La Casellati e l’uso uso disinvolto dei voli di Stato: è lecito?
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fonte:
- Il Fatto Quotidiano
I l 28 aprile, Repubblica ha dato notizia che, dal maggio 2020, la presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati – che del “berlusconismo” è stata sempre alfiere (dalle battaglie a sostegno delle leggi ad personam alla manifestazione da parlamentare innanzi al Tribunale di Milano di protesta contro i magistrati che giudicavano Berlusconi per il “caso Ruby”) – ha utilizzato per ben 124 volte (un volo ogni tre giorni) il prestigioso “Falcon 900″ dell’aeronautica militare con una spesa che, secondo il “verde” Bonelli, si aggirerebbe sulla consistente cifra di un milione di euro. Per 97 “viaggi di Stato”, il “Falcon” ha volato sulla rotta Roma- e ritorno e, cioè, il tragitto casa- della Casellati che è residente a Padova. La giustificazione addotta – rischio Covid e motivi di salute che impediscono lunghi viaggi in auto – non sembra convincente atteso che la tratta in questione è servita da voli di linea e da treni Av con misure ad hoc per evitare il contagio. Ciò posto, la questione è la seguente: il presidente del Senato, come le altre quattro alte cariche dello Stato, può utilizzare il volo di Stato (“aereo blu”) senza dover chiedere alcuna autorizzazione in vir tù dell’art art. 3 dl n° 98/ e di una direttiva del presidente del Consiglio (all’epoca Berlusconi) che stabilisce che “il trasporto aereo di Stato è sempre disposto in relazione alla finalità di conferire certezze nei tempi e celerità nei trasferimenti per attendere più efficacemente allo svolgimento dei compiti istituzionali e per garantire il livello di sicurezza”? LA DISPOSIZIONE è alquanto ambigua e, comunque, non sembra comprendere “il trasferimento” casa- atteso, anche, il presidente del Senato ha la sua “residenza ufficiale” in Roma nell’appartamento istituzionale a ciò destinato (Palazzo Giustiniani) e ciò proprio allo scopo di assicurare la costante presenza nella Capitale della seconda carica dello Stato e consentire che le sue altissime funzioni si svolgano nel più efficiente dei modi, con celerità senza eccessivo dispendio di tempo ed energie. Non sembra, inoltre, che possano, in alcun modo, rientrare nel richiamato art. 1 e nella citata direttiva i sei viaggi Roma- e ritorno effettuati nell’agosto 2020 per trasportare la Casellati in vacanza in Sardegna. In proposito, Alessandro Di Battista ritiene che la Casellati “dovrebbe dimettersi all’istante istante”. Certo che questo (e altro) sperpero di denaro pubblico si poteva evitare sol che il precedente Parlamento avesse approvato la proposta di legge presentata alla Camera il 30 settembre 2016 da alcuni deputati “grillini” che – “attoniti per un impiego disinvolto di voli di Stato da parte di esponenti del governo e di altre autorità pubbliche per uso tutt’altro che i- stituzionali” – proponevano che i voli di Stato, “limitati” alle cinque alte cariche dello Stato, fossero “concessi unicamente per finalità istituzionali” e che “in ogni caso non è ammesso il trasporto aereo di Stato per le tratte nelle quali sia presente un collegamento aereo o ferroviario diretto e idoneo ad assicurare il trasferimento in tempi e in orari compatibili con gli impegni istituzionali”. Ma quello che è più grave è che tale progetto di legge, ripresentato il 12 luglio 2018, “dorme” dal 25 marzo 2019 presso la commissione Affari costituzionali della Camera. In attesa che, dopo un sonno di oltre due anni, la commissione dia segni di risveglio, non resta che sperare che la corte dei Conti, adita dal Codacons, apra un’indagine sul possibile danno erariale, in un periodo, peraltro, di grave crisi economica e sociale.
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