La rabbia autentica nel video «Basta, non ne possiamo più»
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fonte:
- La Nuova Venezia
LA rabbia Alberto Vitucci«Delinquenti! Sono dei delinquenti! Guarda cosa hanno combinato: non dovevano muoversi con questo tempo». La rabbia corre sul filo. Anzi sui video. Tanti i veneziani che erano nei dintorni della Costa Deliziosa, domenica pomeriggio. In vaporetto o in riva, al riparo dal fortunale. Nel video che subito ha fatto il giro del mondo si sentono commenti irripetibili. La spia che la misura è colma. Un incidente può succedere. Due in un mese no. Non è più la contrapposizione tra i «comitati» e la crocieristica. Adesso è una città intera che vuole risposte. Immediate. Sette anni di nulla non aiutano. E le posizioni adesso sono contrapposte. Il sindaco Brugnaro, mezzo Pd, la Lega e la regione di Zaia, l’ Autorità portuale sono per la soluzione Marghera e per il Vittorio Emanuele. Per gli ambientalisti «rimedio peggiore del male». «Si sfascia la laguna quando passa una nave così grande. E poi Marghera non è sicura. Gli incidenti possono succedere anche lì». C’ è un progetto dell’ avamporto galleggiante, firmato da Stefano Boato, Maria Rosa Vitadini e Vincenzo Di Tella, che secondo i proponenti potrebbe essere pronto in un anno. Sperimentale e rimovibile. Il Codacons adesso lo proporrà al governo. C’ è anche il progetto Venis Cruise 2.0 di Duferco De Piccoli, che piace al comitato «No Grandi Navi» e a avuto il parere favorevole della commissione Via. Ci sono infine le ipotesi su cui il ministro Toninelli ha annunciato novità. Il Lido e Chioggia (a lungo termine), forse il Vittorio Emanuele limitato alle piccole navi nell’ immediato.C’ è il business delle compagnie di crociera, che adesso sono anche azioniste di Vtp insieme alla Regione. La società concessionaria della Marittima non vuole spostare le grandi navi. Ma c’ è anche l’ opinione pubblica. Stufa di essere «presa in giro» da anni sulle soluzioni alternative. Sette anni e mezzo dopo il disastro del Giglio e il decreto Clini Passera le navi sono sempre lì. Nessun governo da allora è riuscito a prendere una decisione. Qualcuno aveva anche ipotizzato di mandare quelle troppo grandi e incompatibili a Trieste. «Siamo pronti ad accoglierle», ribadiscono il sindaco Di Piazza e l’ Autorità portuale giuliana. La partita è ancora aperta. Ma non si può aspettare il prossimo incidente. Urge una decisione che salvi il lavoro. Ma anche la città e la sua laguna sempre più a rischio. —
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