilità di uno “scalettamento” sul costo dell’ abbonamento. «Capisco le ragioni dell’ azienda – ha commentato Delrio, – ma capisco molto anche le ragioni dei pendolari: vorremmo invitare le Regioni a sedersi a un tavolo, la moral suasion è verso Fs a pensare allo scalettamento». Martedì prossimo l’ amministratore delegato delle Ferrovie sarà ascoltato dalla Commissione lavori pubblici di Palazzo Madama proprio in tema di abbonamenti rincarati. Chi vivrà vedrà. Nel frattempo restano i disagi (sulla busta paga) di molti pendolari. «Ci spostiamo per lavorare, alcuni di noi guadagnano 1.500 euro al mese e ne lasciano 400 per strada», tuonano in coro. Infuriati. riproduzione riservata IL PROGETTO L’ ETR 500, unanimamente riconosciuto come Frecciarossa, è il primo treno ad alta velocità a cassa non oscillante costruito in Italia. Il suo progetto partì negli anni Ottanta per vedere la luce, con alcuni cambiamenti, negli anni Novanta con la produzione in serie e l’ utilizzo da parte di Trenitalia. I PASSEGGERI Fra il 2006 e il 2016 il Frecciarossa ha complessivamente trasportato 300 milioni di passeggeri. Nel 2016 gli utenti sono aumentati del 4% rispetto all’ anno precedente.
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