14 Agosto 2013

L’ ultima scalata di Laura e Marianna uccise da una valanga sul Monte Bianco

L’ ultima scalata di Laura e Marianna uccise da una valanga sul Monte Bianco

DAL NOSTRO INVIATOCOURMAYEUR (Aosta) – «Avrei voluto essere con lei, sul Bianco, per morire insieme». Un desiderio dettato dal dolore della perdita che ieri, appena ricevuta la notizia, il marito di Marianna, Tiziano Titoli ha confessato al parroco del paese della val d’ Ossola, Pallanzeno. Marianna e Laura, il sacerdote le conosceva entrambe. Amiche e alpiniste. Marianna e Laura. Per loro la montagna veniva prima di tutto. E avevano un sogno: raggiungere la vetta del Bianco. Ma quel sogno si è infranto nella notte tra lunedì e martedì su una delle Vie Normali del versante francese. La «via maledetta»: 13 vittime in un incidente del 1997, altre 8 nel 2008, 9 lo scorso 12 luglio. «E io dovevo essere lassù con loro. Sono sconvolto». Paolo Pettinaroli, guida alpina di Domodossola, è sotto shock. Amico di entrambe – Marianna Conti e Laura Frisa, 37 e 41 anni, inghiottite dalla valanga che si è staccata alle 4 di ieri dal versante francese della vetta più alta d’ Europa – ricorda come è scampato all’ incidente che ha ucciso le due donne piemontesi, partite tre ore prima dal rifugio Les Cosmiques e recuperate alle 7, senza vita all’ interno di un crepaccio. «Avremmo dovuto percorrere insieme la Via Normale francese che porta in vetta, ma all’ ultimo momento ho dovuto rinunciare per un problema di lavoro». A unire Paolo, Marianna e Laura era stata la montagna. Pettinaroli aveva tenuto diversi corsi alle due alpiniste e come guida le aveva spesso accompagnate in escursione. Il lavoro si era trasformato in amicizia. «La settimana scorsa Marianna era stata con me sul Castore e sul Polluce, cime del Rosa», ricorda ora, commosso. «Quest’ anno aveva fatto il corso di sci alpinismo e di arrampicata». Anche l’ altra vittima, Laura, era allenata. «Alcuni anni fa – ricorda – eravamo stati insieme in Norvegia. Aveva all’ attivo diverse vette impegnative». Sul Bianco sono salite con un’ espertissima guida valdostana: Giorgio Passino, 51 anni, ex presidente della Società delle Guide diCourmayeur, specialista della neve e del ghiaccio. La moglie, Francesca, è la segretaria della Società, la factotum delle guide di Courmayeur. In sede sono tutti sotto shock: «Non gli era mai successo nulla di grave, piccoli incidenti – raccontano il presidente Arrigo Gallizio e il vice Mario Mochet – la Via Normale sul versante francese è battuta, ma non è uno dei tratti più difficili. Da qualche anno si sono verificati incidenti, secondo noi dovuti al movimento del ghiacciaio: una fatalità». Passino è stato travolto dalla valanga, ma è rimasto in superficie, ed è stato ricoverato ad Annecy, dove sta combattendo contro l’ ipotermia. Sulle cause dell’ incidente Pettinaroli, l’ amico di Laura e Marianna non sa darsi una spiegazione. «Quella su cui si trovavano – dice- è una via molto frequentata. Ogni giorno, da metà aprile a settembre, partono almeno 150 persone per salire al Bianco. Per loro era la prima volta». Secondo Piergiorgio Baldracco, speleologo e presidente del Corpo nazionale di Soccorso Alpino: «gli incidenti negli ultimi giorni di agosto sono aumentati ». In tutto già 17 vittime. «Se si guarda nell’ anno, però, sono in calo, anche se è in crescita il numero di alpinisti. Gli incidenti? Il 98 per cento si può prevenire, rimane un 2 per cento di fatalità. Ma in Francia, per il superaffollamento, stanno limitando l’ accesso ad alcune zone». Il Codacons, invece, chiede, «l’ introduzione dell’ obbligo dell’ Arva (Apparecchio di ricerca in valanga, ndr) considerato l’ aumento esponenziale del numero di scalatori ». Agosto non è stagione divalanghe, ma secondo Giampiero Maracchi, direttore dell’ istituto di biometeorologia del Cnr, «dopo un inverno lungo e neve abbondante, si possono verificare ora episodi a causa delle alte temperature». Ma troppo tardi per Marianna e Laura, che amavano la montagna più di ogni altra cosa. Amiche da anni, entrambe lavoravano in fabbrica e si erano conosciute a uno dei tanti corsi di alpinismo. La notizia della loro morte è arrivata a Ossola qualche ora dopo la tragedia: Laura, dopo un periodo a Omegna, era tornata da poco ad Antrona, dalla madre Pierina, mentre Marianna viveva a Pallanzeno con il marito. Che ora riesce solo a ripetere: «Avrei voluto morire con lei, lassù».© RIPRODUZIONE RISERVATA.
diego longhin

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