17 Settembre 2018

La morte di Andrea Caduto da 40 metri per un selfie e un brivido in più

un altro ragazzo perde la vita per una bravata da mostrare sul web. la colpa dei social network e l’ emulazione “febbre” degli adolescenti di oggi
# Andrea è morto precipitando per quaranta di metri. Aveva 15 anni, viveva a Cusano Milanino, 18 mila abitanti nello sterminato hinterland milanese, fatto di comuni uno attaccato all’ altro senza soluzione di continuità. Ricolmo di palazzoni, villette a schiera, capannoni, centri commerciali. Appunto, di centri commerciali. Andrea Barone sabato verso le 22.30, con altri tre ragazzi, ha oltrepassato le recinzioni del centro commerciale Sarca a Sesto San Giovanni, vicinissimo al territorio di Milano. Insieme sono saliti sul tetto del cinema multisala che fa parte del centro, e si sono fatti un selfie. Lì dall’ alto: una prova di coraggio avranno pensato, un modo per sentirsi uomini nella febbre del sabato sera. # Una cosa che avevano già fatto altre volte sembrerebbe, perché Andrea sul suo profilo Instagram ha proprio una foto che lo ritrae di spalle sul tetto di un palazzo insieme a un amico, mentre guardano verso il basso. Andrea e gli altri stavano già scendendo, ma c’ era buio e lui è caduto in una condotta per l’ aerazione, una specie di apertura larga un metro e quaranta, che non si comprende ancora bene se avesse una qualche protezione oppure no. «Stavamo camminando e non l’ abbiamo più visto. Abbiamo provato a chiamarlo al cellulare, ma non rispondeva» hanno raccontato gli amici. Sta di fatto che dopo poco sono corsi ad avvertire la vigilanza e da qui i vigili del fuoco. Quando hanno rintracciato il ragazzo erano trascorse due ore e c’ era ormai poco da fare. Lo hanno portato all’ ospedale Niguarda dove è morto quasi subito. # Era sul tetto, l’ hanno trovato al -2. Sarebbe stato un miracolo avere Andrea ancora in vita. Era un adolescente come mille altri, frequentava l’ Istituto di istruzione superiore Eugenio Montale di Cinisello Balsamo. I quattro erano stati allo stadio nel pomeriggio a vedere l’ Inter. Andrea giocava nelle giovanili di un squadra di calcio locale, tifava per i nerazzurri ed era anche abbonato. Non avevano né bevuto né fumato, ma coltivavano questo “culto” sempre più frequente tra gli adolescenti delle sfide pericolose da filmare e poi postare sui social. # La fine assurda di Andrea fa ancora più effetto perché arriva a pochi giorni da quella di un altro adolescente, sempre a Milano. Igor Maj, 14 anni, morto soffocato per aver voluto sperimentare il gioco del «black out» visto sul web. Un altro bravo ragazzo travolto da un oscuro desiderio di emulazione. Igor era un ragazzino della Milano abbiente e colta, appassionato di arrampicata che d’ improvviso si è lasciato sedurre da una sfida pericolosissima vista su Internet: si tratta di togliersi volontariamente il fiato, quasi sempre con la pratica dell’ auto-soffocamento, per provare l’ effetto che fa ritrovarsi vicino alla perdita dei sensi. L’ altissima concentrazione di anidride carbonica nel sangue, e la contemporanea assenza di ossigeno, dà una sorta di euforia, causata da che un rallentamento dell’ attività cerebrale spinto fino alla soglia dell’ arresto cardiaco. Ma Igor era solo in casa e quella soglia è stata superata. La polizia postale su ordine dei pm milanesi ha subito oscurato decine di video presenti su Youtube, ma pratiche (e filmati) simili sembrano essere popolarissimi. Un mondo che resta precluso, quasi incomprensibile, agli adulti. # Ci si interroga su che cosa fare. «I social network hanno precise responsabilità, perché è loro compito eliminare prontamente pagine e foto che possono rappresentare un pericolo» ha detto Carlo Rienzi del Codacons, chiedendo altre indagini. «La tecnologia evolve e non possiamo pensare di arrestarla, bisogna piuttosto avere strumenti altrettanto evoluti per comprenderne i rischi» ha spiegato Riccardo Bettiga, presidente dei psicologi della Lombardia. Mentre i genitori di Igor, straziati dal dolore, si sono rivolti ad altri papà e mamme: «Fate il più possibile per far capire ai vostri figli che possono SEMPRE parlare con voi, qualunque stronzata gli venga in mente di fare…».
massimo arcidiacono

Previous Next
Close
Test Caption
Test Description goes like this
WordPress Lightbox