La responsabilità? È scaricabarile
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fonte:
- Gazzetta del Sud
La responsabilità? È scaricabarile
Reggio Calabria Neppure il tempo di metabolizzare la tragedia che ha visto la morte del povero Matteo Armellini, che già inizia il balletto delle responsabilità, con un penoso spettacolo di scaricabarile tra la F&P Group, società che organizza i concerti di Laura Pausini, e l’ Amministrazione comunale di Reggio Calabria. «L’ allestimento di scene, audio, luci e video, al momento dell’ incidente, non era nemmeno partito e a cedere è stato il parquet del Palasport», accusa Ferdinando Salzano, amministratore delegato di F&P Group. «No, a cedere sono state le strutture provvisorie in fase di allestimento», rilancia l’ Amministrazione comunale reggina, che nominerà anche una commissione di esperti per accertare le cause che hanno determinato l’ incidente mortale. Se Salzano parla di «cedimento della base su cui poggiava la struttura», Maurizio Senese della Esse Emme musica di Catanzaro, società di spettacoli che ha curato la tappa calabrese della Pausini, preferisce rimanere cauto e spiega così quanto accaduto: «Stava andando tutto bene, poi, all’ improvviso, la catastrofe. Non riesco a capire il perché. Avevamo iniziato a montare il palco sabato e siamo andati avanti ininterrottamente fino alla notte scorsa. Tra l’ altro, dopo l’ incidente di Trieste al palco di Jovanotti, per Reggio era stata scelta una copertura di ultima generazione, adeguata alle normative di sicurezza. Era la prima volta che si montava e per stare ulteriormente tranquilli i miei ingegneri avevano previsto un peso di otto volte inferiore alla normativa. Non so darmi una spiegazione – conclude Senese -, posso solo ipotizzare che essendo una struttura molto rigida, la presenza degli operai che installavano le luci possa avere fatto ondeggiare la stessa facendola piegare su un lato. Ma è solo una mera ipotesi». Ma a tenere banco è senza dubbio la sicurezza. O meglio, la mancata sicurezza. Se un crollo, infatti, può essere una tragica fatalità, due iniziano ad essere l’ indizio di qualcosa che non quadra. A pensarla così non sono più solo i sindacati, ma anche cantanti e organizzatori, che dopo le tragiche morti di Francesco Pinna e Matteo Armellini, iniziano ad interrogarsi sul problema sicurezza di queste mega strutture che fanno da cornice a concerti e spettacoli. «Ora basta, vogliamo garanzie!», sbotta Biagio Antonacci, commentando su Facebook la notizia della tragica morte di Armellini. «Sono preoccupato – prosegue il cantautore -, Matteo è un’ altra vittima, un altro ragazzo muore per montare qualcosa che deve portare gioia. Che senso ha allora tutto ciò? Dopo questo incidente voglio sapere di più. Il mio tour è imminente, ma voglio capire cosa si può fare per evitare la morte di chi lavora». Sul piede di guerra anche i sindacati. Per Silvano Conti, coordinatore nazionale della produzione culturale di Slc-Cgil «fino a quando i big della musica incasseranno più del 90% dello sbigliettamento di ogni concerto non si va da nessuna parte». Allarmato anche il presidente di Assomusica, Alessandro Bellucci, l’ associazione degli organizzatori e produttori di musica dal vivo che conta oltre 100 imprese associate, che chiede investimenti maggiori nella sicurezza e meno in costosi effetti speciali, chiamando in causa i big della musica e il pubblico che vogliono show sempre più spettacolari. Il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, rilancia il suo pensiero su Twitter: «È triste – scrive – che ancora una volta la preparazione di un concerto porti alla morte lavoratori. Basta omicidi nel lavoro, prima la sicurezza». Anche per il segretario confederale della Uil, Paolo Carcassi, la sicurezza sul lavoro dev’ essere messa al primo posto. «Occasioni di gioia e di allegria – afferma il sindacalista – non possono trasformarsi in tragedie per i lavoratori che consentono lo svolgimento di questi eventi». Così come Giovanni Centrella, segretario generale dell’ Ugl, più che mai convinto che «non si può e non si deve fare economia sulla sicurezza sul lavoro, in termini di controlli e risorse». Il Codacons si interroga, invece, su come vengono esaminate le domande di agibilità per gli spettacoli pubblici. «L’ autorità di pubblica sicurezza – sostiene l’ associazione dei consumatori – dovrebbe far verificare da una commissione tecnica la solidità e la sicurezza della struttura. Se, quindi, si tratta del tour di un cantante, l’ agibilità del palco ha superato decine di esami a seconda della città in cui è avvenuto il concerto. Se invece il crollo è dipeso dal palazzetto che non ha retto il peso del palco, allora ci si interroga se queste strutture, sempre più grandi e spettacolari, siano adatte ad un tour, viste le carenze strutturali endemiche degli stadi e dei palazzetti italiani. Se, infine, è dipeso da un errore umano, allora ci si interroga se le procedure di montaggio, per rispettare i tempi stretti esistenti tra una esibizione e l’ altra, garantiscano l’ effettiva sicurezza dei lavoratori».
domenico malara
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