La class action convince a metà «Non sarà un secondo salasso?»
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fonte:
- La Provincia di Varese
«Class action? Sì, ma quanto costa?». Questa la prima reazione alla notizia dello storico provvedimento firmato dal gip di Varese Giuseppe Battarino. Che, ravvisando gravi indizi di colpevolezza a carico delle “sette sorelle” del petrolio, ha inviato gli atti alle competenti procure di Milano e Roma (dove le sette compagnie petrolifere hanno sede) affinché vengano aperte indagini mirate a stabilire se gli enti, così come supposto dalla magistratura varesina, “facciano cartello” affinché il costo della benzina non scenda mai e, anzi, corra rapido verso i due euro al litro. Truffa aggravata e aggiotaggio Le ipotesi di reato sono quelle di truffa aggravata e aggiotaggio e il Codacons ha anunciato una class action che mira a farsi risarcire il surplus pagato dai consumatori e che potrebbe coinvolgere 34 milioni di italiani. Ma i consumatori varesini come la pensano? «Class action? Sì, ma quanto costa» è la prima risposta alla domanda. «Truffati? Certo che ci truffano – racconta Marco Pandini, 37 anni, al rifornimento alla Tamoil dell’ autogrill di Castronno in vista della partenza per la gita fuori porta di Pasquetta – Ma non soltanto le compagnie. Quelle tirano l’ acqua al loro mulino. Cominciamo a togliere tutte le tasse e le accise regionali che fanno aumentare in modo assurdo il costo del carburante. Fatto questo, iniziamo a ragionare su ciò che fanno le compagnie petrolifere». A rincarare la dose è Annalisa Marinetti, 43 anni, che si prepara a pagare 68 euro per un pieno alla sua Mini: «Class action? Io ci starei. Con quello che mi fanno pagare la benzina in caso di vittoria potrei estinguere il mutuo» spiega. Mezza rata di un mutuo «Facciamo due conti – prosegue – Una persona che vive a Varese ma lavora a Milano, che magari non può utilizzare i mezzi pubblici tutti i giorni per questioni di orario, si ritrova in media a sborsare 200, 250 euro di benzina al mese. Sono mezza rata di un mutuo “normale”. Il punto è che quando si parla di class action sembra tutto molto nebuloso. Milioni di persone che si rivolgono a dei tribunali per vedersi risarciti dei danni ancora tutti da provare». Annalisa si blocca un istante: «Minimo ci vogliono dieci anni – spiega – E senza alcuna garanzia. E poi quanto dovrebbe costarci questa causa collettiva? Chi paga? E se finisce che danno ragione alle compagnie? Siamo in Italia, vince chi ha il potere e penso che questa gente di potere ne abbia parecchio. Non per sfiducia ma magari finisce che siamo noi a dover dare qualcosa a loro». Il controcanto arriva dai più giovani: «Sarebbe un modo per fare pressione su queste realtà – dice Roberto Garavaglia, 25 anni, pronto alla gita con la fidanzata Sonia – I conti non sono mai tornati. I benzinai guadagnano pochissimo; credo che l’ Italia sia il Paese in Europa che più di tutti abbia ha tassato il carburante». «Dovremmo aderire tutti» «Ma certamente è credibile che un ristretto gruppo di potentissimi trovi un accordo illegittimo per evitare che il costo del carburante, e con questo i loro guadagni, scenda. Se davvero partisse una class action in questo senso tutti dovremmo aderire. Dimostrando per una volta che il consumatore italiano non è ignorante e disinformato e non può essere preso in giro in questo modo». A questo punto interviene la fidanzata: «Io credo che il problema caro benzina per il singolo consumatore potrebbe essere risolto con trasporti pubblici efficenti e tarati sulle esigenze di chi viaggia». S. Car.
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