2 Ottobre 2013

La promessa delle grandi catene «Sale l’ Iva, non i nostri prezzi»

La promessa delle grandi catene «Sale l’ Iva, non i nostri prezzi»

VENEZIA – L’ aumento dell’ Iva scatena una guerra tra poveri in Veneto, terra di 200 mila disoccupati ma anche di 2400 negozi chiusi da gennaio a luglio, con un saldo negativo di 1400 unità (dati Unioncamere). Il balzello dal 21% al 22% sancito dal governo con decorrenza primo ottobre è un’ ennesima mazzata per le famiglie (secondo il Codacons la nuova aliquota si traduce in un ulteriore esborso di 209 euro all’ anno per un nucleo di tre persone, di 279 per uno di quattro e di 349 per uno di cinque), ma anche per i commercianti. Stretti tra l’ incudine di dover in qualche modo ammortizzarlo e il martello di pensare bene a riversarlo sui prezzi al consumatore, perchè già si stima un altro calo delle vendite del 3%. La grande distribuzione ha scelto il male minore, cioè mantenere i listini bloccati. Tra le prime aziende a comunicarlo il gruppo Esselunga, che «non modificherà la propria politica commerciale volta al contenimento dei prezzi», nonostante il rialzo dell’ Iva interessi il 30% delle merceologie trattate. «Coerentemente con tale politica e consapevole delle difficoltà che i nostri clienti stanno attraversando – recita una nota – abbiamo deciso di non riversare su di loro neppure questo aumento dell’ Iva, come in occasione di analoga situazione registrata a settembre 2011». In linea la Coop, che opererà «per limitare gli effetti dell’ aumento Iva e chiederà ai propri fornitori di collaborare al medesimo obiettivo, nell’ interesse delle famiglie». «Saranno colpiti i beni di largo consumo e ciò peserà in modo significativo su tutte le famiglie italiane, soprattutto su quelle meno abbienti e sulle classi medie», è il commento dell’ azienda. D’ accordo Ikea, il colosso del mobile presente con uno store a Padova. «Il passaggio dell’ imposta dal 21% al 22% non avrà impatto sul prezzo dei nostri prodotti – assicura l’ ad Lars Petersson -. Si tratta di un impegno notevole, che ricambia nei fatti la fiducia quotidianamente dimostrata dal gran numero di persone in visita ai negozi del gruppo». Strategia abbracciata pure dalle catene venete di super e ipermercati, che così rispondono all’ appello lanciato dal Codacons di bloccare i prezzi almeno fino al 31 dicembre, senza applicare listini rincarati. Va infatti sottolineato che per la merce già «in casa» resta l’ aliquota al 21%, ma per i nuovi ordinativi in partenza dal primo ottobre scatta il rialzo al 22%. «La manovra del governo non avrà alcuna ricaduta sui prezzi al cliente – garantisce Gianni Canella, amministratore delegato del gruppo Alì e Aliper – assorbiremo il rincaro sottraendolo al nostro margine di guadagno, come già stiamo facendo per affrontare la crescita dei costi e il calo dei consumi dall’ inizio della crisi. Del resto sarebbe assurdo aumentare i listini in un periodo di recessione, la gente soldi non ne ha. E infatti noi della grande distribuzione non facciamo che lanciare promozioni». Sta preparando cartelli da affiggere in tutti i propri punti vendita con la scritta: «Noi No. Il governo ha aumentato l’ Iva ma noi, per il bene dei nostri consumatori, non aumenteremo i prezzi», la Unicomm srl di Dueville (Vicenza), di proprietà della famiglia Cestaro e concessionaria delle insegne «A&O», «Emisfero», «C+C» e «Famila». «Fino a fine anno il balzello sarà a carico nostro – dice il direttore commerciale Giancarlo Paola – poi faremo un’ ulteriore riflessione, sulla base dell’ andamento del mercato. Ma in questo momento, con i consumi che scendono, non si possono alzare i prezzi. Bisogna fare il contrario. A rimetterci è solo il commercio, sarebbe bello se l’ industria si accollasse parte del sacrificio da noi assunto per non gravare ancora sulle famiglie». Mantiene infine «l’ obiettivo di restare tra i gruppi più convenienti su piazza» la Despar. «Limeremo i nostri margini di guadagno – spiega Francesco Montalvo, direttore marketing di Aspiag, la società che gestisce il marchio per il Nordest – e non toccheremo minimamente i prezzi. La posizione aziendale è di tenere i listini bloccati, i clienti saranno i migliori giudici». E i piccoli negozi, avranno la forza di accollarsi altre spese? «Abbiamo lasciato la decisione al singolo – annuncia Massimo Zanon, presidente di Confcommercio – alcune categorie, come abbigliamento e alimentari di alta qualità, non scaricheranno sugli acquirenti il balzello, altri saranno costretti a farlo. Il comportamento irresponsabile del governo vanificherà i primi, timidi, accenni di ripresa». Inoltre l’ aumento dell’ Iva comporterà una serie di modifiche a registratori di cassa, ordini e fatture sui servizi. «E infatti le buone intenzioni sono da prendere con le pinze – avverte Walter Rigobon, segretario di Adiconsum – ora partiamo con un monitoraggio dei cartellini e tra un mese tireremo le somme». Michela Nicolussi Moro RIPRODUZIONE RISERVATA.
michela nicolussi moro

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