La rivolta dei forconi per il caro benzina paralizza la Sicilia
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fonte:
- Libero
A Catania, per trasportare
beni di prima necessità come
benzina, medicinali, derrate alimentari
e attrezzature per scuole,
ospedali e carceri, la prefettura è
dovuta ricorrere alla scorta della
Polizia. Solo così è stato possibile
superare i blocchi stradali degli
autotrasportatori in rivolta che,
da domenica notte, stanno paralizzando
la Sicilia in segno diprotesta
contro gli aumenti dei costi
di gasolio, pedaggi e traghetti. Ieri
a fare le spese di una mobilitazione
che si sta allargando a macchia
d’olio, oltre che in tutta la regione,
anchenella vicina Calabria,èstato
il porto di Palermo. Il presidio
dei camionisti di “Forza d’urto”,
cui si sono aggiunti agricoltori (i
“Forconi”) e pescatori, ha infatti
indotto la Capitaneria a chiudere
gli accessi allo scalo, incluso quello
centrale, per motivi di ordine
pubblico. All’interno, bloccati dai
manifestanti, centinaia di Tir di
tutta Europa con la merce (chiusa
anche in celle frigorifere). Il pericolo
è che si scateni un effetto a
catena: sono già numerose le
aziende che, prima di far partire
gli autotreni, chiedono garanzie
sulle reti di trasporto.
A pagare il prezzo più alto, nonostante
le assicurazioni dei leader
della protesta («state calmi,
stiamo lottando per voi»), sono i
cittadini. Oltre ai distributori di
benzina a secco e agli scaffali
vuoti nei supermercati per
l’esaurimento delle scorte, il rischio
adesso si chiama speculazione.
In vista, secondo il Codacons,
ci sono aumenti sia per i generi
alimentari (dal 10 al 50%), sia
per la benzina (con il supera
superamentodella
soglia dell’1,8 euro al
litro). A Catania il 95% delle stazioni
di servizio non può lavorare,
mentre a Palermo lunghe code
di automobili e cittadini hanno
preso d’assalto i distributori
rimasti in funzione.
Giuseppe Richichi, numero
uno degli autotrasportatori
dell’Aias, conferma che i blocchi
saranno rimossi da sabato. Non è
detto, però, che le altre categorie
che hanno aderito alla protesta,
pescatori in primis, si adeguino.
Così stamattina, alle 10, una delegazione
di dimostranti incontrerà
il presidente della Regione,
Raffaele Lombardo, e i prefetti
dell’isola per trovare un’intesa.
Ma è da Roma, dal governo, che
camionisti, “forconi” e pescatori
aspettano risposte, spalleggiati,
in modo bipartisan, dai politici
siciliani in Parlamento. Ieriunrichiamo
per il dialogo tra esecutivo
e rivoltosi è giunto, seppur con
toni diversi, da Pd, Udc e Grande
Sud. Sulle strade la situazione è
incandescente. Solo in serata la
tensione davanti al Petrolchimico
Eni di Gela si è allentata: per
tutto il giorno il blocco davanti allo
stabilimento ha impedito il
cambio del turno.
Risultato: un’aliquota di personale
è rimasta in servizio per
quasi venti ore consecutive. In
provincia di Ragusa, invece, sono
oltre trecento i Tir rimasti fermi ai
bordi delle strade. Autocisterne
per il trasporto di benzina e gasolio
bloccate anche nelle raffinerie
di Priolo e Augusta, impossibilitate
a uscire per l’opposizione dei
manifestanti di “Forza d’urto”. E
tra i contestatori, lancia l’allarme
Confindustria, si sarebbero infiltrati
gruppi criminali e mafiosi. A
soffiare sul fuoco dell’agitazione,
invece, si sono aggiunti Centri sociali
e Forza nuova. Il Viminale è
costretto a incassare anche l’al –
largamento della protesta alla
Calabria. Da ieri mattina decine
di camion stanno presidiando alcuni
svincoli autostradali sulla
Salerno-Reggio Calabria. I camionisti
solidarizzano con i loro
colleghi siciliani. È stato sospeso,
invece, il fermo dei servizi disposto
dal 23 al 27 gennaio da Unatras,
l’Unione nazionale delle associazioni
dell’autotrasporto
merci.
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