7 Maggio 2014

L’ udienza fa saltare il processo Kyenge

L’ udienza fa saltare il processo Kyenge

BOLZANO – Il caso Sel fa slittare l’ udienza del processo a Bergamo, dove il leghista Roberto Calderoli deve difendersi dall’ accusa di diffamazione nei confronti dell’ ex ministro Cècile Kyenge. La procura di Bergamo aveva chiesto il giudizio immediato del senatore per aver accostato Kyenge a un orango. L’ udienza è stata rinviata al 26 giugno per legittimo impedimento del legale, l’ avvocato Domenico Aiello, ieri impegnato a Bolzano per l’ udienza davanti al Tribunale di sorveglianza riguardante il caso Sel. Insieme all’ avvocato Gerhard Brandstätter, Aiello fa infatti parte del collegio difensivo dell’ ex assessore Michl Laimer. Calderoli aveva pronunciato la frase incriminata a Treviglio durante un comizio nel luglio del 2013. La registrazione audio del comizio era stata allegata all’ esposto presentato dal Codacons nei confronti dell’ allora vicepresidente del Senato. L’ ipotesi di reato su cui ha lavorato la Procura di Bergamo era quello di diffamazione aggravata dall’ odio razziale. Sul piano politico dura era stata la reazione del governatore della Lombardia, Roberto Maroni, alle parole del presidente del Consiglio Enrico Letta, che aveva definito correo di Calderoli l’ allora leader del Carroccio. «Non diciamo stupidaggini. Per me la questione è chiusa. Calderoli si è scusato e Letta farebbe meglio a occuparsi di altre cose come il caso kazako visto che la questione riguarda il Senato e non il Governo» aveva detto Maroni. Nell’ esposto del Codacons si leggeva che le dichiarazioni del vicepresidente del Senato «risulterebbero non solo lesive dell’ ordine pubblico e della dignità umana, ma anche chiaramente idonee ad istigare l’ odio razziale». Sobrie erano state invece le reazioni dell’ ex ministro Kyenge. «Si deve andare oltre i fatti personali – aveva detto il ministro per l’ Integrazione – In questo momento preferisco non dare giudizi sulle persone. Vorrei che l’ Italia andasse avanti. Quando il ministro Calderoli mi ha chiamato per farmi le sue scuse, io le ho accettate». Il ministro aveva sottolineato di aver accolto le scuse e i fiori che Calderoli aveva promesso di mandarle: «Sono ministra e richiedo rispetto come istituzione. Qualsiasi tipo di offesa razzista non tocca me, diventa un concetto. Una ferita all’ Italia». RIPRODUZIONE RISERVATA.

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