12 Settembre 2018

La procura apre un’ inchiesta sulla follia di Fenati

ipotesi alternativa: tentato omicidio o tentate lesioni gravi, reati perseguibili d’ ufficio. «smetto e chiedo scusa, ma così mi sembra troppo»
RIMINI La procura di Rimini aprirà un’ inchiesta sulla manovra del pilota Romano Fenati che, domenica scorsa, durante il Gran Premio a Misano Adriatico, ha accostato in corsa e tentato di tirare il freno della moto del collega Stefano Manzi. Inchiesta in ogni caso Lo farà a partire dall’ esposto inviato dal Codacons, ma non ancora arrivato all’ attenzione del procuratore capo Elisabetta Melotti, oppure indipendentemente perché la condotta in esame, che ovviamente non è passata inosservata, lascia ipotizzare reati procedibili d’ ufficio come il tentato omicidio e in alternative le tentate lesioni gravi. Solo una volta aperto il fascicolo saranno delegate le iIL FUTURO SENZA LA MOTOCICLETTA indagini e, quindi, acquisiti filmati e testimonianze. L’ iscrizione del pilota marchigiano è quindi solo questione di tempo, un atto scontato e dovuto (a sua stessa garanzia) che non poteva sperare di evitare con il “mea culpa” pubblico. «Lascio le corse» Il pilota, estremamente amareggiato, nel frattempo, ha fatto sapere di avere l’ intenzione di ritirarsi dalle corse (la Federazione intanto gli ha ritirato la licenza). «Non è più il mio mondo – ha commentato ieri Fenati -. Troppa ingiustizia. Ho sbagliato, è vero: chiedo scusa a tutti. Ma volete vedere il mio casco e la tuta? C’ è una lunga striscia nera: la gomma di Manzi. Mi ha attaccato tre volte e anche lui avrebbe potuto uccidermi, come dite voi». Il problema, però, è che il suo gesto è fuori da ogni logica e palesemente in violazione rispetto alle regole: non può certo invocare la scriminante prevista nelle manifestazioni sportive. Per il futuro ha sostenuto di immaginarsi a lavorare nella ferramenta del nonno e sui libri di scuola che ora potrà riprende re. Niente corse. Almeno per ora. Il pentimento del pilota appare sincero e in più occasioni pubbliche, ieri, ha fatto ammenda verso appassionati e opinione pubblica. «Chiedo scusa a tutti, soprattutto ai bambini. Non volevo fargli del male ma solo fargli capire che doveva smetterla. Comunque non lo rifarei» ha detto in un’ intervista a Sport Mediaset per poi approfondire e completare il proprio pensiero davanti a chi gli ha fatto osservare della possibilità di un’ inchiesta riminese per tentato omicidio. «Sono termini che mi fanno sicuramente paura ma mi sono sembrati molto eccessivi. Giusto il licenziamento da parte del team? Non lo so se sia giusto o sbagliato ma è così. Non ci si può fare niente. Quello che so è che ho fatto una ca volata ma sono stato giudicato troppo pesantemente». Il giudizio più severo, in realtà, anche se si parla di un’ inchiesta in fase di avvio e di una vicenda che fortunatamente non ha avuto conseguenze tragiche, potrebbe ancora arrivare: da un’ aula di tribunale. moto del riminese Stefano Manzi mentre correvano a oltre duecento all’ ora, si è visto ritirare infatti la licenza per correre. Al pilota viene contestata la violazione dell’ articolo 1.2 del Regolamento di giustizia e vista la gravità dei fatti, la richiesta del Procuratore federale è stata integralmente accolta ed il Tribunale federale ha quindi disposto per Romano Fe nati la sospensione di ogni attività sportiva con conseguente ritiro della tessera e della licenza velocità: per il pilota è stata disposta un’ audizione, con la facoltà di farsi assistere da un difensore, per il 14 settembre 2018.

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