2 Novembre 2021

La benzina vola sopra i 2 euro al litro. L’ondata di rincari porterà le famiglie italiane a spendere 430 euro in più all’anno”

Ondata di rincari per i carburanti in occasione del Ponte di Ognissanti, con “una raffica di incrementi dei listini e la benzina che supera in numerosissimi distributori della penisola la soglia psicologica dei 2 euro al litro”, denuncia il Codacons. “Da Nord a Sud Italia si sono registrati nelle ultime ore ulteriori rincari dei listini alla pompa – afferma il presidente dell’associazione dei consumatori, Carlo Rienzi – con la benzina che oramai in modalità servito viaggia già oltre i 2 euro al litro. Aumenti che hanno aggravato la spesa degli italiani che si sono spostati in auto in occasione del Ponte dell’1 novembre e che portano un pieno di verde o di gasolio a costare oggi circa 20 euro in più rispetto allo stesso periodo del 2020”.
Una famiglia ora spende in un anno 450 euro in più

“A causa del caro-benzina una famiglia media spende oggi circa 430 euro in più su base annua solo per i maggiori costi di rifornimento, conto purtroppo destinato a salire nelle prossime settimane a causa dell’escalation dei listini alla pompa”, prosegue Rienzi, secondo il quale “gli effetti di tale situazione rischiano di essere devastanti per le tasche dei cittadini e avranno ripercussioni negative sul potere d’acquisto dei consumatori e sui consumi di Natale”.
Preoccupazione dei corrieri aerei espressi

“Come Aicai (l’associazione che riunisce i corrieri aerei espressi DHL, Fedex, Ups) stiamo attentamente monitorando il fenomeno del caro carburante in quanto potrebbe incidere sul recupero dell’export che nel 2021 ha visto una ripresa apprezzabile soprattutto dal lato della movimentazione dei beni anche perché molte aziende si sono rivolte al canale digitale”. Così l’associazione in una nota, spiegando che “se la tendenza dovesse continuare, potrebbe avere un impatto sulle aziende utilizzatrici dei nostri servizi, in una situazione generale in cui già la capacità di trasporto cargo aereo è stata ridotta in conseguenza del crollo dei voli commerciali, il che ha comportato un aumento del costo dello spazio”. Infatti “il settore dei corrieri aerei internazionali costituisce un importante segmento del settore dei trasporti, nello specifico del trasporto aereo, configurandosi come il segmento a più elevato valore aggiunto dell’intero insieme”, sottolinea Aicai, facendo presente che “il 30% dell’export a valore è trasportato dal cargo aereo, che si configura come la modalità di trasporto preferita dalle merci ad elevato valore aggiunto, ovvero la competitività del paese stesso”. Al momento però “non abbiamo ancora i dati per capire quale sia l’impatto reale del fenomeno e se questo avrà effetti sulle stime di crescita previste”, conclude Aicai.
E l’Erario incasserà un maggior gettito di 1 miliardo di euro

A seguito della ripresa degli spostamenti e dell’impennata del prezzo alla pompa della benzina , del diesel e del Gpl per autotrazione, l’Ufficio studi della Cgia stima che quest’anno l’erario incasserà un maggior gettito di circa 1 miliardo di euro. A fronte dell’aumento dei prezzi del greggio registrato a partire dall’inizio di quest’anno, per lo Stato, che applica sulla base imponibile dei carburanti l’Iva al 22%, il gettito è aumentato. Se poi si tiene conto, secondo gli Artigiani, che questa base imponibile contiene anche le accise, questo è un tipico esempio di doppia tassazione, ovvero di “una tassa sulle tasse”. Dunque l’aumento del costo dei carburanti registrato nel 2021 ha fatto senz’altro bene al fisco, per nulla al portafoglio degli automobilisti. Per questo motivo la Cgia chiede al Governo di restituire agli italiani, in particolar modo agli autotrasportatori e a chi utilizza quotidianamente un autoveicolo per ragioni di lavoro (taxisti, autonoleggiatori, agenti di commercio), questo “tesoretto” da 1 miliardo di euro, aumentando, ad esempio, il credito di imposta sui carburanti previsto ogni anno a queste categorie in sede di dichiarazione dei redditi.

Nel 2021 i prezzi alla pompa dei carburanti hanno subito degli aumenti importanti. La benzina, ad esempio è passata da un costo medio di 1,47 euro/litro registrato a gennaio fino a 1,72 euro/litro rilevato a ottobre (variazione +17%). Il diesel, invece, costava 1,34 euro/litro ad inizio anno; oggi il prezzo medio ha raggiunto 1,58 euro/litro (+17,9%). Il Gpl, infine, a gennaio ammontava mediamente a 0,63 euro/litro; 9 mesi dopo i proprietari di veicoli alimentati a gas pagano 0,79 euro/litro (+25,4%). Per quanto riguarda i consumi, altra variabile indispensabile per calcolare la stima del maggior gettito Iva nel 2021, nei primi 9 mesi dell’anno gli italiani hanno acquistato oltre 5 milioni di tonnellate di benzina , quasi 17 milioni di tonnellate di diesel e poco più di 1 milione di tonnellate di Gpl. Pertanto, moltiplicando i prezzi medi praticati dalle aree di servizio con i consumi siamo risaliti alla stima del maggior gettito Iva incassato dall’erario nel 2021; importo pari a poco più di 1 miliardo di euro.
Ma perché questa ondata di rialzi?

L’aumento del costo del greggio va avanti senza sosta dalla metà di settembre. Aumenti simili si registrarono nel 2014. A detta dell’Ad di Emi, Claudio Descalzi, le ragioni dei rincari sono da ricercare nel “rimbalzo dell’economia post Covid”. Il mercato cerca una stabilità energetica, un mix composto da più rinnovabili, ma questo, benché positivo dal punto di vista ambientale, ha creato un gap tra gap tra offerta e domanda, con l’ultima delle due in crescita esponenziale. Tradotto ai minimi termini possiamo dire che sul mercato c’è poco gas e questo finisce nei depositi dei paesi disposti a pagare di più. I servizi pubblici e le grosse aziende potrebbero ora rivolgere le proprie attenzioni al Gnl ad alto prezzo con il petrolio, sostituendo definitivamente il gas naturale.

E la prima conseguenza degli aumenti potrebbe causare l’innalzamento dei tassi di interesse delle banche centrali. Conferma arriverebbe anche dagli analisti di S&P: “L’aumento dei prezzi dell’energia minaccia di mantenere il livello di inflazione nella maggior parte dei mercati emergenti ben al di sopra degli obiettivi delle banche centrali più a lungo di quanto previsto”.

E l’inflazione vola. Negli Stati Uniti a settembre si sono registrati rialzi del 5,4%, con l’indice energetico schizzato, in appena 12 mesi, a +24,8 per cento. E in Germania e Spagna le cose non vanno certo meglio. Nello stesso periodo la corsa dei prezzi è stata del 4 per cento su base annua. In Italia gli effetti sono stati minori, ma i rialzi proseguiranno. Al momento il rialzo è del 2,5 per cento, il più elevato dal 2012. Benché le banche centrali vedano il problema come un fenomeno transitorio, gli analisti ritengono che il petrolio a quota 100 potrebbe prolungare l’emergenza rincari per molti mesi, con inevitabile aumento dei prezzi.

“Il persistere di prezzi energetici elevati – si legge sul report di S&P – potrebbe anche provocare un riprezzamento delle aspettative di normalizzazione della politica monetaria negli Stati Uniti, e portare a condizioni di finanziamento esterno meno favorevoli”. Il possibile aumento dei tassi di interesse rischia di influire negativamente sulle condizioni del credito alle imprese, ancora in sofferenza.
Bollette destinate ad aumentare senza sosta

E se il costo dei carburanti aumenta, inevitabilmente, anche il costo della vita è destinato a salire. I combustibili fossili sono infatti ancora la prima risorsa usata per generare energia, e ciò porterà in primis ad un aumento incontrollato delle bollette. Allo stato attuale la Russia sta immettendo sul mercato pochissimo gas naturale. L’Europa, con i siti di stoccaggio semi vuoti, cerca di risparmiare riducendo l’importazione di tale risorsa, ma l’Asia si sta accaparrando tutto l’invenduto, facendo schizzare ancor di più i prezzi verso l’alto: i prezzi di riferimento del gas nel Vecchio Continente hanno toccano un nuovo record. Ai costi, già elevati, vanno poi aggiunti quelli della cosiddetta transizione energetica, che peseranno sui consumatori finali.
Governo italiano ridurrà gli oneri di sistema

L’Italia tenterà di contenere gli aumenti con un’erogazione di 3 miliardi di euro. Questi dovrebbero servire a ridurre gli oneri di sistema che pesano in bolletta. “È facile prevedere che la pressione al rialzo dei prezzi si mantenga nell’immediato futuro – ha detto Stefano Besseghini, presidente di Arera, l’Authority sull’energia – e le previsioni di medio periodo lasciano a oggi intravedere un processo molto lento di riallineamento a prezzi più bassi, il che sollecita una riflessione sulla opportunità di rendere strutturali alcuni degli interventi adottati, tra cui la possibilità di destinare stabilmente una quota del gettito in crescita delle aste CO2 alla riduzione degli oneri generali di sistema”.

 

 

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