20 Settembre 2019

La legge salva-bebè e già approvata ma l’ iter burocratico è incompleto

Carmen Greco Chissà se la morte di nove bambini in dieci anni potrà accelerare l’ iter di una legge che “dorme” in attesa dei decreti attuativi.Infatti la norma che impone in Italia l’ uso di seggiolini salva-bebè non è ancora operativa nonostante il Parlamento abbia votato un anno fa l’ obbligo di usare un sistema di allarme per i bambini che rischiano di essere dimenticati in auto al caldo. Il percorso di una nuova legge in Italia non si conclude con l’ approvazione in Parlamento, necessita di “decreti attuativi”, vale a dire di tutti gli aspetti burocratici e tecnici che servono a completare gli effetti della norma stessa. Un meccanismo complesso che, spesso, impedisce – volendolo fare – di capire dove questo percorso di inceppi e di chi sia la “colpa” della mancata applicazione dei provvedimenti. Nel caso delle legge sui seggiolini-allarme, portata avanti come prima firmataria da Giorgia Meloni, era previsto anche il parere del Consiglio di Stato e l’ iter non si è ancora concluso. «Da madre – ha dichiarato la leader di Fratelli d’ Italia – provo una grande rabbia, da politico un terribile senso di impotenza. Non siamo riusciti a salvare la vita all’ ennesimo bambino di due anni morto per essere stato dimenticato in auto da un genitore. Non ci siamo riusciti perché il decreto attuativo della legge non è mai stato emanato, e dunque la legge non è mai entrata in vigore. Probabilmente, rispetto a salvare la vita a un solo bambino c’ erano priorità più redditizie a livello di consenso». E dire che proprio tre mesi fa in previsione delle ondate di calore che si sono puntualmente verificate, quest’ anno con particolare intensità, l’ Asaps, l’ associazione sostenitori Polstrada, aveva sottolineato proprio la “lentezza” dell’ iter sulla nuova legge. I deputati del M5S in Commissione Trasporti alla Camera si sono detti «costernati dinnanzi a notizie come queste», ed hanno messo le mani avanti: «Il Parlamento ha lavorato subito per la legge ed ora siamo in attesa che si completi l’ iter dei pareri sul decreto attuativo, inviato prima all’ Unione europea e poi al Consiglio di Stato. Non resta che unirsi al dolore delle famiglie ed evitare ogni tipo di speculazione politica». Forse la soluzione, almeno nell’ immediato, potrebbe essere rappresentata dall’ appello lanciato dal Codacons alle case automobilistiche. «Visto che ad oggi – ha commentato il presidente Carlo Rienzi – non si conoscono i tempi per introdurre a tutti gli effetti l’ obbligo dei seggiolini anti-abbandono e il bilancio delle vittime innocenti è salito a 9 solo negli ultimi dieci anni, invitiamo le case automobilistiche a montare a bordo delle autovetture sensori anti-abbandono per salvare bambini e animali. In tal senso esiste già un software regolarmente depositato dal Codacons che può essere utilizzato da tutte le aziende del settore, senza attendere i tempi infiniti della burocrazia italiana». In realtà, le aziende che si occupano di prodotti per l’ infanzia producono già una serie di dispositivi analogici e digitali per rilevare la presenza di un bambino ancora nell’ auto. Uno di questi dispositivi è stato messo a punto anche da un catanese, Paolo Amato, si chiama “Non ti scordar di me” e avvisa l’ automobilista quando dimentica “qualcosa” in auto facendo accendere le quattro frecce.

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