14 Marzo 2008

La Bce ammonisce l`Italia

La Bce ammonisce l`Italia
I sindacati invocano adeguamenti salariali

Guai a legare i salari al carovita: “Si rischia uno shock al rialzo sull`inflazione“. La Banca centrale europea si infila così nel bel mezzo del dibattito tutto italiano sull`emergenza salariale. Un monito che getta benzina sul fuoco. Perché arriva mentre i partiti impegnati nella campagna elettorale assicurano che verrà ripristinato il potere d`acquisto dei lavoratori. Perché la Confindustria ha già dato l`ultimatum sui contratti. Perché è certificato da tutti che le nostre le retribuzioni sono le più basse d`Europa. E perché l`Istat ci dice che l`inflazione sui prodotti più acquistati è al 5% e la stessa Bce annuncia che nel breve periodo ci sarà una nuova fiammata sui prezzi. Ma il bollettino di marzo parla chiaro (“la Bce segue con particolare attenzione le trattative salariali e nutre timori circa l`esistenza di forme di indicizzazione delle retribuzioni ai prezzi“). E il presidente Trichet insiste: “La Banca centrale non può tollerare che il balzo delle materie prime abbia effetti a cascata su prezzi e salari perchè ciò creerebbe una inaccettabile spirale inflazionistica“. Nella giornata di ieri, infatti, il petrolio è rimasto stabilmente sopra i 110 dollari/barile, l`euro sopra 1,56 e l`oro ha sfondato quota 1.000 dollari l`oncia. La Bce mette quindi in guardia l`Italia sulla possibilità che la spirale salari-prezzi comporti ricadute negative anche sull`occupazione e sulla competitività. Ma non solo salari. L`istituto centrale si dichiara preoccupato anche per la crescita al rallentatore del nostro Paese (la trimestrale di cassa ha ridotto dall`1,5 allo 0,6% le stime di crescita del Pil per quest`annno) e le conseguenti ripercussioni sul risanamento dei conti pubblici. L`Italia, si dà atto nel bollettino mensile, ha “compiuto progressi nell`azione di risanamento“, ma il ritorno a una solida posizione di bilancio “è posto a repentaglio dal rischio che la crescita del Pil in termini reali si riveli più debole di quanto stimato“. Come se non bastasse, nel programma di stabilità “non è previsto il raggiungimento dell`obiettivo di medio termine di un pareggio di bilancio entro il 2010“ e mancano “misure specifiche di riduzione della spesa“. Soppesa la situazione italiana anche Almunia, ma il commissario europeo esclude una manovra bis e comunque riconosce a Prodi di aver fatto sforzi “molto positivi, con un`importante correzione del deficit, ma aggiunge c`è ancora molto da fare“. Soddisfatto il premier Romano Prodi nel corso della conferenza stampa al vertice dei capi di Stato e di governo dell`Ue a Bruxelles: “L`Unione europea ha riconosciuto all`unanimità che il nostro governo in venti mesi ha rimesso a posto i conti pubblici“. Invece Berlusconi commenta: “Passiamo di preoccupazione in preoccupazione. Io mi dispiaccio di questi dati. Certamente quella che riceviamo è un`eredità drammatica. Tutto ciò ci induce a una grande prudenza e alla preoccupazione“. E qualche timore lo nutre anche Veltroni, che chiede di “voltare pagina perchè c`è un elevatissimo rischio di declino“. Ma voltare pagina per il leader del Pd significa anche andare ad incidere su “salari stipendi e pensioni, che devono essere capaci di reggere il costo della vita, altrimenti si alimenta la spirale recessiva“. Ancora più esplicito il ministro Bersani, che risponde direttamente alla Bce: “Nessuno pensa di agganciare meccanicamente i salari all`inflazione, ma dobbiamo fare assolutamente le operazioni sul potere di acquisto di salari e stipendi, perchè c`è un vento della globalizzazione che accende il fuoco della forbice che abbiamo fra i redditi“. Se il Pd mostra le sue perplessità, la Sinistra Arcobaleno accusa, con il ministro Ferrero: “La contrarietà della Bce a legare i salari all`inflazione ha un unico significato, la scelta di ridurre i salari reali. L`inflazione non crea e non distrugge ricchezza, al contrario può essere un potente veicolo di spostamento della ricchezza all`interno della della società“. Sul piede di guerra anche i sindacati. “L`allarme della Bce sottolinea il segretario confederale Marigia Maulucci è da respingere perchè abbiamo bisogno sia di adeguare i salari all`inflazione e sostenere il potere acquisto, sia di aumentare la produttività e favorire la sua redistribuzione verso il lavoro dipendente“. L`inflazione colpisce soprattutto la spesa e i distributori. Se è vero infatti che a febbraio il carovita si è attestato al 2,9%, come ha comunicato ieri l`Istat nel confermare le previsioni rese note alla fine dello scorso mese, il tasso inflattivo legato ai beni più acquistati, quelli che compongono la lista della spesa di tutti gli italiani, è quasi doppio e ha fatto registrare un aumento del 5% rispetto a un anno prima. In quel segmento del paniere, l`Istituto di statistica ha censito beni come alimentari, carburanti, tabacchi, affitto, trasporti urbani, giornali, ristorazione. Ma l`Istat mette in evidenza un altro fenomeno: il carovita galoppa più al Sud che al Nord. Su 20 città capoluogo di regione, le cinque a più alto tasso inflattivo sono in regioni meridionali. E se Cagliari e Reggio Calabria hanno un tasso di inflazione al +3,8% e al +3,5%, Trento si ferma al +2%. Sempre più allarmate le associazioni dei consumatori, con il Codacons che teme una stangata complessiva da mille euro a famiglia a fine anno e Federconsumatori che prevede per gli italiani maggiori spese pari a 445 euro l`anno per gli alimentari e a 580 euro per i costi energetici.

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