La banca ha pagato l’assegno per errore? Niente ingiunzione
- fonte:
- La Nuova Ferrara
S e la banca erroneamente paga per suo errore un assegno che poteva protestare non può rivalersi sul correntista. È questo il principio stabilito dal tribunale di Bologna per una controversia tra un istituto di credito e il suo cliente, che Codacons Emilia Romagna eleva a precedente in tema di emissione di assegni. LA VICENDA La banca aveva ottenuto un decreto ingiuntivo nei confronti del suo cliente per 51.862,32 euro, l’importo dell’assegno da lei pagato ed emesso molti anni prima dal cliente e associato Codacons che poi si è costituito in giudizio. Il pagamento era avvenuto nonostante il fatto che il cliente avesse chiuso da più di dieci anni il conto corrente su cui l’assegno era stato tratto (ma ne aveva un altro, cointestato). Nella causa è emersa «la “confessione” scritta della banca circa il fatto che il pagamento non era avvenuto per evitare di protestare l’assegno (cioè per risparmiare un guaio al cliente, ndr) ma per un errore dell’istituto stesso», attribuito ad un disguido informatico e ritardi comunicativi con la banca negoziatrice. Da ciò, ha sostenuto la terza sezione del Tribunale di Bologna, deriva anche l’irrilevanza dell’assunzione di garanzia da parte del correntista alla chiusura del conto, in quanto la manleva non può spingersi a coprire azioni errate commesse appunto dalla banca. Ecco quindi la sentenza che definisce un inadempimento della banca, «che aveva il potere e il dovere di rifiutare il pagamento, cosa che non ha potuto fare proprio in ragione del ritardo in cui è incorsa» spiega Co- e questo anche se il cliente era in colpa, per aver lasciato in giro assegni anche dopo la chiusura del conto corrente. La banca è stata condannata alla rifusione delle spese di lite e appunto si è vista revocare il decreto ingiuntivo. LA MORALE In apparenza sembrerebbe un disincentivo per le banche a pagare assegni “incerti”, ma per Bruno Barbieri, presidente regionale Codacons, si tratta invece di una sentenza in favore dei clienti: «Il tribunale ha stabilito che la banca ha il dovere di agire con correttezza e buona fede ed in modo da preservare le ragioni del mandante, cioè avrebbe dovuto avvertirlo prima di effettuare qualunque operazione (pagare l’assegno o protestarlo). È un’indicazione di comportamento che ci auguriamo possa essere recepita in favore appunto dei clienti».
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